Case di riposo, il nodo delle visite
Per ora ci si saluta dalla finestra

Le strutture comasche blindate dal 5 marzo. Adesso si parla dei primi incontri. Alle Giuseppine e alla Ca’ d’Industria pensano al giardino. Al Don Guanella solo videochiamate

Almeno un saluto dalla finestra. Dopo più di due mesi di chiusura totale delle residenze per anziani, passata la fase acuta del coronavirus e contato il lungo e triste elenco di decessi, le famiglie vorrebbero di nuovo tornare a vedere i loro parenti. Padri, madri, nonni di cui non vedono il viso da inizio marzo. L’ultimo decreto governativo lascia questa decisione alle singole direzioni sanitarie,ma nelle strutture della città ci sono ancora molti casi positivi al Covid e questo significa che il rischio contagio esiste ancora. «Nel breve periodo le porte resteranno chiuse – dice Patrizio Tambini, presidente delle Giuseppine – però dobbiamo immaginare un incontro in sicurezza. Lo faremo di sicuro da giugno. Lo dobbiamo alle famiglie e agli ospiti. Anche perché, per fortuna, nella sede di Como non abbiamo casi positivi. Certo bisogna rimettersi all’esperienza dei nostri medici».

Scelte complicate

E ancora: «Non sono scelte da fare con leggerezza, ma in ragione dell’andamento epidemiologico. Ora stiamo pensando a come sfruttare il cortile interno, l’ampiezza consente di mantenere delle ragionevoli distanze. È capitato in qualche caso di riuscire a scambiarsi un saluto dalla finestra». È precisamente dal 5 marzo che i cancelli delle residenze per anziani sono chiusi. Facile, quindi, immaginare la preoccupazione e il dolore dei figli e dei nipoti. L’apprensione, la mancanza di un sorriso vero, non di quello visto solo grazie allo schermo di un cellulare.

«A seguito dell’avvio della cosiddetta fase 2 – ha scritto in settimana la Ca’ d’Industria in una comunicazione destinata ai parenti - nella consapevolezza che la lunga separazione dagli affetti famigliari sia un elemento da tenere in considerazione, stiamo studiando un’ipotesi di nuova ripartenza anche delle nostre sedi fondata sull’assoluta sicurezza dei nostri ospiti». Sì, ma come è possibile garantire un incontro in sicurezza? «Dipende – risponde il presidente Gianmarco Beccalli – io credo che la bella stagione possa aiutarci. All’aria aperta, nel parco o nel giardino, con la debita distanza e i presidi di sicurezza potremmo organizzare un saluto pur senza baci e abbracci. Almeno per i casi valutati non gravi dai medici, non insomma chi ha importanti e delicate patologie. È chiaro: solo con i pazienti negativi. A Villa Celesia, per esempio, non ce ne sono di malati da virus, invece a Le Camelie purtroppo sì. La paura è che gli esterni portino di nuovo il virus, di contro la speranza è che i casi positivi a breve possano guarire». Oggi l’emergenza è meno drammatica. Con prudenza nei reparti delle strutture per la terza età, mai insieme ma uno alla volta, stanno ripartendo alcune attività che prima si svolgevano quotidianamente. La fisioterapia, gli allenamenti cognitivi, i laboratori creativi, eccetera.

Troppe vittime

La tragedia però nelle Rsa ha colpito duramente: le case per anziani hanno registrato circa il 40% delle vittime complessive da Covid. «Per ora infatti preferiamo continuare con le videochiamate – spiega don Davide Patuelli, direttore del Don Guanella – abbiamo chiesto un consulto anche al team di virologia dell’ospedale di Milano Sacco. C’è ancora un 20% di casi positivi, meglio aspettare».

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