Como: i ragazzi e i bagni nel lago
«Divieti e annegati?
Non ne sappiamo nulla»

Villa Geno: la balneazione è proibita e molti giovani hanno perso la vita negli ultimi anni in quel punto. Ma nessuno lo sa e in tanti continuano a tuffarsi

«Molti miei amici non sanno nuotare eppure si tuffano, cercano di rimanere a riva, dove per poco si tocca ancora. Io invece vado al largo, vedi in mezzo al lago dove ci sono le barche? Arrivo fino a lì. Domani ne vorrei affittare una di barca per farci un giro con loro».

Un’altra giornata estiva in riva al lago, e ancora comitive di giovanissimi che si tuffano nel lago in fondo a viale Geno. Ignorano completamente che proprio lì, di fronte ai Giardini di Largo Ramelli, solo lunedì della scorsa settimana un ragazzo come loro è rimasto a lungo sott’acqua, privo di sensi, per poi morire giovedì in un letto d’ospedale, dove era arrivato in condizioni gravissime dopo l’annegamento. E come lui, negli ultimi anni, altri quattro giovani. Un drammatico ripetersi della storia.

Eppure sono ancora tanti coloro che ignorano che in quel luogo, proprio a causa delle pericolosità e dei drammatici trascorsi, non solo i tuffi sono vietati, ma proprio è proibita la balneazione. Come puntualmente avvertono i cartelli messi dal Comune.

Stranieri e turisti

Sono per la maggior parte ragazzini stranieri o turisti, quelli che in questi giorni stanno letteralmente affollando le aree verdi a borgo lago per concedersi un pomeriggio tra sole e bagni, un pomeriggio di evasione.

Hamas ha 18 anni, vive a Como da quattro anni, è di origine tunisina e durante questa estate con gli amici è venuto in viale Geno a tuffarsi quasi tutti i sabati.

«Non abbiamo la macchina per andare in altri posti - racconta - Cosa dobbiamo fare? E poi non sapevamo niente di quello che è successo. Anche ora che ce lo avete detto, per noi non cambia nulla, continueremo a fare il bagno perché ci piace. Mia mamma in realtà non vuole, ha paura, ma basta essere prudenti. Io lo sono, so nuotare, altri si tuffano a riva perché sanno appena stare a galla».

Intanto una coppia adulta di turisti tedeschi si è accampata su una delle scale in pietra che scendono dai giardini a lago. Lei guarda il compagno che si sta facendo un bagno rinfrescante, senza però allontanarsi troppo dal muro.

Hamas li osserva, è in costume e ha già stretto amicizia con due ragazze, poco più che sue coetanee. Dunia e Dina arrivano dalla Palestina, sono turiste, parlano arabo e inglese, e come il loro nuovo amico nulla sanno dei drammatici eventi di cui questa zona del lago ha fatto da scenario, così come non hanno notato la segnaletica con il divieto di balneazione.

«Solo un po’ di paura»

«Sappiamo nuotare, anche se non benissimo - dicono le ragazze - ma il bagno lo faremo lo stesso. Un po’ di paura c’è ma niente di non superabile», confessano mentre si fanno un selfie sedute sul bordo della muraglia vista lago. Sono qui per una vacanza e non vogliono perdersi niente: «Nemmeno un tuffo», spiegano, prima di immergersi.

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