Crisi idrica, l’idea della Regione per contrastare la siccità è «ridurre ancora il deflusso»

In Regione Ieri il vertice sull’emergenza, Lario al 18% di riempimento. Gestori dei bacini e dell’elettricità d’accordo: coordinamento sugli invasi

Di fronte ad un deficit di 2 miliardi di metri cubi d’acqua e con il Lario al 18,2% di percentuale di riempimento - contro il 38,5% del lago Maggiore e il 36,4% del lago di Garda - la prima soluzione per evitare una situazione di grave crisi idrica, vissuta peraltro già lo scorso anno in tutte le sue varie sfaccettature, è limitare per quanto possibile il deflusso, considerato che l’afflusso - e cioè l’acqua che entra nel lago - anche ieri era riconducibile ad un rigagnolo d’acqua o poco più.

Gestione cautelativa

E così durante il Tavolo regionale sulla siccità presieduto dal governatore Attilio Fontana si è deciso di proseguire nella gestione “cautelativa” della risorsa idrica, di fronte a un deficit che in un mese è passato da un meno 42,3% ad un meno 60%. In particolare, ieri «tutti gli attori presenti sia i gestori di bacino che quelli idroelettrici, compresa Terna (gestore nazionale del sistema elettrico) hanno espresso la disponibilità a una gestione coordinata degli invasi alpini e dei laghi per fronteggiare la crisi idrica».

E qui si innesta il discorso relativo alla regolamentazione del deflusso. Perché con il via libera di tutti i soggetti coinvolti - a cominciare da Terna - dagli attuali 49,3 metri cubi al secondo di deflusso si potrebbe scendere sino a 42-41 metri cubi al secondo garantendo al livello del lago di rimanere in equilibrio, ricordando che il deflusso minimo vitale (da garantire sempre e comunque) è fissato a 22 metri cubi al secondo.

Di sicuro, almeno nelle prossime due-tre settimane, pur in assenza di precipitazioni, non assisteremo ad una “picchiata” del lago, che rimarrà tra i meno 9 e i meno 12 sotto lo zero idrometrico (ieri sera si attestava a meno 9,3 centimetri sotto lo zero idrometrico, 12,3 centimetri in meno della media stagionale del periodo). Il tutto nel nome di quella gestione oculata che Regione Lombardia ha annunciato durante il lungo summit di ieri.

In questo contesto, va dato atto al Consorzio dell’Adda di aver risparmiato acqua (per usare un’espressione efficace) sin da quando l’assenza di precipitazioni da ipotesi si è trasformata in cruda realtà, evitando così che il lago arrivasse ai meno 25,5 centimetri sotto lo zero idrometrico dello scorso anno (dato rilevato al 3 marzo).

«È stata una gestione parsimoniosa, di cui questa mattina (ieri, ndr) ci è stato dato atto», la sintesi del direttore del Consorzio dell’Adda, Luigi Bertoli.

Niente neve in quota

Il concetto di fondo è che senza pioggia e senza neve in quota si può solo rattoppare una situazione veramente difficile, con gli invasi alpini (ne abbiamo dato conto in questi giorni) che da un mese a questa parte hanno giovato alla causa dell’idroelettrico, ma anche del livello del lago, garantendo acqua per una quantità pari a poco meno di 40 milioni di metri cubi.

Da segnalare infine che lo stato di calamità - nonostante la pesante situazione in essere - non potrà essere richiesto, perché quest’ultimo «viene concesso solo nel momento in cui si registrano i dati dei raccolti».

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