Da Che Guevara a Ronald Reagan. Ecco chi ha ispirato il “Rapi”

La storia politica «Sono cresciuto con le tribune elettorali: le adoravo». Da giovane votò Lega: «Alle ultime elezioni? Ho messo la x su Rapinese. Non so se lo rifarò»

«Dunque, mi faccia vedere cos’ho sulla mia libreria... mmmhhh... ma dove li ha messi mia moglie i miei libri? Li avrà buttati in qualche scatola di scarpe...».

Chiedi al neosindaco Alessandro Rapinese di raccontarti i personaggi che lo hanno maggiormente ispirato, politicamente parlando, e lui si mette a rovistare tra le pubblicazioni che ha in casa: «Non ho alcun politico come modello, ma mi hanno appassionato le storie di molti». Divoratore di biografie di personaggi pubblici (oltre che di delibere di giunta e di consiglio comunale), al più votato dai comaschi non piace svelare per chi vota lui, alle politiche o alle europee. Chi lo conosce bene, da anni, assicura: «Lui non sa cosa votiamo noi e noi non sappiamo chi sceglie lui». E se glielo chiedi risponde, tra il serio e il faceto: «Alle ultime elezioni ho votato Rapinese... ma non so se lo rifarò alle prossime».

Da giorni la stampa nazionale si arrovella su dove posizionare il neosindaco di Como nel panorama politico italiano: centrosinistra o centrodestra? Democratico o repubblicano? Leghista o neocomunista con falce e martello?

L’unica “x” nota vergata su un simbolo che non contenesse il nome Rapinese, il “civico” comasco l’ha piazzata da giovanissimo scegliendo Lega. Da allora, mistero. Anche perché da molte posizioni del Carroccio si è allontanato decisamente, a cominciare dal fatto che da un lato c’è un movimento rappresentato dal consigliere uscente Borghi che farebbe di tutto pur di far uscire l’Italia dall’Europa, mentre dall’altro Rapinese si definisce un «europeista convinto» secondo il quale l’adesione all’Unione Europea «è assolutamente irrinunciabile. Mio nonno è francese e io in Francia sono sempre stato come a casa mia. L’Europa è casa nostra».

L’opinione più gettonata, dovendo posizionare il neosindaco in uno schieramento politico, lo indicherebbe come un uomo di destra. Sembra confermare questa tendenza, tanto per fare un esempio, l’endorsement pubblico nella sua prima conferenza stampa da sindaco a favore del consigliere di Fratelli d’Italia Lorenzo Cantaluppi, che nel partito della Meloni si piazza su posizioni decisamente di destra.

Ma lui ti spiazza subito e ti cita, nell’ordine, Ernesto Che Guevara e Pierluigi Bersani. «Una delle prime biografie che ho letto e mi ha entusiasmato è quella del “Che”», il rivoluzionario icona della sinistra mondiale. Quel libro (“Che: una vita rivoluzionaria” di Jon Lee Anderson) «l’ho trovato avvincente per come Che Guevara viveva le sue azioni politiche». E sull’ex segretario dell’odiato Partito Democratico? «Mi ha appassionato il suo approccio sulle liberalizzazioni. Da uomo di sinistra ha dato una spinta liberale che la destra non ha mai avuto il coraggio di fare».

E, dunque, Rapinese è più di destra o più di sinistra? Di certo è lontano anni luce da movimenti come Forza Italia... e invece eccolo, spiazzante come al solito: «Berlusconi era uno spettacolo, quando doveva comunicare» afferma senza tentennamenti.

Lo zio vicesindaco, Bettino Craxi e Ronald Reagan

Ma questa passione politica, da dov’è nata? Nella sua famiglia, Rapinese annovera uno zio che fu vicesindaco di Spallino, Bruno Amoletti, del Psi: «Ma da lui non ho ricevuto alcun tipo di stimolo». La scintilla è sicuramente scattata al Setificio con le campagne elettorali come rappresentante degli studenti. «Da ragazzo - spiega - andavo pazzo per i dibattiti elettorali e le tribune politiche. Stavo sveglio fino a notte fonda a seguirli e il mio gioco preferito era anticipare le risposte alle domande di questo o quel politico». Da quel passato, il neosindaco tira fuori dal cilindro il nome di Bettino Craxi: «Fu un grande a Sigonella (quando impedì agli Stati Uniti di catturare il terrorista arabo che dirottò la nave Achille Lauro, schierando i carabinieri contro i militari statunitensi ndr), uno dei gesti più patriottici mai esistiti. Un presidente del consiglio da cui prendere esempio, in quell’occasione».

Craxi fece andare su tutte le furie Ronald Reagan, per quel fatto. E, manco dirlo, sul comodino di Rapinese ora c’è proprio una biografia dell’ex presidente Usa: «Nato democratico e diventato il più grande dei repubblicani». Ma tra gli uomini politici del passato che maggiormente stima, e non ne ha fatto mai mistero, l’autore dello slogan “Bruni go home” cita senza neppure pensarci un minuto Sandro Pertini: «Un gigante». Era l’epoca in cui il Paese cercava di uscire a fatica dagli Anni di Piombo: «Non li ho vissuti e fatico a comprendere quelle dinamiche di violenza - spiega - credo però che la democrazia abbia bisogno di tempo per crescere, si evolve con gli anni. Per fortuna nell’Italia moderna le tensioni maggiori sono le battaglie come quelle tra me e Bruni».

Allora meglio farsi ispirare da politici d’oltreoceano, ancora una volta. «Ho letto anche la biografia di Hillary Clinton. Mi ha impressionato la parte in cui spiegava che, da governatrice dello Stato di New York, la maggior quantità di mail che riceveva era per denunciare la presenza di buche nelle strade. L’ho trovata una cosa molto comasca». Come dire: tutto il mondo è paese. Anche in politica.

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