Elezioni, Guerra dice no al Pd
«Resto a fare il sindaco sul lago»

Il primo cittadino di Tremezzina: ho tanti progetti da portare avanti. Una sua candidatura in città avrebbe messo d’accordo tutto il centrosinistra

Chi conosce Mauro Guerra aveva scommesso che, alla fine, avrebbe rifiutato la proposta che gli era stata presentata dal Pd (ma anche dal centrosinistra in versione più allargata), di candidarsi a sindaco nel capoluogo nella primavera dell’anno prossimo.

Dalla variante al turismo

Ieri però è stato lui stesso a sciogliere la riserva e a ufficializzare il suo no. «Ringrazio per gli apprezzamenti e per la fiducia - le sue parole - ma scelgo di restare in Tremezzina». E ancora: «L’ho fatto nel 2018, quando ho scelto di non ricandidarmi a Roma e nel 2019 quando mi sono invece ricandidato, e sono stato rieletto, sindaco di Tremezzina. Portare a termine il mandato (scade nel 2024, ndr) non è solo un obbligo, ma un piacere. Stiamo andando verso una nuova stagione con tanti progetti pronti a partire, c’è la realizzazione della variante da seguire, ci sono tanti fiori, tra cui il distretto turistico, che stanno per fiorire e c’è bisogno di esserci. E io ci sono e ci sarò».

Il nome di Guerra aveva iniziato a circolare con insistenza all’inizio dell’anno in casa Pd e fin da subito una sua possibile candidatura era stata vista con favore anche perché capace di “allargare” il centrosinistra e di unire le tante anime che lo compongono.

Ma non sarà lui, tra un anno, a sfidare il candidato del centrodestra (che avrebbe visto con timore una discesa in campo di Guerra). Che sia Mario Landriscina per il bis (ancora non ha deciso se dare la disponibilità alla sua coalizione per un secondo mandato) o un altro nome. «Non nascondo - aggiunge Guerra - che la possibilità di un’esperienza nel capoluogo sarebbe stata affascinante. Io dico sempre che il lago ha bisogno di Como, che ha davanti scelte molto importanti». Come detto, però, il suo è un «no, grazie».

Anche perché oggi Guerra non è solo primo cittadino del Comune di Tremezzina, ma è anche presidente regionale di Anci Lombardia (che andrebbe lasciato in caso di dimissioni da sindaco). «Dall’ottobre del 2019 - precisa - ho ricevuto l’incarico di presidente di Anci Lombardia, estremamente delicato soprattutto in momento storico come questo, e carico di responsabilità. C’è bisogno che io dedichi a questo il mio tempo e non ad avviare una campagna elettorale».

Ed esclude anche un ritorno a Roma come parlamentare. «Sono tornato nel 2013 - spiega - perché avevo obiettivi specifici sui quali avrei potuto dare il mio contributo e mi riferisco alla variante della Tremezzina e il superamento del patto di stabilità per i piccoli Comuni».

In cerca di alternative

E adesso? Ora sarà il Pd a dover trovare un nome alternativo che, al momento, non c’è. Maurizio Traglio, esponente civico che sfidò Landriscina nel 2017, ha già fatto trapelare di essere disponibile a dare una mano, ma non come candidato sindaco. Nell’area del centrosinistra si è già mosso Bruno Magatti (Civitas), che già quattro anni fa corse in solitaria.

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