I primi cento giorni di Rapinese: «L’opposizione? Manca uno come me»

L’intervista Sindaco dal 29 giugno: «Fatto più di quanto pensassi» - Ticosa: «Lavori tra un anno» - Per via Grandi tira dritto sul parcheggio a pannelli solari - Muggiò: «Auguro una morte lenta e dolorosa a chi ha tagliato i cavi della piscina»

Sulla scrivania ha una copia del suo programma elettorale, piena di scritte e appunti e diverse cartellette ordinate. Sulla parete del suo ufficio, al primo piano di Palazzo Cernezzi ha messo un quadro con una sua foto in bianco e nero, che gli ha regalato un suo sostenitore. Oggi il calendario segna i primi cento giorni di governo cittadino, iniziati il 29 giugno scorso, quando Alessandro Rapinese è stato eletto sindaco.

Cento giorni dall’elezione. Come sono stati?

In realtà mi sembra siano passati cento anni dalle elezioni.

Molto più faticosi del previsto?

Ho la caviglia sinistra gonfia da tre mesi, non ho ancora avuto il tempo di farla trattare. Sono stati cento giorni di abnegazione allo stato puro.

Guardando indietro pensava di poter fare di più?

Ho fatto più di quello che pensassi di poter fare.

Tra le accuse che le muovono c’è quella di aver cambiato idea su un sacco di cose...

Quando sei leader di una comunità così grande devi avere spalle molto larghe e un’infinita pazienza. Non puoi pretendere che chi non conosce i tempi e le modalità dell’amministrazione possa capire i tuoi sforzi però, come ho detto la notte della vittoria, parleranno i fatti.

Va bene, ma sull’aver cambiato idea cosa risponde?

Non ho cambiato idea su nulla.

Su via Del Doss, per esempio...

La mia volontà politica era chiara, ma non poteva essere realizzata tecnicamente e, nello specifico, Minghetti avrebbe avuto lo stesso identico problema. Parlano le carte.

Passiamo alla piscina di Muggiò, tema su cui lei ha messo la faccia in campagna elettorale.

Auguro una morte lenta e dolorosa a chi ha tagliato i cavi della piscina.

Parole pesanti...

Quel gesto ha messo in profonda difficoltà la nostra intera comunità. Non dico che sarebbe bastato girare l’interruttore, ma fin dai primi minuti avremmo potuto stimare con esattezza gli interventi necessari.

Ma non si è potuto riparare?

Non è il cavo della abat jour e, dal punto di vista tecnico, prevede un intervento onerosissimo e, inoltre, preclude alcune vie all’amministrazione.

Quali sono? E ci sarà un contenzioso con i privati (la Nessi &Majocchi)?

Ad esempio girare l’interruttore e vedere che problemi c’erano. Ma comunque un’idea su Muggiò ce la siamo fatta, venerdì incontrerò Maiocchi, che parla come se avesse vinto la gara, ma dimentica che una gara non c’è stata e che, a prescindere dalle nostre decisioni, anche se ci fosse, potrebbe non essere lui il vincitore. Quale causa vuole fare? Comunque venerdì lo incontrerò

e poi potrò spiegare.

Tema parcheggi. Lei in campagna elettorale aveva parlato di un parcheggio all’ex Stecav. Tempi?

L’iter è già stato avviato e avremo un incontro con la Soprintendenza per l’ok definitivo alla demolizione degli shed. Poi dovremo finanziare l’opera e seguire l’iter progettuale, ma in cinque anni di mandato lo realizzeremo di certo. I posti all’ex Stecav, comunque, non saranno i primi parcheggi importanti ad arrivare.

E quali saranno?

Quelli in Ticosa. Stiamo valutando di trasformare subito in parcheggio l’area già bonificata. Da un primo consulto con i tecnici e l’ente Provincia non ci sono problemi, con la sola raccomandazione di non scavare.

In pratica farete parcheggi tranne che nella zona della “cella 3”?

Esatto. Per quanto riguarda la cella 3, sulla quale non ho l’arroganza di sostituirmi a Provincia, Ats e Arpa con i quali ho già pianificato un incontro, farò quello che mi diranno.

E quando si vedranno le prime macchine parcheggiare in Ticosa?

Capisco la necessità di porre fine alla tragedia in atto, ma un amministratore serio deve conoscere le difficoltà di ogni progetto ed essenziale sarà studiare la viabilità. La parte fondamentale sarà rendere il compendio una centrale di energia pulita e rinnovabile, cosa imprescindibile del mio progetto. Mi piacerebbe dare il via ai lavori entro un anno.

Ci sarà anche del verde?

A Como di verde ce n’è tanto e non è in Ticosa che i comaschi vogliono fare una passeggiata. Vanno a Villa Olmo o in Spina Verde, non di certo in tangenziale. La parte ambientale sarà garantita dalla produzione di energia elettrica rinnovabile e se i miei colleghi in passato si fossero mossi con lungimiranza, oggi non avremmo il titolo primo del bilancio bloccato dagli aumenti energetici. L’idea è quella di produrre energia e utilizzarla alla faccia di Putin.

Torniamo alle accuse. Un’altra è quella che lei, alla fine, sta portando avanti i progetti dell’amministrazione precedente.

Un conto è un progetto, altro è realizzarlo. Senza un nostro rapidissimo intervento si sarebbero bloccate anche le paratie. La mia forza e quella della mia giunta è il durissimo lavoro per passare dalle chiacchiere ai fatti e di chiacchiere se ne sono sentite tantissime, ma di fatti zero. La mia giunta lavora 80 ore, non alla settimana ma al giorno mentre blasonati assessori delle amministrazioni precedenti era un miracolo se da Palazzo Cernezzi ci passavano per un paio d’ore alla settimana.

Su Facebook c’è una pagina, “RapiGoverno”, che le muove tante critiche.

Io non ho niente da nascondere, loro tutto. Faccia inclusa.

A criticarla ci sono anche altri...

Vuole sapere la cosa più assurda che si verifica spesso? Persone che mi criticano sui social e in aula perché aderenti a partiti che poi a quattr’occhi mi dicono “lo so che ti stai impegnando tantissimo ma qualcosa devo pure dirti, io sono iscritto ad un partito”. Ed è la stessa logica di chi mi insulta a prescindere.

Lei aveva detto appena insediato di capire l’opposizione perché l’ha fatta per tanti anni. Come valuta quella attuale, contro di lei?

Manca un Rapinese. Però devo dire che in ogni provvedimento che mi passa sotto il naso, la mia anima da oppositore è rimasta intatta. I comaschi non si preoccupino, abbiamo l’opposizione nel Dna. Le mie critiche erano puntuali, precise, fondate e poi, solo poi, colorite. Per farlo, però, servono abnegazione, competenza e pragmatismo. Per il momento mi è stato chiesto solo di sottopormi a un test antidroga che temo potrebbe risultare positivo: si chiama “Comoina”, ce l’ho dentro, ma è tutta naturale e non esce all’antidoping. Scherzi a parte, ora dò un capello anche a lei così lo può far analizzare.

Insomma, si aspettava di meglio dai suoi oppositori...

Devono crescere. Serve esperienza e, soprattutto, temo che per loro non sarà un mandato semplice. Si noti però il mio totale silenzio.

In che senso?

Non ho tempo e della vita pregressa mi manca comunicare con i miei elettori. Ora ho 704 persone da coordinare, caricare di lavoro e aiutare a rendere al massimo per la felicità dei comaschi e loro stessa. Abbiamo dato concretezza a progetti per 88 milioni che dormivano da anni e stiamo analizzando la sfida delle sfide, che però non fa notizia, ovvero mettere a norma i nostri immobili di edilizia scolastica, pubblica, sportiva. Non ce n’è uno a norma con la certificazione antincendio eppure il fabbisogno è noto da almeno vent’anni. A Palazzo Cernezzi lavorano centinaia di persone e, se fosse un’impresa privata, per l’antincendio chiuderebbe domani mattina. Altro che rifare le facciate, cosa che avrei fatto immediatamente se non mi avessero lasciato un palazzo in queste condizioni.

Landriscina ha detto che “la luna di miele finisce presto”...

Non mi sono mai sposato...

In questi cento giorni cosa ha fatto?

Ho praticamente concluso il mio programma.

Sta scherzando?

No, affatto. Se vuole lo passiamo in rassegna. (Elenca 30 punti, ndr).

Non è il caso, quindi Como è già cambiata radicalmente secondo lei?

No, ma avere una giunta che lavora 80 ore al giorno consente di fare molto. Il cambio della città è pianificato e nei prossimi cinque anni controlleremo che venga attuato. Vuole una confidenza?

Dica...

Un nostro dipendente ha fermato me e l’assessore Ciabattoni dicendoci che per tutto il 2023 il suo piccolo ufficio ha 11 milioni di opere in ambito sportivo da realizzare, cosa che non si è mai vista in passato ed in verità non erano mai arrivati a un milione per un anno. Se da un lato ero spaventato perché a breve di opere da realizzare ce ne saranno molte altre, dall’altro ero molto soddisfatto perché significa che finalmente esistono obiettivi chiari, responsabilità definite e tutti sanno esattamente cosa devono fare. Sono passati solo tre mesi, ma se dovessimo conservare questa fame di risultati per tutti i restanti 57, temo che nel 2027 la città sarà irriconoscibile e, come succedeva per Roma, saremo così seducenti da poter iniziare a realizzare il 40esimo punto del programma.

Che sarebbe?

La big Como. Lo dico per gli abitanti di Lipomo, Cernobbio, Brunate, Grandate, San Fermo, Blevio, Montano, Maslianico, Capiago, Senna e Casnate. Capisco che la vostra comunità sia splendida, ma Como è Como e farne parte in futuro, lo dico alla Jovanotti, sarà “una figata”.

Della sua giunta qualcuno l’ha già delusa?

Per il momento no, ma se dovesse succedere in nome di Como interverrò rapidamente. Alla mia giunta ho impartito due soli ordini: silenzio e lavoro. Non verremo giudicati per le chiacchiere, ma solo dai fatti.

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