I sanitari “no vax” tornano al lavoro: «Ma non lavoreranno con i fragili»

Covid Sono 150 i medici e gli infermieri che rientrano. Al Sant’Anna resteranno lontani dai reparti delicati. Spata: «Questi rientri non aiutano certo sul fronte della carenze di personale»

I sanitari non vaccinati stanno tornando in servizio: sono oltre 150 nella nostra provincia. Gli ospedali li terranno lontani dai pazienti più fragili. Nel Comasco una cinquantina di medici ed altrettanti infermieri non hanno mai completato il ciclo vaccinale e sono stati dunque sospesi negli scorsi mesi dai loro ordini professionali. Stessa misura per una dozzina di farmacisti e una ventina di psicologi e tecnici radiologi e di laboratorio. Il nuovo governo ha deciso di anticipare il reintegro di questi lavoratori della sanità a partire dal corrente mese.

L’Asst Lariana deve dunque rimettere al lavoro 26 dipendenti non vaccinati, nove sanitari tra infermieri e operatori socio sanitari e 17 amministrativi. L’ex azienda ospedaliera spiega che «al fine di tutelare i dipendenti stessi, i colleghi e i pazienti, in particolare quelli immunodepressi e vulnerabili, sarà valutata una diversa assegnazione rispetto all’originaria appartenenza del personale reintegrato». Tradotto vuol dire che gli infermieri no vax non torneranno nelle rianimazioni, nei reparti di oncologia o di dialisi, per evitare che vengano a contatto con i pazienti a maggior rischio. A inizio anno comunque i sanitari fermati dall’Asst erano 14, alcuni di loro hanno poi deciso di farsi vaccinare.

L’Ordine dei medici

Anche il Valduce ha un simile problema, dovendo reintegrare due infermieri, un operatore socio sanitario e una puericultrice non vaccinati. Difficile per la direzione sanitaria trovare loro un posto non a contatto con i pazienti, dovendo comunque mettere in pratica quanto deciso dall’esecutivo. Villa Aprica deve ridare il posto a un infermiere e a un operatore socio sanitario no vax. Gli ospedali attendono comunque il via libera dagli Ordini professionali, a loro spetta il compito di revocare la misura di sospensione. Già ieri il presidente dei medici comaschi Gianluigi Spata ha firmato il reintegro dei medici non vaccinati. Dall’Ordine degli infermieri di Como invece i presidi sanitari, così spiegano, attendono ancora questo passaggio formale.

«Il reintegro dei medici non vaccinati – commenta Spata – sia chiaro che non incide minimamente sulla carenza degli organici. Negli ospedali come nella medicina generale mancano comunque professionisti». L’esecutivo aveva motivato il reintegro anche per via della mancanza di camici bianchi.

Pochi i medici di famiglia

I numeri negli ospedali dei sanitari non vaccinati sono comunque bassi. Ciò nonostante nei reparti c’è grande risentimento per una misura considerata ingiusta nei confronti di chi per anni ha combattuto contro il Covid e si è regolarmente fatto vaccinare. Anche alcuni dubbiosi alla fine hanno deciso di rispettare l’obbligo, almeno per non rappresentare un potenziale pericolo per i pazienti. Diverse voci critiche si sono dunque levate contro la scelta del governo dal mondo della sanità comasca.

C’è poi un numero più ragguardevole di sanitari che non lavorano in ospedale e che devono tornare in servizio. Farmacisti, psicologi, che tornano nelle loro posizioni da non vaccinati al servizio dei pazienti. Nel Comasco c’è stato anche qualche raro caso nella medicina generale, con una sospensione formale.

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