Impennata di casi fra i giovanissimi
Da gennaio 13mila i contagiati

Covid,circa un quarto dei contagi è fra i minorenni - La maggior parte sta bene, ma 40 sono finiti al Sant’Anna - Selicorni: «Accertamenti solo se i sintomi persistono»

I bambini sono stati i più colpiti dalla quarta ondata, ma solo chi ha avuto sintomi importanti e duraturi è bene domandi al pediatra un approfondimento.

Dall’inizio dell’anno 13.247 minorenni comaschi sono risultati positivi al Covid, circa il 25% dei contagi registrati nella nostra provincia. È stata colpita soprattutto la fascia sotto ai dieci anni, in particolare i soggetti non vaccinati in età da asilo nido o da scuola materna.

Solo pochi di questi bambini per fortuna sono stati davvero male, i più sono rimasti del tutto asintomatici. È vero però che una quarantina di bambini sono arrivati all’attenzione della Pediatra dell’ospedale Sant’Anna per un ricovero.

Comunque passato il picco dell’ondata, e passata la febbre, tante mamme si domandano se non sia il caso di chiedere una visita specialistica e cominciano infatti a bussare alle porte dei pediatri. «No, io direi che non è necessario - spiega Angelo Selicorni , primario della Pediatria dell’Asst Lariana - molti dei bambini con tampone positivo sono asintomatici . Altri hanno avuto sintomi solo modesti, magari una giornata di febbre, mal di gola, monitorati grazie al continuo dialogo con i pediatri. Una volta diventati negativi, non ci sono particolari controlli da suggerire a bambini e famiglie. Solo nel caso in cui i sintomi, ad esempio febbre, cefalea, spossatezza, persistano nel tempo è consigliabile un approfondimento diagnostico in primis contattando il pediatra di famiglia e, se necessario, attraverso successivi approfondimenti specialistici».

La quarantina di ricoveri seguiti a gennaio dalla Pediatria del Sant’Anna, soprattutto sotto ai cinque anni e dunque con piccoli non ancora vaccinabili, si sono risolti dopo qualche giorno d’osservazione. La quarta ondata non ha portato come nelle prime fasi della pandemia a malattie correlate rare e sindromi più temibili con ripercussioni cardiovascolari.

Comunque la Società italiana di pediatria consiglia un accertamento dopo quattro settimane dall’infezione e fino a tre mesi di distanza anche per escludere un possibile long Covid. «Oltre ai sintomi più gravi e fisici legati magari al respiro e al sistema cardiovascolare ci sono altri campanelli d’allarme a cui occorre fare attenzione – dice Francesca Benzi , pediatra comasca – per esempio spossatezza, ansia, disturbi del sonno. Sono certo meno evidenti, ma possono meritare una valutazione. Come detto, soprattutto se superata la fase acuta questi disturbi perdurano nel tempo».

Un presidio imprescindibile secondo tutti i pediatri sono i vaccini. Perché diminuiscono la circolazione virale e la possibilità di contagio, contrastano la malattia ed evitano soprattutto le forme gravi. È dunque importante vaccinare anche i bambini. Purtroppo negli ultimi giorni le prime dosi tra i 5 e gli 11 anni, nel Comasco come nel resto della Lombardia, stanno avanzando a rilento. La copertura tra i bambini è piuttosto bassa, l’ultimo aggiornamento a ieri sulle prima dosi era al 34,5%. Vuol dire che poco meno di due bambini su tre non sono ancora stati vaccinati. Per i piccoli la campagna anti Covid è stata frenata dalle tante positività e dalle quarantene imposte alle famiglie, però anche negli ultimi giorni l’aumento delle adesioni cresce piano. Il 20 gennaio la copertura tra i 5 e gli 11 anni era al 26,8%, il 27 gennaio al 30%, il 2 febbraio al 32,7% ed ora al 34,5%.

© RIPRODUZIONE RISERVATA