«Io, scienziato per caso. Ho scoperto una variante del Covid»

La storia Federico, educatore cinofilo, ha trasformato una passione in un lavoro. E adesso lavora con gruppi di scienziati

Quando la curiosità crea un nuovo lavoro. Quella di Federico Gueli, 47 anni, educatore cinofilo comasco, lo ha premiato, ma prima è stato lui a premiare la salute pubblica regalando per mesi il suo lavoro alla scienza.

Federico è un cittadino-scienziato nato durante il lockdown, dalla curiosità di capire di più sul Covid. Il suo interesse è stato così profondo da portarlo a collaborare con i maggiori scienziati mondiali del settore e, da giugno, a lavorare per un’azienda americana che produce anticorpi monoclonali «tutti i giorni, weekend compresi perché il virus non si ferma mai» dice Federico che setaccia le sequenze del virus e traccia le varianti per permettere poi agli scienziati di anticipare i provvedimenti per gestirle. Tra i traguardi di Gueli c’è l’aver individuato la variante Cerberus.

L’educatore si racconta con lucidità: «Non sono laureato, né ho fatto studi in biologia, ma tra il mio lavoro di educatore cinofilo e quello che faccio ora c’è un collegamento blando – spiega - Quando ho frequentato la scuola di cinofilia Siua, diretta da un veterinario, ho studiato le malattie trasmesse dall’animale all’uomo e quando è iniziata la pandemia, non avendo nulla da fare, ho cominciato a leggere paper scientifici e a interessarmi soprattutto dell’evoluzione genomica. Poi, alla fine del 2020, durante la seconda ondata, si è capito che studiare le varianti era importante».

Federico è un fiume in piena: «l’interesse per il setacciamento delle sequenze del virus era però in una fase calante perché arrivavano i vaccini ed è allora che il mondo scientifico ha cominciato a interessarsi a noi cittadini-scienziati, che ora siamo riconosciuti. In pratica, all’inizio era il comitato Pango a designare le varianti ed era formato dagli scienziati: Andrew Rambaut, Oliver Pybus, Aine O’Toole. I primi lignaggi venivano assegnati manualmente da loro che hanno creato un sistema di nomenclatura, poi - continua Gueli – hanno capito che da soli e senza fondi non ce l’avrebbero mai fatta. Così hanno avuto un’idea geniale: aprire a tutti il database e ci siamo entrati anche noi non scienziati, guidati e formati da Cornelius Roemer e Thomas Peacock. Ora seguiamo le sequenze che vengono pubblicate sul database GISAID. All’inizio noi cittadini abbiamo riempito gratis un buco di competenze che c’era per mancanza di soldi e interesse. Io posso fare queste ricerche perché grandi teste con pochi fondi hanno creato strumenti informatici per cui una persona con poche competenze può tracciare sequenze: albero filogenetico USHER, Nextclade, Cov-Spectrum, Gen-splore».

Nella comunità di esperti

Gueli ora fa parte di una piccola comunità di esperti che lavora «per aiutare la scienza, è questo che mi interessa». E a chi volesse sapere a cosa serve il lavoro che svolge risponde: «Aiuta gli scienziati che poi aiuteranno i pazienti. Per esempio, durante il nostro lavoro, ci siamo resi conto seguendo la variante delta che il virus era molto avanti rispetto alla nostra conoscenza, e delta era molto aggressiva. Se si fosse evoluta ancora non avremmo potuto, per esempio, riaprire al pubblico i grandi eventi. Io comparo le sequenze nuove alle vecchie per vedere se si trasmettono meglio. Dico: guarda che c’è questa nuova variante, dopo di me arrivano virologi e produttori di vaccini. La variante che circolerà d’ora in poi JN.1 ( nickname Pirola)».

Viene da chiedere se ora col Covid si può stare tranquilli: «Dobbiamo conviverci e fare attenzione, almeno fino a Natale, alla forte crescita dei casi perché una nuova variante spazzerà via le altre».

© RIPRODUZIONE RISERVATA