La sinistra rivendica la battaglia referendaria: «Sui diritti non ci vogliamo fermare»

Dem e sindacati Il Pd: «Era una partita giusta da giocare». Cgil e Uil: «Il lavoro va difeso sempre»

Como

Comprensibile delusione nel Pd e tra i sindacati per i risultati del referendum. «Il Partito democratico ha sostenuto i cinque referendum, pur nella consapevolezza che sarebbe stata una campagna dura e complicata – le parole di Carla Gaiani, segretaria provinciale - Non ci siamo mai tirati indietro, affrontando la sfida senza paura. Senza troppi giri di parole, dobbiamo ammettere di non aver raggiunto l’obiettivo. È stata comunque una partita giusta da giocare, che il Pd ha portato avanti a testa alta, e continuerà a farlo, perché in gioco c’erano e ci sono questioni fondamentali: il lavoro, la lotta alla precarietà selvaggia, la sicurezza nei luoghi di lavoro, i licenziamenti illegittimi, i diritti di chi nasce, cresce, studia e lavora in questo Paese».

Sui numeri la segretaria Pd dice: «Aver portato al voto quasi 15 milioni di cittadine e cittadini, tra cui circa 127mila comaschi, rappresenta un segnale importante. Da qui ripartiamo continuando a lavorare su temi importanti per tutti e tutte».

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Il mondo sindacale

Quindi le voci dei sindacati: «La Uil ha un punto fermo: non ci interessa chi decide, ma cosa decide e soprattutto chi ne paga le conseguenze – evidenzia Dario Esposito, coordinatore Uil Lario - Lo abbiamo detto nel 2014 con uno sciopero contro il Jobs Act, lo abbiamo ribadito vincendo al Tar contro il decreto Madia e con lo sciopero del 2021 contro il governo Draghi. La tutela non si compra, la sicurezza non si appalta. Il lavoro si difende: sempre e fino in fondo. Ci sono temi irrisolti già accertati dagli organi competenti: la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la mancanza di reintegrazione in caso di licenziamento per motivo oggettivo insussistente. E la Cassazione ha confermato: il reintegro non è un’opinione, è un diritto. Quel che noi diciamo però, è che è necessario guardare all’Europa».

«Esperienza unica, di grande valore collettivo»

Per Sandro Estelli, segretario generale della Cgil Como, «non abbiamo raggiunto il risultato sperato sul piano nazionale, ma restiamo convinti della bontà e della necessità delle nostre proposte, nate per cambiare leggi profondamente ingiuste che regolano il mondo del lavoro. A Como, dove hanno votato circa 125.000 persone (pari al 27% dei 469.944 aventi diritto), abbiamo riportato al centro del dibattito pubblico i temi fondamentali del lavoro, della dignità, della sicurezza e della giustizia sociale. Nel nostro territorio abbiamo svolto quasi 300 assemblee, incontrando circa 14.000 lavoratrici e lavoratori. Abbiamo organizzato decine di banchetti, partecipato a numerosi incontri serali, diffuso materiali, parlato, ascoltato, discusso. È stata un’esperienza unica, di grande valore collettivo, che ci ha permesso di ottenere un risultato positivo per Como. Nei prossimi giorni analizzeremo con calma e attenzione i dati del voto, per capire meglio chi siamo riusciti a raggiungere e dove dovremo fare di più. Ma la risposta più straordinaria è quella che abbiamo vissuto sul campo».

«Le questioni del lavoro riguardano anche noi pensionati»

Per Marinella Magnoni, segretaria dei pensionati della Cgil di Como, «le questioni del lavoro ci riguardano, anche se siamo pensionati. Perché riguardano i nostri figli e nipoti che hanno diritto a lavori sicuri e tutelati, perché siamo cittadini a pieno titolo e siamo preoccupati per come non funzionano le cose nel nostro paese. Si continuerà a portare le ragioni di un necessario cambiamento con i mezzi che abbiamo a disposizione, sapendo che i cambiamenti hanno bisogno di impegno e perseveranza».

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