Fuoco dell’opposizione su Rapinese: «Un sindaco di proclami e fallimenti»

Il dibattito Dalla gestione dei parcheggi alla mancanza di dialogo e alle polemiche continue. Lissi (Pd): «Ci disprezza, ma non ci arrendiamo». Ironia FdI: «Lui da Superman a Tenerone»

Como

Le opposizioni rispediscono al mittente l’ironia del sindaco Alessandro Rapinese usata nell’intervista di fine anno pubblicata da “La Provincia” e lo accusano di fare annunci, litigare con tutti e di aver «fallito».

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«Rapinese – attacca Vittorio Nessi, capogruppo di Svolta Civica - ha superato da tempo il terzo anno di mandato facendo molto poco e quello che ha fatto l’ha fatto male. L’unica opera avviata è il centro del rugby che, secondo l’Anac, è stato affidato in modo illegittimo e dunque va incontro a uno stop. Per il resto proclami, senza nulla di fatto. Quelle che chiama “scartoffie” sono, in realtà, procedure complesse che non è in grado di gestire». Nessi sottolinea come «l’unico fatto certo è che oggi Como ha 250 posti auto bianchi in meno e persino i residenti sono stati penalizzati, lui aveva promesso mille posti in più» e che «da tre anni il sindaco litiga con tutti. Per amministrare serve equilibrio e buon senso e non abbiamo mai visto nulla di ciò. Rapinese ha ragione su una cosa, nel darsi 2 come voto in pagella (voto che il sindaco intendeva come i due mandati che conta di fare, ndr)». La capogruppo del Pd Patrizia Lissi lo definisce «il sindaco degli annunci che posticipa di anno in anno, uomo solo al comando che non dialoga, ma litiga con tutti». Evidenzia come «anche quando l’opposizione porta proposte di buon senso come il ricordo dei tre angeli di Ponte Chiasso o la messa in sicurezza dell’attraversamento di via Alebbio, vengono sempre bocciate». Poi affonda: «Chi continua a criticare costantemente gli altri proclamandosi superiore necessita di alimentare proprio ego per mascherare fragilità e agisce come meccanismo di difesa per distogliere l’attenzione dai suoi difetti e fallimenti. È vero che continua a mettere regole, alcune sono assurde e altre non sono di facile applicazione. Noi continueremo a portare le nostre proposte, non ci arrendiamo anche se lui ci disprezza».

Spostandosi al centrodestra il capogruppo di Forza Italia Giordano Molteni ha detto che «per conoscere il sindaco bisognerebbe vederlo in consiglio: grande comunicatore con abile capacità nel destreggiarsi non dando risposte, sostenuto da un gruppo di “yes-men“, che si offendono quando vengono apostrofati così e da un presidente del consiglio che è più “presidente del sindaco” che dell’aula». E ancora: «Non ho mai visto tante proteste in consiglio. E anche se il sindaco afferma che sono sempre gli stessi, io ho visto prima gli operatori di via del Dos, poi i giostrai, gli abitanti di Civiglio, i rappresentanti delle scuole... Basta signor sindaco, abbia il senso critico del giudicare il fallimento». Ieri è andato in scena anche uno scontro social con il consigliere regionale di FI Sergio Gaddi che ha postato un piatto di paccheri scrivendo: «Un formato di pasta molto noto, che nella raffinata lingua napoletana significa anche schiaffoni. Quelli (politici, naturalmente) che sta già prendendo da tutte le parti».

Parlano di flop anche il presidente provinciale di FdI Stefano Molinari e il coordinatore cittadino Alessandro Nardone che definiscono le parole di Rapinese «una ammissione di fallimento. Quando un sindaco arriva a rivendicare il “creare disordine per fare ordine”, sta dicendo che il progetto iniziale non ha funzionato. Anche sul piano della comunicazione il tracollo è evidente. Siamo passati dal Rapinese “Superman”, che prometteva di salvare Como da tutto e da tutti, al Rapinese “Tenerone”, che invita alla pazienza. Una parabola che racconta molto più di mille analisi». E ancora: «I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Como ha bisogno di serietà, visione e responsabilità».

In chiusura Elena Negretti (Lega): «Dall’intervista sembra che la città stia per entrare in una nuova età dell’oro. Peccato che, uscendo di casa, i cittadini continuino a fare i conti con i problemi irrisolti e in alcuni casi peggiorati (parcheggi). Tra promesse, grandi visioni e futuri luminosissimi, manca il dettaglio fondamentale: quando arriveranno i risultati nel presente? Il 2025, più che l’anno della svolta, sembra quello delle parole ben confezionate ma noi vogliamo i fatti».

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