Omicidi e banda armata: da Como blitz contro la mafia turca

L’operazione La squadra mobile lariana sta eseguendo 18 misure cautelari in carcere. Contestata anche l’associazione terroristica: dall’Italia il boss Boyun ordinava delitti e attentati

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Dalle prime ore dell’alba la polizia sta eseguendo una lunga serie di misure cautelari in carcere a carico di 18 persone accusate di far parte di un’organizzazione criminale turca. Un’indagine partita da Como e condotta dai detective della squadra mobile lariana, quella nella quale gli inquirenti contestano, tra l’altro, il reato di associazione terroristica e banda armata.

Tutto nasce dall’arresto, nell’ottobre dello scorso anno, di tre cittadini turchi fermati in tangenziale da una pattuglia della squadra volante perché considerati sospetti. I tre erano a bordo di una Honda quando sono stati bloccati e perquisiti: sull’auto gli agenti hanno trovato una pistola Glock calibro nove, una seconda pistola calibro nove di marca Walther, 45 proiettili calibro 45 e un giubbotto antiproiettile, oltre a un certo quantitativo di droga.

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Gli approfondimenti della squadra mobile aveva permesso di scoprire che i tre facevano da scorta a un pezzo grosso della criminalità turca: Baris Boyoun, 40 anni tra un mese, considerato il capo di un’associazione mafiosa molto attiva in Turchia e in guerra anche con lo stesso governo turco. Lo stesso Boyoun, avevano scoperto gli inquirenti comaschi, quella stessa notte dell’arresto degli uomini della sua scorta, aveva oltrepassato il confine con la Svizzera dove si era rifugiato.

Aveva chiesto asilo politico in Italia

Boyoun due anni fa, fu arrestato a Rimini dalla polizia su mandato di cattura internazionale. Le autorità turche lo accusano di essere l’autore e il mandate di una lunga serie di omicidi. E infatti le accuse per le quali le autorità italiane lo avevano arrestato andavano dall’omicidio alle lesioni, dalle minacce all’associazione a delinquere, fino violazione della legge sulle armi.La corte d’Appello di Bologna ha però respinto la richiesta di estradizione a carico di Boyoun e lo aveva rimesso in libertà. Lo stesso presunto boss mafioso, 38 anni, aveva sostenuto di essere in realtà un perseguitato politico curdo, che aveva già chiesto protezione internazionale all’Italia. La difesa aveva depositato documentazione di Amnesty International e Human Right Watch sul trattamento riservato in Turchia ai detenuti politici e dettagli sulle aggressioni subite dal suo assistito e dalla sua famiglia.Secondo i giudici bolognesi non ci sussistevano gli estremi per concedere l’estradizione: le rassicurazioni fornite dall’Autorità giudiziaria turca sulle condizioni detentive cui sarebbe sottoposto Boyun non sono state ritenute valide a superare i seri rilievi formulati dalle organizzazioni umanitarie.

Un secondo arresto è avvenuto a Milano nei mesi scorsi, quando il presunto boss è stato intercettato sempre dalla polizia a bordo di un’auto armato. A far scattare quell’arresto erano stati proprio gli uomini della mobile comasca, che già indagavano su di lui.

Attentati, gambizzazioni, raid terroristici

Negli ultimi mesi di inchiesta la polizia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, è riuscita a ricostruire una serie di reati a carico di Boyun e della sua organizzazione che vanno dal traffico internazionale di armi a quello di sostanze stupefacenti, dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina al contrabbando di sigarette, dal riciclaggio a veri e propri atti di sangue: omicidi, attentati, gambizzazioni, tentati raid terroristici. E infatti le accuse vanno dall’associazione mafiosa fino alla banda armata e all’associazione terroristica.

Dopo l’arresto di Milano, Boyun ha ottenuto i domiciliari (ed è lì che, stamattina, sono andati a prelevarlo i poliziotti comaschi con i colleghi dello Sco di Roma) con il braccialetto elettronico. Ma il suo appartamento è stato riempito di microspie che hanno consentito di sventare almeno un paio di attentati in Turchia.

L’omicidio ordinato a Berlino

Grazie alle intercettazioni gli investigatori hanno ricostruito in una manciata di mesi una serie impressionante di attività illegali e fatti di sangue, compreso un omicidio avvenuto in mezzo alla strada in quel di Berlino, nella zona del Checkpoint Charlie, dove un cittadino turco è stato freddato da un paio di killer mandati - questa l’accusa - proprio da Boyoun.

Impressionante la rete criminale che risponde agli ordini del presunto boss in tutta Europa. Tra le attività che vengono contestate vi è anche il terrorismo perché, sospettano i magistrati, la violenza e gli attentati messi in atto soprattutto in Turchia (ma non solo) avrebbero avuto lo scopo di destabilizzare gli equilibri politici nel proprio paese di origine. Addirittura Boyoun - che è curdo - avrebbe detto, intercettato, che tra i suoi scopi vi era quello di soppiantare il Pkk (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan considerato da molti un’organizzazione paramilitare e i cui esponenti sono bollati dal governo turco come terroristi) con un’organizzazione di sua creazione.

Tra gli attentati contestati a Boyun e ai suoi uomini, vi è un assalto contro una gioielleria di Istanbul nel quartiere di Cevizlik Mahallesi, dove due uomini in sella a una moto hanno sparato 14 colpi di pistola all’indirizzo della saracinesca e della vetrina della gioielleria stessa.

L’operazione di polizia sta coinvolgendo centinaia di poliziotti tra la Svizzera e l’Italia. Oltre agli uomini della squadra mobile di Como, stanno operando gli agenti del Servizio Centrale Operativo di Roma, della Sezione Investigativa S.C.O. di Milano e di Brescia, delle Squadre Mobili di Catania, Crotone, Verona, Viterbo, delle Unità Operative di Primo Intervento (U.O.P.I.), del Reparto Prevenzione Crimine “Lazio” e “Lombardia”, della la Guardia di Finanza di Milano e Roma, delle unità cinofile di Roma, il l° reparto Volo di Roma e della Polizia Scientifica delle città interessate.

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