Pallanuoto Como, chiesto il processo
Le accuse: turbativa d’asta e falso

La Procura di Como ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per il presidente Giovanni Dato, accusato di turbativa d’asta e falso nella gara per l’aggiudicazione della storica sede della Como Nuoto

La Procura di Como ha chiesto il processo per il presidente della Pallanuoto Como, Giovanni Dato. La vicenda è quella della gara per la gestione della storica sede della Como Nuoto, di proprietà comunale e data in concessione sulla base - appunto - di un’asta pubblica. Asta nel corso della quale, stando all’accusa, Giovanni Dato avrebbe fornito indicazioni non vere tali da falsare l’esito della gara stessa e da far cadere in errore i funzionari del Comune da un lato e i giudici del Consiglio di Stato dall’altro.

La vicenda, per quanto nota, merita di essere ricostruita partendo dall’esposto che ha dato vita all’inchiesta, ovvero quello depositato lo scorso anno in Procura dal consigliere comunale di minoranza Alessandro Rapinese. Lo stesso consigliere aveva riscontrato, analizzando gli atti della gara per l’affidamento della struttura in fondo a viale Geno, una serie di incongruenze nell’elenco degli atleti comunicati dalla Pallanuoto Como a Palazzo Cernezzi. In particolare la società di Dato aveva clamorosamente vinto un ricorso al Consiglio di Stato vedendosi riconoscere la vittoria nella gara contro la Como Nuoto anche - se non soprattutto - grazie al punteggio legato al numero di atleti agonisti dichiarato in sede di gara.

Rapinese aveva scoperto che la stragrande maggioranza di quegli “agonisti” in realtà erano tesserati presso la Federazione Nuoto come “propaganda”, che vieta la partecipazione a manifestazioni agonistiche.

Nel corso dell’inchiesta giornalistica nata in seguito all’esposto, l’associazione di Giovanni Dato pur senza precisare nulla in merito ai tesseramenti, aveva insistito sulla formulazione del bando di gara (che il Comune aveva predisposto con una certa leggerezza, anche alla luce della sentenza con cui i giudici amministrativi hanno dovuto prendere atto di come la sintassi del testo fosse tale da trarre in inganno i partecipanti al bando). Nella gara, infatti, si parlava non di atleti tesserati agonisti, ma di «atleti che avevano svolto l’attività agonistica». Su questo equivoco si è molto giocato, almeno fino a quando Palazzo Cernezzi ha finalmente scoperto che i nominativi ricevuti dalla Pallanuoto Como e indicati quali agonisti tali non lo erano secondo la Federazione, e quindi ha fatto decadere l’associazione sportiva affidando la vittoria alla Como Nuoto.

Quell’equivoco su cui la società sportiva capitanata da Giovanni Dato ha contato per vincere la gara, secondo la Procura è un reato. Il reato di turbativa d’asta, per aver fornito dati oggettivi diversi da quelli reali e quindi ottenuto una vittoria che altrimenti mai le sarebbe stata assegnata, e di falso in atto pubblico, per aver indotto dei pubblici ufficiali, ovvero i componenti della commissione aggiudicatrice e la dirigente del settore patrimonio che ha affidato - salvo poi revocare - la gestione della struttura alla Pallanuoto Como.

Il fascicolo è ora negli uffici dei giudici delle indagini preliminari per la fissazione dell’udienza, che difficilmente arriverà prima del prossimo autunno.

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