Rifiuti illeciti sotto il campo del Como: azzurri parte lesa, tre società nei guai

L’inchiesta La Direzione distrettuale di Milano indaga su un maxi giro di scarti non autorizzati. Tra gli episodi contestati l’utilizzo di materiale di riempimento illegale nel centro di Mozzate

Oltre milletrecento tonnellate di rifiuti illeciti sarebbero stati utilizzati come sottostrati per la realizzazione del campo di allenamento del Como o per i lavori per il centro di Mozzate dei lariani. Il tutto a totale insaputa della società azzurra.

Il retroscena emerge nell’ambito di una maxi inchiesta che il pubblico ministero Francesco De Tommasi, della Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha appena concluso con l’invio di una settantina di informazioni di garanzia ad altrettanti indagati. L’indagine ha portato alla luce un presunto e ingentissimo traffico di rifiuti speciali non pericolosi, conferiti presso una quantità di discariche senza alcuna autorizzazione oppure rivenduti come “aggregati riciclati end of waste” senza averli sottoposti alla procedura prevista.

Gli accertamenti

Tra il 2021 e il 2022 i Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Milano, che indagavano su alcune società, tra le quali La Nuova Terra srl (società con sede anche a Bregnano e a Vertemate con Minoprio) e la Ghema srl nonché la Floricoltura Ghezzi di Rovellasca, hanno seguito decine e decine di trasporti di rifiuti non pericolosi destinati, tra l’altro, nel cantiere di Mozzate del Como 1907. L’attività di inchiesta ha portato a due contestazioni.

La prima, che riguarda La Nuova Terra, concerne il presunto conferimento nel sottostrato del campo di allenamento dei lariani di poco meno di mille tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi classificati come minerali, rocce, sabbia e materiali misti. Rifiuti che al Como sarebbero stati venduti come “aggregati riciclati end of waste”, ovvero materiali provenienti sì da rifiuti da costruzione e demolizione ma che, a seguito di un processo di recupero, diventano prodotti utilizzabili e vendibili. Tra i processi previsti, anche quelli che portano a limitare la presenza di potenziali sostanze nocive.

Materiale di cantiere

La seconda contestazione tira in ballo Giuseppe Ghezzi, legale responsabile della Floricoltura Ghezzi di Rovellasca e amministratore della Ghema srl, accusato di aver gestito clandestinamente i rifiuti prodotti all’interno delle sue società per conferirli nel cantiere di Mozzate. Più precisamente i Carabinieri e la Dda contestano il trasporto di 360 tonnellate di cemento e rifiuti misti da attività di cantiere, fittiziamente (almeno secondo l’accusa) trasformati in aggregati riciclati, ma senza effettuare le operazioni di recupero previste.

Per questi due episodi sono finite sotto inchiesta una decina di persone: i responsabili delle tre società coinvolte, ma anche gli autotrasportatori che hanno provveduto al conferimento del materiale ritenuto illecito. Tutti hanno ricevuto l’avviso di conclusione indagini, anticamera di una possibile richiesta di processo. Salvo la presentazione di carte o spiegazioni che consentano di dimostrare un abbaglio nelle conclusioni dell’accusa.

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