Sacrario chiuso, rabbia dei donatori

La denuncia Il tempio degli sport nautici a Garzola risulta di fatto inaccessibile nonostante gli orari esposti. Nini Binda e Daniele Roncoroni lanciano un appello: «Un peccato che tanti pezzi storici finiscano dimenticati»

Le porte sono sempre chiuse, gli orari di visita esposti all’esterno e pubblicati anche sul web che indicano la possibilità di visita la domenica e nei festivi dalle 14.30 alle 18 in realtà non sono applicati.

Eppure all’interno del Sacrario degli sport nautici di Garzola, sotto la chiesa della Madonna del Prodigio, ci sono nelle teche e anche in qualche scatola cimeli e ricordi di chi è stato sul gradino più alto del podio, ha vinto medaglie e trofei e ha anche perso la vita tra le onde o per altri motivi avendo velocità, gare e sfide nel sangue. Quelle vetrine contengono racconti affascinanti e le storie di tanti che avevano supportato l’idea di don Luigi Galli, prevosto dal 1957 al 1997 che fece costruire la chiesa e il sacrario. Ma in quelle teche c’è anche la storia recentissima del canottaggio, basta citare la vetrina dedicata nel 2021, pochi mesi dopo la sua scomparsa, al giovanissimo canottiere Filippo Mondelli. I genitori donarono infatti al sacrario foto, gagliardetti e la sua tuta azzurra. C’è chi è passato nei mesi scorsi e chi appena qualche giorno fa e, pur avendo personalmente donato dei pezzi al sacrario-museo è rimasto amareggiato nel constatare che, di fatto, non sono visibili a nessuno (a meno che non si contatti la parrocchia preventivamente e si concordi una data e un orario) ed è pronto a portarli via.

Testimonianze

C’è anche chi i ricordi di un familiare-campione come Cesare Scotti già da tempo li ha portati a casa. Il Sacrario occupa un grande salone della stessa pianta (a forma di nave) della chiesa e, come si legge nella guida, ha il senso «di conservare e trasmettere quei valori spirituali di dedizione al bene comune e di amore per lo sport che hanno animato le imprese che qui sono ricordate. Anche il gesto della donazione d cimeli da parte di parenti o di associazioni è diventato occasione per momenti di preghiera perché non si tratta di semplici oggetti, bensì di testimonianze relative ad accadimenti eroici di persone che spesso hanno offerto la loro vita per il prossimo». Dai caduti della Marina Militare allo sci nautico, dalla motonautica, dal nuoto al canottaggio, dai grandi campioni più o meno sfortunati alle grandi famiglie della nautica e delle corse fino a fossili, conchiglie e coralli. «Sono stato personalmente nei giorni scorsi a Garzola – racconta Daniele Roncoroni, già presidente della Famiglia Comasca e grande appassionato di storia e tradizioni locali – e il sacrario era chiuso e, da quanto risulta, di fatto non viene mai aperto. È un patrimonio della città ed era stato voluto e costruito per la gestione dei trofei e di tutto quello che riguarda la nautica. Credo che si debba trovare un modo per rivitalizzarlo e il mio è un appello in questo senso, rendendolo fruibile in maniera chiara e netta e, in questo senso, penso di poter lanciare un’idea e, cioé, che lo Yacht Club e le associazioni sportive si potrebbero far carico della gestione in comunione con la parrocchia. L’importante però è che si torni a rendere visibile qualcosa di unico per gli sportivi e non solo».

I cimeli

L’ex assessore Nini Binda, già campione di motonautica con record di velocità, dice: «A Garzola ho donato alla fine degli anni Sessanta, quando venne aperto il sacrario, il mio speciale casco con la mentoniera che usavo per correre e che avevo acquistato in America poiché aveva quella protezione speciale che evitava di finire “strozzati” a causa dell’impatto con l’acqua. Inoltre avevo donato anche il salvagente. Dovrebbero essere ancora lì, in qualche cassone». Poi aggiunge: «È un peccato che nessuno possa vedere i tanti pezzi storia conservati all’interno e, su tutti, lo skiff di Giuseppe Sinigaglia. Credo che sia arrivato il momento che o si fa qualcosa per una valorizzazione reale, sul modello del Ghisallo, con una gestione organizzata che difficilmente la sola parrocchia può garantire, oppure, se non ci sono possibilità, andrebbero valutate delle alternative. Piuttosto che lasciare oggetti in teche che nessuno può mai vedere sarebbe il caso di valutare delle alternative spostando i pezzi, i miei compresi, nelle sedi delle associazioni sportive».

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