Sanità, tessera a punti: «Giusta la prevenzione ma così è un market»

La proposta Fa discutere l’idea di Guido Bertolaso - Spata: «Servono altre strategie, campagne nelle scuole» - I sindacati: «Si potenzi piuttosto il servizio pubblico»

Una tessera a punti per premiare i lombardi che fanno prevenzione. Fa discutere la proposta dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso, che per incentivare l’adesione alle campagne di screening ma anche «uno stile di vita il più corretto e salutare possibile», sta pensando di mettere a punto un sistema di premi - ingressi alle terme o alle piste di sci fra le prime idee.

«È un’idea – ha spiegato Bertolaso – che stiamo valutando insieme all’Uo Prevenzione della Dg Welfare per perseguire un duplice obiettivo: produrre salute e ridurre sensibilmente i costi economici della sanità. Per ottenere tali risultati è necessario lavorare sulla prevenzione, quindi aumentare il numero di cittadini che si sottopongono agli screening delle cosiddette “malattie prevedibili”. Ad esempio, quelli contro il tumore del colon, del polmone, dell’intestino e della cervice uterina. Ne arriveranno anche altri come quello per prevenire il cancro alla prostata». All’origine dell’idea lo scarso successo che continuano a riscuotere le campagne di screening della Regione: un comasco su due non aderisce all’invito, e anche le campagne vaccinali - dal Covid all’influenza - registrano adesioni insoddisfacenti.

«Conosciamo l’importanza della prevenzione - dice Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine del medici di Como - e degli screening, dalla mammografia a quello per il tumore del colon-retto, che non raggiungono il 50 % dell’adesione. Un’importanza certamente legata anche all’incidenza delle malattie croniche, che ormai colpiscono il 30% della popolazione. Credo peraltro che gli screening siano le uniche forme di prevenzione controllabili, perché ovviamente i comportamenti privati come l’alimentazione o il fumo da sigaretta non lo sono . In ogni caso, sono del parere che la prevenzione non si faccia con la tessera a punti, servono altre strategie, per esempio con campagne informative nelle scuole, anche se so che è difficile e costoso. È quello che stiamo facendo a Como con il progetto pilota “Un salto oltre lo zucchero” in alcune seconde medie per promuovere un’alimentazione a basso contenuto glucidico per prevenire il diabete, o con gli incontri di “Como in salute”».

Per Massimo Coppia e Alessandra Ghirotti, rispettivamente segretari della Funzione pubblica di Uil e Cgil, «la sanità non è un supermercato»

«Ci preoccupa questo tipo di politica messo in atto dalla Regione - spiega Coppia - anziché generare risposte vere per i cittadini e per gli operatori sanitari. In Lombardia ormai vige un sistema misto pubblico-privato, una cogestione della sanità con i soldi pubblici che vanno verso il privato. La tessera è un insulto verso chi oggi deve decidere - e sono 4 milioni in Italia - se mangiare o curarsi. I cittadini pagano le tasse per avere una sanità davvero pubblica e non una tessera a punti».

«La Costituzione prevede una sanità universale, garantita a tutti - aggiunge Alessandra Ghirotti - Per gestirla non serve capacità commerciale ma organizzativa, bisogna attrarre competenze, non far scappare il personale grazie a un’organizzazione efficiente e a condizioni contrattuali competitive rispetto al privato e, nel nostro caso, alla Svizzera». E la prevenzione? «Si fa anche senza tessera - spiega la sindacalista - Basterebbe riuscire a prendere in tempi ragionevoli un appuntamento per una visita di controllo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA