Vaccini, 50 medici ribelli ricorrono al Tar
Mercoledì prossimo l’udienza cautelare

L’avvocato Granara: «Sono tantissimi i sanitari comaschi che protestano» - Già fissato l’appuntamento per decidere se sospendere i provvedimenti disciplinari ai no vax

Como

«Sono tanti i professionisti comaschi della sanità che hanno deciso di far ricorso contro l’obbligo loro imposto di vaccinarsi». A sottolinearlo è l’avvocato Daniele Granara, costituzionalista ligure, autore di una serie di ricorsi davanti ai Tribunali amministrativi regionali per chiedere la sospensione dei provvedimenti disciplinari per quei medici, infermieri, farmacisti, operatori della sanità che si sono rifiutati di sottoporsi alla vaccinazione.

In particolare sarebbero almeno una cinquantina i sanitari comaschi i cui nomi compaiono tra i 250 che, mercoledì prossimo, chiederanno ai giudici amministrativi - per il tramite del loro legale - di poter scegliere liberamente se vaccinarsi o meno senza per questo incorrere in ripercussioni dal punto di vista lavorativo.

Com’è noto si è dibattuto molto, all’inizio dell’anno, sulla posizione da prendere nei confronti dei professionisti della sanità che rifiutano il vaccino. Due gli aspetti che hanno spinto gli Ordini professionali prima e il legislatore poi a prevedere provvedimenti di fronte al “no” ai sieri. Il primo è di principio: donne e uomini di scienza non possono mettere in dubbio la scienza stessa. L’ultimo, in ordine di tempo, a sottolineare nuovamente questo aspetto è stato il presidente dei farmacisti comaschi Giuseppe De Filippis: i professionisti della sanità «non possono mettere in dubbio l’utilità dei vaccini. Nella nostra professione, la fiducia nella scienza e nelle medicina non può mancare».

Il primo aspetto, invece, è più pratico: può un medico o un infermiere non vaccinato continuare a lavorare a stretto contatto con i pazienti, con il rischio di infettarli?

Secondo l’avvocato Granara il tema, piuttosto, è un altro. E si collega direttamente ai diritti e alle libertà sanciti (i primi) e garantite (le seconde) dalla nostra Costituzione, tra i quali il diritto alla libertà di cura.

Il legale dei medici ribelli ha spiegato: «Noi chiediamo rispetto della sensibilità di ciascuno e della libertà di scelta che fino a prova contraria sono garantite dalla Costituzione. E ricordo che ci sono due sentenze nelle quali la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di una legge dello Stato che “raccomandava”, semplicemente raccomandava, il vaccino antinfluenzale». Mercoledì prossimo si terrà l’udienza cautelare davanti al Tar di Milano. L’Ats Insubria ha già deciso di costituirsi per chiedere il respingimento del ricorso. In quell’occasione i giudici amministrativi - che verosimilmente si prenderanno comunque qualche giorno prima di decidere - si pronunceranno non tanto nel merito della questione, quanto sulla richiesta di dichiarare inefficaci fin da subito le norme regionali che prevedono il divieto, per i sanitari ribelli, di continuare a esercitare la professione a contatto con i pazienti. E, quindi, che indicano come possibili conseguenze o il trasferimento ad altra mansione - se possibile - o addirittura l’allontanamento dal posto di lavoro in caso non ci dovessero essere alternative disponibili.

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