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Report Uil Como è oltre la media lombarda (+20%) nel primo trimestre. Il segretario Monteduro: segnale d’allarme strutturale
Como
Aumenta a quasi +22% la cassa integrazione complessiva richiesta dalle aziende comasche nel primo trimestre di quest’anno rispetto al 2024, in linea con il dato lombardo che registra una crescita del 20,3%. Nel trimestre gennaio-marzo 2025 sono stati coinvolti mediamente oltre 57.500 lavoratori lombardi, tra cassa ordinaria, straordinaria e fondi di solidarietà. Secondo il 1° rapporto Uil Lombardia del 2025 sulla cassa integrazione in provincia di Milano e Regione Lombardia che elabora i dati Inps, si evidenzia un quadro complesso e in chiaroscuro per il mercato del lavoro lombardo.
Se da un lato la crescita delle ore di cassa integrazione autorizzate a livello regionale può riflettere una maggiore capacità di intercettare le difficoltà aziendali tramite gli strumenti ordinari, dall’altro lato pone interrogativi urgenti sulla tenuta del tessuto produttivo, soprattutto in alcuni comparti e territori. In particolare, in Lombardia, le ore di cassa straordinaria sono aumentate del 21% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una crescita
ancora più marcata a livello nazionale (+50%). Preoccupa in particolare il peso crescente delle causali legate alla riorganizzazione aziendale, che sembrano indicare processi più strutturali che temporanei. Ciò potrebbe preludere a esuberi, ristrutturazioni o chiusure di impianti, con ricadute significative anche sul piano occupazionale a medio termine.
È soprattutto l’industria a rallentare con la conseguenza che le ore richieste lo scorso trimestre sono aumentate sia a Como che in Lombardia del 23% su base annua. A eccezione delle province di Milano, Cremona e Mantova, dove si registrano contrazioni rispetto al 2024, tutte le altre province lombarde segnalano un aumento della cassa ordinaria in ambito industriale. Crescite rilevanti si osservano a Monza Brianza (+69,4%), Lodi (+300,4%) e Pavia (+53,2%).
«Questo incremento – evidenzia il segretario confederale Salvatore Monteduro – va letto come un segnale d’allarme legato a difficoltà di natura strutturale più che transitoria: difficoltà nel reperimento di commesse, rallentamenti della domanda internazionale, incertezza sui costi energetici e crisi delle filiere produttive sono solo alcuni dei fattori alla base di questa impennata. Solo Milano, Mantova e Cremona segnano una riduzione».
L’aumento delle ore di cassa integrazione straordinaria in Lombardia è sempre più spesso dovuto a riorganizzazioni aziendali.
«Dietro il paravento della ristrutturazione – continua Monteduro – spesso si celano progetti di ridimensionamento o dismissione. Il rischio occupazionale è concreto, e la cassa straordinaria rischia di diventare un’anticamera della perdita definitiva del posto di lavoro, se non viene accompagnata da piani industriali chiari e da investimenti concreti nel rilancio produttivo».
Il terziario della città di Milano appare molto più resistente. Il capoluogo lombardo è sostenuto da comparti legati all’Ict, alla consulenza, ai servizi finanziari e alla ricerca, che hanno mostrato una tenuta migliore in questa fase. Ma nel resto della Lombardia, dove pesa l’industria manifatturiera, la situazione è ben diversa.
Dati come quelli di Brescia (+39%), Varese (+24,1%) e Como (+21,9%) descrivono territori in sofferenza, dove le imprese faticano a tenere il passo della trasformazione tecnologica, della concorrenza globale e dei costi crescenti.
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