Detenuti e sport, un racconto dentro al carcere: «Questo percorso vita ci aiuta a ricominciare»

Bassone Coinvolti 60 carcerati nella progettazione: «Un legame tra chi è dentro e chi è fuori dal carcere»

Un cielo blu sopra il carcere del Bassone, un cielo di quelli che promettono nuove possibilità, ha accompagnato il lancio di “Como: una città unita dentro e fuori il carcere”, un percorso che ha coinvolto alcuni detenuti per la progettazione e realizzazione di un percorso vita all’interno del carcere. Sotto quel cielo blu infatti in un folto gruppo si sono riuniti, insieme per una mattinata, rappresentanti delle istituzioni cittadine e degli enti partecipanti al progetto con alcuni dei detenuti coinvolti.

Diversi gli enti coinvolti

«Il percorso vita è una svolta sia fisica che mentale per la nostra esperienza in carcere - racconta Max Bellugi - L’allenamento è importante perché ci aiuta ad abbandonare stress e malinconie. Espiare una pena non è semplice, ma lo sport permette di ricominciare da sé stessi».

Nove i carcerati presenti per raccontare i mesi di progettazione e coinvolgimento attivo in un percorso voluto dal Centro di servizio per il volontariato dell’Insubria, in collaborazione con Fondazione Cesvi e con il sostegno di Intesa San Paolo, attraverso il “Programma Formula”. Ma ad aver preso parte nel progetto coordinato da Stefano Martinelli di Csv e con la guida di Daniels Zampieri, di DM96, per la progettazione, sono stati ben 60 detenuti, insieme a 44 cittadini e a 20 associazioni comasche.

L’obiettivo del percorso vita, come è chiaro già solo leggendo questi numeri, supera l’esigenza di avere uno spazio dove allenarsi all’interno del carcere e si configura in aggiunta come il tentativo di costruire una rete intorno al carcere stesso. Una rete pensata per legare le persone al suo interno a quelle all’esterno. Il rischio, altrimenti, è che il carcere resti isolato e quindi impossibilitato nell’adempire ai propri obiettivi.

«Questo progetto è anche stata un’occasione per ascoltare quali siano i bisogni dei detenuti - ha sottolineato Martino Villani, vicedirettore di Csv - quindi abbiamo provato, grazie al sostegno di Intesa, a dare delle risposte concrete». Intesa San Paolo ha coinvolto direttamente i propri clienti tramite il “programma Formula” che raccoglie progetti vicini ai territori: «Non è semplice costruire progetti e portarli avanti con costanza - ha spiegato ai presenti Gianluigi Venturini, direttore regionale Lombardia Nord Intesa San Paolo- Quello che stiamo vedendo qui però offre una prospettiva molto più umana al senso della pena in carcere. Siamo orgogliosi di questo progetto ed è una grande emozione vederlo realizzato».

Cittadini, non solo carcerati

Tra i presenti anche i rappresentanti delle istituzioni. La vicesindaco, Nicoletta Roperto, ha sottolineato l’importanza per i detenuti del Bassone di sentirsi parte della cittadinanza anche dal carcere: «L’amministrazione comunale è presente perché ci teniamo a voi come cittadini. La vera sfida per noi è proprio quella di tenere fede a questa promessa».

Con lei anche Fulvio Anzaldo, presidente del consiglio comunale: «Le parole hanno un senso e “vita” è il cuore di questo progetto. Ma cosa si intende per vita? Per gli antichi Greci c’erano vari termini per indicarla così come ci sono vari modi di viverla, anche dentro al carcere: alcune soluzioni possono garantire un’esperienza dignitosa, che affranca. Iniziative come questa sono proprio il soffio vitale che dà senso alla vita carceraria».

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