I pericoli del web, la lezione la fanno i ragazzi

Copertina I minori della comunità Annunciata lanciano una serie di video per raccontare tutti i rischi dell’adolescenza

Musichetta incalzante, inquadratura semplice e un viso concentrato. Gomiti poggiati sulle ginocchia, Carlo inizia a raccontare il web e le sue trappole a chi sta dall’altra parte dello schermo cercando di bucarlo con lo sguardo. È lui il volto di un progetto corale dal titolo “Occhio a”, pubblicato sulla pagina YouTube della Fondazione somaschi onlus, con cui diversi ragazzi del centro diurno della Comunità per minori Annunciata, hanno raccontato il web e le sue trappole.

Adescamento online

«All’inizio ero molto imbarazzato nel vedermi al centro della schermata - scherza, ripensando a quando gli hanno mostrato il primo montaggio del video - Ora invece mi sono abituato, sono felice di essermi prestato a questo lavoro».

«Ma che cos’è il grooming? Che vor dì?» è la domanda con cui Carlo dà il là al primo episodio. Diretta, come lui, che spiega: «Per grooming si intende il comportamento di un animale che provvede a mantenere l’igiene e la pulizia di un suo simili».

E subito scatta la scenetta comica che stempera la tensione: una ragazzina, anche lei membro della Comunità per minori, finge di farsi “spulciare” da un gruppo di scimmie. «Abbiamo voluto inserire questi sketch comici perché ciò che raccontiamo sulle trappole del web non venga percepito come tabù» racconta Carlo. «Anche dare un nome a questi pericoli è importante perché quando sai come indicare a parole ciò che ti succede ne hai più controllo. Ecco perché spieghiamo anche che grooming è il termine inglese per “adescamento”, ovvero quello che succede quando si viene ingannati online da persone che si fingono di essere qualcuno che non sono».

Non solo il grooming però, anche il vamping (un fenomeno che porta molti adolescenti a stare svegli di notte, al pc, e dormire di giorno), gli hikikomori (persone che si chiudono nelle loro stanze e rifiutano i contatti con la società) e i pericoli del sexting (messagi a sfondo erotico scambiati online).

Storie vere

Carlo non ha lavorato da solo ai video: insieme agli altri ragazzi e ragazze della Comunità ha fatto ricerche, recuperato materiale e scritto i testi che sono poi stati poi trasformati in video. Ciascuno di loro ha portato qualcosa di personale nell’esperienza: c’è chi ha condiviso con gli altri la storia di quando è finito intrappolato in qualche pericolo del web e chi invece ha raccontato storie capitate ad amici.

«Nella prima puntata parliamo di Veronica - riferisce infatti Carlo - un nome inventato che abbiamo usato per tutelare quello di una ragazza che ha davvero subito questa esperienza». Veronica è in terza media quando conosce Gianni (anche questo un nome di invenzione) su TikTok: i due iniziano a chattare, Gianni le manda anche foto di sé e sembra, effettivamente, un coetaneo. C’è solo un problema: Gianni non vuole mai fare videochiamate. Mai. Un giorno Veronica va a Roma, in vacanza con i genitori, e siccome lì vive anche Gianni accetta la sua richiesta di incontrarlo.

«Per fortuna in questo caso Veronica non è andata da sola all’appuntamento, ma con la mamma. Era con lei quando la porta si è aperta e Gianni si è rivelato essere un uomo adulto» conclude Carlo, nella prima puntata di “Occhio a”.

Alla storia seguono due tipi di raccomandazioni. Infatti, commentando la costruzione del video, Carlo racconta di come insieme agli altri ragazzi sia nata l’idea di dare consigli agli spettatori: «A scuola abbiamo trattato questi temi ma parlare di grooming, sexting e simili nello specifico è sempre difficile. Eppure con gli altri della Comunità abbiamo pensato che fosse importante avvertire i nostri coetanei, ma anche i loro genitori, di questi pericoli del web».

Infatti i video del progetto “Occhio a” in pochi minuti - il primo dura meno di sette minuti - non solo danno un nome a fenomeni ormai molto diffusi tra gli adolescenti, ma pensano anche a offrire suggerimenti su come evitare di finire in situazioni spiacevoli come quella capitata a Veronica.

«Veronica è amica di uno di noi, quindi sappiamo anche cos’è successo dopo quell’esperienza - spiega Carlo - ha dovuto cambiare numero di telefono, chiudere i suoi account social e iniziare un percorso con uno psicologo visto quanto è rimasta scioccata. E per fortuna che con lei quel giorno c’era la mamma...».

Consigli anche per i genitori

Anche nel video c’è la figura dello psicologo, si tratta di Gabriele Barreca, che da anni lavora con gli adolescenti sull’educazione digitale, e che all’interno del progetto offre suggerimenti soprattutto ai genitori per riconoscere i segnali che indicano che i loro figli sono vittime di questi rischi del web.

Ce n’è per tutti, insomma, con l’obiettivo, come ha ben riassunto Carlo, di «costruire un dialogo su questi temi, tra noi coetanei ma anche tra genitori e figli. È l’unico modo per diventare più consapevoli».

Il progetto “Occhio a” continuerà su YouTube con tre nuove puntate: una sul vamping, una sugli hikikomori e una sul sexting.

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