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Martedì 14 Ottobre 2025
Il re, il druido, l’alchimista: disegnare per ricominciare
La storia Ester, un ictus a 24 anni, la mano destra semi paralizzata, la voglia di non arrendersi e di disegnare con la sinistra
Como
Quando hai 24 anni pensi a tutto, tranne che a un ictus. Eppure, nel grande cosmo della condizione umana, può capitare anche quello. Nel 2022, ad esempio, è capitato a Ester Pezzetta, giovane comasca, che è stata colpita da un’ischemia cerebrale. Davanti alla sua mano sinistra paralizzata, ha rispolverato un vecchio piano di quando era bambina: diventare ambidestra. E lo ha fatto partendo dal disegno.
«Mi è sempre piaciuto disegnare, già quando ero piccola. Per un momento, volevo farlo come lavoro» racconta Ester che, una volta cresciuta, si è specializzata in Astrofisica. L’arte però, non l’ha mai lasciata da parte, anzi. Dopo l’ictus, il disegno ha smesso di essere soltanto un hobby: «È diventato l’allenamento per la mia mano sinistra». L’ischemia cerebrale, nel caso di Ester, si è manifestata in due tempi: «Il primo episodio è capitato mentre stavo giocando a pallavolo – racconta - e sono caduta a terra. Mi hanno subito portato in ospedale per fare degli accertamenti. Poi però sono tornata a casa e, a parte la debolezza, stavo bene». Dieci giorni dopo, una sera, «mentre stavo guardando Netflix, mi sono accorta che non riuscivo a muovere la mano sinistra. Provavo a fare “apri e stringi” come mi avevano consigliato, ma non si muoveva niente. Qui c’è stata la vera e propria paralisi».

Nei primi giorni, Ester riceve una mobilizzazione passiva da parte delle fisioterapiste. Poi, appena si apre l’occasione, entra in una struttura e inizia il suo programma di riabilitazione full time. «A livello neurologico – spiega - la gestione della mano è la parte in assoluto più complessa del corpo umano. Ed è l’arto più difficile da recuperare, proprio perché i movimenti sono più fini e articolati rispetto alla gamba. Nei primi tempi, non sentivo neanche di poterla muovere. Ho iniziato a disegnare davvero solo a gennaio 2024».
Le prime illustrazioni di Ester hanno una cosa in comune: sono persone, o meglio personaggi: «Quando ne avevo ormai inventati una ventina, mia mamma mi ha suggerito di renderli pubblici». E così, dopo esser nati dalla punta di un Trattopen, Ester li ha soprannominati “I Sinistrelli”, che è anche il titolo del libro che ha pubblicato con Elpo e presentato lo scorso agosto alla Fiera del Libro. Manco a farlo apposta, i Sinistrelli abitano a “Spasticittà”: «Quella che è in atto nel mio braccio è la cosiddetta spasticità, ovvero c’è un ipertono dei muscoli, che tengono la mano e il braccio contratti. Di conseguenza per me è molto difficile tenere il braccio steso e rilassato». Tornando ai personaggi, ce ne sono di tutti i tipi: un re, un druido, un’alchimista, una boscaiola…Il preferito di Ester si chiama “Giangianni il giullare” «perché è il primo vero disegno della raccolta, ma credo che alla fine tutti abbiano qualcosa di me. La mia personalità è sparsa tra più personaggi». Ognuno di loro, oltre a raccontare cosa adora e cosa teme, è accompagnato da una poesia: «Mentre assemblavo il libro, sono stata ad un poetry slam. Lì mi sono detta: sarebbe molto figo se pensassi ai Sinistrelli come a dei poeti, che si ritrovano in un poetry slam e si raccontano. In questa idea mi hanno dato una mano Arianna Ferioli e Simone Portici, due persone molto vicine a me, che sono diventate co-autori».
Tra matite e ispirazioni notturne, alla fine i Sinistrelli sono arrivati nelle librerie del mondo reale, con non poca emozione da parte di Ester: «Sono sempre stata una grande lettrice. E come ogni bambino che legge i libri, volevo farne uno anch’io. Essere chiamata per partecipare alla Fiera del Libro è un po’ quella situazione da sogno che non ti aspetti mai nella vita, però è arrivata e che bello!».
Ma la storia non finisce qui, anzi: ora i Sinistrelli sono saliti a 61, ed Ester sta sperimentando anche con qualche animale. «Mi ispiro alle esperienze che vivo. Adesso che sono entrata nell’abitudine, ogni volta che vedo qualcosa di nuovo penso a come posso tirarci fuori un Sinistrello».
Insomma, da quando Ester Pezzetta sa usare la mano non dominante, il rapporto con il disegno «si è rafforzato: il fatto di poterlo fare in modi diversi con entrambe le mani mi esalta di più». E la missione di diventare ambidestra? «Con moltissima calma e cautela, sulla carta, ce la sto facendo – riferisce Ester -. Al di fuori del disegno, dovrei migliorare. Forse dovrei disegnare di meno e fare palestra di più», ironizza.
Ma al di là degli scherzi, nella riabilitazione, la fortuna non basta: è prima di tutto un fatto mentale. «Ti si presentano molti ostacoli e i miglioramenti arrivano a piccole dosi, con tutta la calma del mondo». E la parte difficile è proprio questa: siccome ci vuole tantissima pazienza, «non bisogna lasciarsi scoraggiare dal fatto che non si migliora in fretta. Se non hai pazienza ti arrendi in tempo zero». Ripensando alla “sé stessa” del 2022, che non sapeva nulla dei Sinistrelli né tantomeno di Spasticittà, Ester va dritta al cuore: «Nei primi tempi ero convinta che avrei recuperato presto, perché è questo che si dice dalla mattina alla sera a una persona giovane. Quando però quel “presto” non è arrivato, ho avuto dei momenti di sconforto. Tornando indietro a quei giorni, mi direi soltanto di portare pazienza, e di farlo da subito». Dopotutto, c’era una città intera che l’ha aspettata.
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