«Il volontariato è il senso più vero della Repubblica»

L’intervista Il prefetto Corrado Conforto Galli: «Il 2 giugno torni a essere la festa di tutti. Perché tutti noi “semm italian”»

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Como

Lunedì prossimo, 2 giugno, Como vivrà una festa della Repubblica diversa. Molto più coinvolgente. Molto meno istituzionale. Una festa dove anche il mondo del volontariato avrà un ruolo chiave. A spiegarlo è il prefetto di Como, Corrado Conforto Galli.

«Viviamo un’epoca in cui c’è una disaffezione verso le forme di impegno civico, un’epoca più individualista e più egoista. Questo è un dato di fatto che non possiamo limitarci a registrare passivamente o con rassegnazione. Sicuramente in un’epoca come questa, soprattutto in un’epoca come questa, il volontariato è fondamentale.

Ma lei non pensa che anche il volontariato stia subendo gli effetti di questa disaffezione civica di cui parlava?

Purtroppo sì. Faccio l’esempio del volontariato nel soccorso sanitario. Quando c’è crisi anche in questo settore, che ha una grandissima tradizione nel nostro territorio, che è un volontariato su cui poggia gran parte del sistema dell’emergenza sanitaria, allora bisogna davvero reagire, perché è uno di quei campanelli d’allarme che vanno ascoltati. Anche dal cittadino, che non può più dire che non è un suo problema.

Perché dice “anche dal cittadino”?

Perché di fronte alla crisi del volontariato del soccorso sanitario rischia di costringerti a ridimensionare certi servizi, e se questo succede tutti noi dobbiamo fare i conti con un considerazione di fondo: essere parte attiva di una comunità non è sempre e solo delegabile. Se ci sono ambiti dove il volontariato diventa essenziale per erogare una certa qualità di servizi, se la qualità dei servizi diminuisce e non ti dà più quello a cui eri abituato, allora ti rendi conto del valore dell’impegno civico e per gli altri.

Come si inverte la rotta?

Una Repubblica è, anche etimologicamente, una cosa di tutti. Uno dei significati più autentici della Repubblica è il senso di comunità. E il volontariato è una delle migliori espressioni della partecipazione, perché disinteressato. Anzi: è l’espressione più alta della partecipazione all’interno di una comunità. Cioè dedicare impegno, tempo, competenze, sacrificare anche aspetti famigliari per donare agli altri penso che di meglio non ci sia.

E, forse, è il modo migliore è far capire che bisogna lavorare veramente insieme e non solo con l’individualismo. La scommessa è far capire che se una società è partecipata è migliore, più sicura, più viva. Il volontariato è l’antidoto all’indifferenza.

E come agisce questo antidoto?

Creando quel circolo virtuoso capace di prevenire i conflitti sociali, di limitare l’illegalità, di rendere la società più inclusiva. Perché la Repubblica è interesse e attenzione verso le marginalità, le fragilità, i bisogni, il bene comune.

Il volontariato, peraltro, è anche interlocutore delle istituzioni stesse. A volte si fa l’errore di pensarlo solo come gruppi di persone che dedicano tempo ad altri e basta... i volontari sono anche interlocutori della Prefettura?

Ci sono settori del volontariato, penso al sistema della protezione civile ad esempio, che sono una colonna portante. Per non parlare della lotta a tutte le marginalità: dove non arrivano le istituzioni, il mondo del volontariato ti dà quel tipo di servizi che gli enti non riescono a garantire. Quindi sì, per noi il volontariato è un interlocutore importantissimo.

Parlava di una società sempre più individualista, prima. Non pensa ci sia un rischio di individualismo anche all’interno delle realtà di volontariato?

È un pericolo comune a tutti i settori, purtroppo, e anche il mondo del volontariato non è immune. A volte prevalgono logiche di personalismi, certo, anche se tra i volontari secondo me questo fenomeno è meno evidente.

Ma non pensa che le istituzioni abbiano una responsabilità nel provare a creare rete tra le realtà del Terzo settore?

In alcuni ambiti si, però già nel mondo del volontariato ci sono enti che hanno questo compito. Ed è importante che su questo fronte ci sia una sorta di organo di autogoverno capace di creare queste reti. Perché questo aiuta a responsabilizzare le varie realtà. Certo, è un aspetto delicato perché sempre di più il sistema del volontariato è integrato, ad esempio, nei servizi ed è indispensabile trovare un giusto equilibrio tra la sacrosanta e doverosa libera espressione delle varie realtà e la necessità di coordinare le capacità verso sforzi comuni.

In occasione del 2 giugno come Prefettura avete organizzato un evento che coinvolge tantissime realtà, non solo istituzionali e non solo di volontariato. Ci sono anche tante realtà commerciali che si sono prestate per poter realizzare una serie di eventi per consentire che passasse quel messaggio di comunità veicolato dalla festa della Repubblica. Lei inserirebbe questo tipo di sforzo sotto la voce volontariato?

No, parlerei più di condivisione di un obiettivo. Di un messaggio. Dello spirito dell’iniziativa che, come sottolineava, è creare un senso di comunità. La compartecipazione e l’adesione di così tante realtà diverse dimostra che quel bisogno è avvertito. Non è il Tricolore in sè, non è nazionalismo, ma davvero è senso di comunità. Ed è trasversale, per cui coinvolge anche espressioni economiche che si sono offerte di aiutarci.

Abbiamo parlato di volontariato, ma forse bisognerebbe allargare lo sguardo al mondo del Terzo settore.

C’è nel nostro territorio a una tradizione ed è una norma ricchezza. Il volontariato arriva fino a certo punto, ma a volte ci si deve strutturare soprattutto per determinati servizi e quindi avere capacità economiche e di conseguenza si deve fare impresa. Ma il fine ultimo è l’erogazione di servizi in aiuto alle persone. E con il mondo del Terzo settore, soprattutto nelle tematiche sociali, noi collaboriamo tantissimo. Oggi peraltro è una colonna portante del sistema non solo sociale ma anche economico.

Lei insiste molto sul “senso di comunità”. Un senso che ritroviamo molto forte tra i volontari, che trovano la comunità nell’associazione di cui fanno parte. Non crede che oggi realtà quali Como, dove il turismo sta modificando molto il tessuto anche sociale soprattutto del centro, quel richiamo sia ancora più importante? Voglio dire: insiste su questo punto perché vede un pericolo, su questo fronte?

In realtà io ho notato che a Como questo spirito di comunità c’è. Esiste. Ed è una tradizione secolare. Non passa giorno che io scopra nuove realtà che si occupano di ambiti sociali importantissimi e questo è sinonimo del fatto che il senso di comunità esiste ed è forte, altrimenti non ti occuperesti di certe problematiche. Poi avverto la voglia di partecipare. Forse, in questo momento, bisogna trovare formi e modi di ravvivarlo quel senso. Di dargli nuova linfa. Far comprendere la bellezza del darsi, del sentirsi parte, che si sta perdendo, è vero, ma non credo sia colpa del turismo. Problematiche legate al turismo ci sono, ma non questa.

Il 2 giugno l’avete pensato come una giornata di grande coinvolgimento. Come mai l’idea di unire tante realtà diverse, e quindi non solo istituzioni, ma anche sport, ma anche volontariato, ma anche spettacolo?

C’è un filo conduttore. E quel filo conduttore è straordinariamente sintetizzato nel “semm italian”. Questo siamo: siamo italiani. Lo puoi declinare in mille modi, qui la volontà e il tentativo è far tornare la festa del 2 giugno una festa di popolo e per farlo bisogna dar voce a tutte le realtà. Non è solo la festa delle istituzioni nazionale. Non è solo la festa di quella locale. Non è solo la festa dei bambini. Non è solo la festa degli studenti. Non è solo la festa dello sport. È la festa degli italiani. Questo è il senso del “semm italian”.

Infine, i giovani. Avete lanciato un contest sui social per coinvolgere i ragazzi nel dare un messaggio sul senso del loro 2 giugno. Che risposta avete avuto?

Una risposta importante e molto bella. E bello è stato il coinvolgimento del mondo dei bambini e del mondo della scuola, che ci ha dato una enorme mano nell’organizzazione degli eventi, così come pure quello dello sport. Alla fine il senso ultimo è quello di lanciare a tutti un messaggio che sia uguale e sentito: siamo tutti cittadini di questa repubblica. Bambini, ragazzi, donne, uomini, volontari, sindaci, lavoratori, sportivi, tutti facciamo parte di una stessa comunità. Tutti “semm italian”.

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