La ricetta per restare umani? Bastano un piatto e un sorriso

L’iniziativa Il racconto dopo l’esperienza tra gli invitati al pranzo solidale che chiude la ventiduesima edizione della Notte dei senza dimora

L’orologio segna le 10.37 quando arrivano i primi volontari: tra le mani hanno tante teglie, si fa in fretta a riempire un tavolo di ogni ben di Dio. Certo, potrebbe obiettare qualcuno, neanche in casa di riposo – giusto per menzionare uno di quei modi di dire che si usano per ridere con chi pranza con largo anticipo – si mangia così presto: è vero, ma l’occasione è speciale e non ci si può certo ridurre all’ultimo a sistemare tutto.

Passano pochi minuti e basta poco perché la squadra di “Incroci” si ritrovi al completo. Gente buona, di poche parole, che ai riflettori preferisce il lavoro duro e silenzioso. È difficile riuscire a parlare con loro in un momento di pausa, proprio perché… effettivamente non si fermano mai. «C’è tanto da fare», dicono quasi in coro quando si tenta di sentire qualche loro storia.

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