«Il dialetto è come i nostri sogni», diceva Fellini. Un custode del nostro passato da salvare

Tradizioni Si rinnova l’impegno della Famiglia Comasca. Dal calendario ai concerti fino al radio-cruciverba

«Il dialetto è come i nostri sogni, qualcosa di remoto e di rivelatore; è la testimonianza più viva della nostra storia, è l’espressione della fantasia».

Con queste parole, il grande regista Federico Fellini, aveva definito i dialetti italiani. Un patrimonio da conservare, portatore di usi, costumi, modi di dire e racconti lontani che fanno parte del nostro passato. Eppure, oggi, c’è il rischio che venga perso. Al contrario di tante altre conoscenze, che si studiano a scuola e si tramandano con facilità, il dialetto è sempre meno conosciuto, soprattutto dai giovani. A Como, però, c’è un’associazione che si prefigge di tenerlo vivo, insieme al resto del patrimonio culturale del territorio: la Famiglia comasca.

«Certamente, oggi, il rischio di perdere il dialetto è concreto – afferma il presidente Daniele Roncoroni – I giovani non hanno molta attitudine, perché nelle famiglie ha sempre rappresentato un minus. Utilizzare il dialetto è stato spesso tradotto con il non essere all’altezza della società, invece ha una sua evoluzione. Sarebbe un peccato dovesse scomparire, sia perché ha un valore soggettivo e identitario, ma anche perché è lo scrigno che conserva usi e valori. Ha una forza espressiva genuina che non sempre si trova nella lingua nazionale. Partendo da questi presupposti, preservarlo, per noi, vuol dire valorizzare la nostra cultura, la nostra storia, le nostre radici, di cui andiamo estremamente orgogliosi». Un orgoglio che però non si trasforma in chiusura, bensì in inclusione e scambio. «In un momento come questo – prosegue il presidente – non dimenticare le radici significa anche rispettare quelle dei paesi lontani. Tenere presente la nostra cultura, non dimenticare tutto rapidamente, aiuta nel creare un legame».

Per non perdere il dialetto, dunque, la Famiglia comasca ha organizzato negli anni diverse iniziative, che vanno dal calendario con i santi patroni e i proverbi popolari in comasco a un vero e proprio vocabolario. Non vanno dimenticati, tuttavia, i concerti di Capodanno, dove il dialetto trova sempre spazio, e le messe per i defunti dell’associazione, dove c’è sempre una preghiera recitata in quella lingua tanto cara ai membri del sodalizio. Particolarmente conosciuto, però, è il radio-cruciverba con la “sciura” Ornella Favini, responsabile dell’associazione per quanto riguarda la promozione della lingua del territorio. «Si tiene una volta a settimana e riscuote sempre molta partecipazione – racconta – Io do una definizione in italiano e la gente risponde con la parola in comasco. È un gioco che nel tempo abbiamo portato anche al di fuori dello studio radiofonico, in giro per la provincia, accorgendoci delle differenze di pronuncia che ci sono da una zona all’altra. Talvolta, per indicare la stessa cosa, si usano parole completamente diverse».

Numerose sono anche le letture di poesie della tradizione del nostro territorio, o dei Promessi Sposi di Piero Collina, scritti in sestine in vernacolo comasco, con meticolosa attenzione agli accenti. E il buon proposito per l’anno nuovo è l’avvio di corsi per imparare il dialetto. «Ci piacerebbe avvicinare soprattutto i giovani – conclude Favini – È necessario trovare uno spazio e una fascia oraria adatta a loro e non è semplice. Riuscirci, però, è uno dei miei obiettivi per il 2024. Sarebbe molto utile per diffonderlo nelle nuove generazioni».

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