Umanità, reportage, conflitti globali. Quando la fotografia è etica

Appuntamenti A Lodi fino al 26 ottobre i lavori di oltre mille fotografi da 80 Paesi dei cinque continenti

Lodi

«Il soggetto è l’uomo con le sue vicende pubbliche e private, le sue piccole e grandi storie; i fenomeni sociali, i costumi, le civiltà, le grandi tragedie e le piccole gioie quotidiane»: è il focus su cui si basano i lavori che ogni anno concorrono al World Report Award – Documenting Humanity, che del Festival della fotografia etica di Lodi resta il cuore pulsante.

Tra gli oltre mille fotografi da 80 Paesi diversi dei cinque continenti - per un totale di oltre un migliaio di progetti - sono sette i fotografi che si sono aggiudicati la vittoria, o la menzione speciale, nelle cinque categorie che costituiscono il Premio. Primo classificato della sezione Master Award è Federico Rios per il reportage “Paths of Desperate Hope”, mentre la condizione delle donne eritree e tigrine - scappate attraverso Eritrea, Etiopia e Sudan - è al centro del progetto di Cinzia Canneri (menzione speciale) per il reportage Women’s Bodies as Battlefields: «Inizialmente focalizzato sulle donne eritree che fuggivano da uno dei peggiori regimi dittatoriali del mondo, il progetto si è poi esteso includendo anche le donne coinvolte nella guerra nella regione del Tigray. Durante il conflitto, le Forze di Difesa Eritrea utilizzavano la violenza sessuale come arma di guerra prendendo di mira le donne eritree per punirle e quelle tigrine per sterminarle. A prescindere dalla nazionalità a cui appartenevano, i loro corpi diventavano campi di battaglia».

Altri vincitori sono Diego Fedele con “In The Shadow of a Deadly Sky” - resoconto spietato di tre anni di guerra in Ucraina - e Loay Ayyoub con “The Tragedy of Gaza”, oltre a Md Zobayer Hossain Joati con “We Live to Fight”, Julius Nieweler con “Whispers Say: War is Coming” e Afshin Ismaeli con “The Price of War”.

Anche quest’anno Lodi ospita, in collaborazione con Fondazione Banca Popolare di Lodi, l’unica tappa lombarda del World Press Photo, mentre la sezione “Uno sguardo sul mondo” propone le mostre “The Dark Side of Fast Fashion” di Magnus Wennmann e “Sudan Under Siege” di Giles Clarke. A trent’anni dal genocidio di Sebrenica, presso la Cavallerizza si apre lo Spazio storia con una mostra dedicata e nello Spazio outdoor il lavoro del fotografo del National Geographic Ronan Donovan. “A mio rischio e pericolo, gesti che illudono, gesti che riscattano” è invece l’esposizione legata al progetto “Tutti In Gioco”, il Festival di Prevenzione e Contrasto al Gioco d’Azzardo Patologico promosso da Ats Città Metropolitana di Milano in collaborazione con enti locali, Asst del territorio e numerose realtà del Terzo settore, tra cui Csv Milano e Lodi.

Dedicato a quattro progetti di enti no profit è lo spazio omonimo nel chiostro dell’Ospedale vecchio: Lorenzo Foddai con “Le emozioni che ci regala il calcio” per l’Asd Roma Blind Football, Bente Stachowske con “Le apicoltrici di Mosolula Gardino” per Nyodeema Foundation, Giammarco Sicuro con “Gli artigiani delle protesi” per Emergency e Karol Grygoruk per “Minority Rights Group International”. Lo spazio tematico “Le vite degli altri”, a Palazzo Modignani, ospita quattro approfondimenti fotografici che esplorano i legami tra persone, territori e tradizioni: David J Show con “Caeadda” segue la vita degli allevatori nella valle di Dyfi; Khlif Skander con “Where dust and water dream together” ci porta in Tunisia, dove l’uomo lotta contro la desertificazione; Jana Margarete Schuler con “Between blood and glitter” documenta le “luchadoras” di Ciudad Juarez; Adriana Zehbrauskas con “Becoming a father” indaga la paternità come esperienza universale oltre culture e confini.

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