Dentro al Gottardo, per scoprire la grande sfida che avvicinerà Como e Svizzera

L’intervista “Frontiera” è entrata nella galleria stradale in costruzione ad Airolo, a un’ora e mezzo dal confine con l’Italia. Un’opera strategica da 17 chilometri e 2,14 miliardi di franchi destinata a rivoluzionare i collegamenti veloci. La racconta Marco Fioroni, capo della filiale di Bellinzona dell’Ustra

Sabato, tra le 10 e le 16, chi lo vorrà, potrà partecipare a un’ora e mezza d’auto da Como alla giornata delle “porte aperte” sul cantiere di Airolo dentro il quale sta prendendo forma (sul versante ticinese) il “secondo tubo” del Gottardo, 17 chilometri per 2,14 miliardi di franchi, infrastruttura votata dai cittadini il 28 febbraio 2016 e divenuta realtà già nel 2020 con le prime opere preparatorie. Perché anche le date - viste le traversie che spesso accompagnano le infrastrutture su questo lato del confine - hanno la loro rilevanza. E non è neppure il caso di ricordare i tanti cantieri avviati soltanto dopo battaglie infinite e durate decenni.

In Canton Ticino, invece, tempi stretti dunque tra il voto popolare e il primo colpo di benna all’interno del nuovo collegamento nord-sud delle Alpi. Una riflessione che abbiamo proposto anche a Marco Fioroni, capo della filiale di Bellinzona dell’Ustra (l’Ufficio federale delle Strade), ricordando la possibilità di visitare sabato luoghi del cantiere altrimenti inaccessibili, come il cunicolo di accesso o la trincea d’approccio alla galleria principale. Possibilità riservata in esclusiva nei giorni scorsi a “Frontiera”, come si potrà leggere nelle pagine successive dell’inserto.

Sono stati tempi stretti...

«La costruzione del “secondo tubo” del Gottardo è iniziata tre anni fa. Molti lavori preliminari si concluderanno a breve. Mi riferisco allo spostamento del cunicolo di servizio o alla costruzione del cunicolo d’accesso alle zone di “disturbo geologico” a nord ed a sud. Aggiungo che nel 2024 si potrà cominciare a scavare la galleria principale con le due frese meccaniche. I primi interventi per lo scavo della galleria principale sono già in corso».

A cosa si riferisce in particolare?

«Ad Airolo penso soprattutto alla trincea d’approccio per l’accesso della fresa meccanica, che da metà 2024 inizierà il suo percorso verso nord. Il pensiero va anche a quanto sta accadendo a Goschenen (sull’altro versante del “secondo tubo”, ndr), dove è stata completamente scavata la caverna di betonaggio che misura circa 40 mila metri cubi. Stiamo parlando di numeri e di volumi di assoluto rilievo, che garantiranno spazi adeguati per l’impianto di produzione del calcestruzzo, che entrerà in funzione all’inizio del 2024».

Ricordando che chi volesse partecipare all’appuntamento di sabato può rivolgersi a questo indirizzo mail ([email protected]), si è deciso di dedicare il numero di maggio di “Info” - il periodo dedicato all’avanzamento dei lavori del “secondo tubo” - al tema sensibile della logistica e del trasporto dei materiali di scavo. Quali sono i punti strategici di questo importante capitolo dei lavori?

«Si tratta di un lotto e di un argomento molto importante perché riguarda la movimentazione dei materiali di scavo, nel pieno rispetto dell’ambiente. Discorso questo valido sia per il riutilizzo di una larghissima parte del materiale sia per il trasporto alle discariche intermedie o alle discariche finali. Mi preme però rimarcare un concetto e cioè che dei 7,4 milioni di tonnellate di materiali di scavo, 7,2 milioni di tonnellate saranno riutilizzate.

Durante la nostra visita al cantiere di Airolo, i tecnici hanno posto l’accento anche sull’importanza della ferrovia al servizio dei lavori e in generale delle dinamiche di questo importante infrastruttura. E’ così?

«Sì. C’è una stretta interazione tra ferrovia e strada. E questo perché il trasporto su rotaia (e sui nastri trasportatori) assume un ruolo prioritario, mentre sulla strada si viaggerà quando è strettamente necessario».

Citiamo infine una sua intervista a Ticinonews.ch in cui aveva parlato dei lavori del “secondo tubo” come un passo fondamentale per la Svizzera, ma anche nei collegamenti nord-sud delle Alpi.

«Il “secondo tubo” del Gottardo rappresenta un’opera importante a livello svizzero, ma anche internazionale. Questa infrastruttura non viene realizzata tanto per incentivare il passaggio quanto per rafforzare la sicurezza dell’utenza e questo perché i volumi di traffico nel tunnel del Gottardo (inaugurato lo ricordiamo il 5 settembre 1980, ndr) portano in dote anche problemi di sicurezza importanti. L’apertura del “secondo tubo” consentirà di risanare il primo e in proiezione - stiamo parlando di una data oltre il 2030 - di avere due “tubi” separati con una corsia di transito per ogni canna».

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