Affitti in aumento, arriva la “tempesta perfetta” che spaventa gli svizzeri

Il report Entro il primo trimestre del 2024, ci saranno ulteriori rincari. E complessivamente la banca Raiffeisen stima una crescita dell’8% annuo

«La tempesta non passerà presto visto che, dopo il primo aumento del tasso d’interesse di riferimento ipotecario al 1º giugno, già si intravede il prossimo all’orizzonte».

E’ quanto certifica il Centro studi della banca svizzera “Raiffeisen”, lanciando ombre sinistre soprattutto sul 2024 su un tema sensibile e dibattuto anche e soprattutto in Svizzera, come quello degli affitti delle abitazioni.

«Un ulteriore incremento dei canoni di locazione è atteso entro il 1º aprile 2024 ed è già prevedibile un terzo rialzo entro la fine del 2024», si legge ancora nel report in cui viene anche evidenziato, con annesso (e nuovo) campanello d’allarme, il fatto che «il prossimo anno l’aumento del prezzo degli affitti misurato ufficialmente dovrebbe raggiungere l’8%». E non si trattano di cifre di poco conto.

Tasso di immigrazione

Il perché di questo ulteriori ritocco al rialzo dei canoni d’affitto è ben riassunto da “Raiffeisen” in questo passaggio del report: «I locatori possono imporre questi affitti più elevati perché il mercato degli appartamenti in locazione si sta prosciugando in ragione dell’elevato tasso di immigrazione, dell’insufficiente attività edilizia residenziale e del numero di nuove utenze domestiche recentemente in forte crescita».

Per diretta conseguenza, «Solo il ripristino di un equilibrio tra domanda e offerta può frenare l’aumento del prezzo degli affitti su vasta scala. A tale scopo servono maggiori incentivi per tutti i costruttori e la politica, in particolare, dovrebbe stringere qualche bullone per raggiungere questo obiettivo», ha rimarcato Fredy Hasenmaile (economista capo di “Raiffeisen Svizzera”), aggiungendo che «solo se tutti i costruttori istituzionali, privati e cooperativi realizzeranno rapidamente un maggior numero di appartamenti, sarà possibile evitare le peggiori conseguenze dovute alla scarsità di appartamenti che si sta delineando».

Gli effetti

L’altro dato oggettivo è che con gli aumenti dei prezzi degli affitti già in essere e quelli previsti diventeranno più pressanti le richieste di nuove abitazioni residenziali “di pubblica utilità”, anche in virtù del fatto che le famiglie a basso reddito, in particolare, necessitano in modo sempre più marcato di questi appartamenti economici.

«L’incentivazione dell’edilizia residenziale di pubblica utilità ha considerevoli effetti inerziali. Circa la metà dei locatari di appartamenti di cooperative rientra nei tre quintili di reddito più alti e non avrebbe bisogno di incentivi», dichiara Fredy Hasenmaile. «Fino a quando non ci sarà trasparenza in merito alla portata del sovvenzionamento indiretto e non si mostrerà meglio perché un incentivo mirato, specifico per determinati soggetti – quindi un supporto diretto alle famiglie bisognose – non produce gli effetti auspicati, i costruttori di abitazioni di pubblica utilità sono i migliori locatori solo a prima vista», afferma Fredy Hasenmaile.

Sul mercato delle abitazioni di proprietà, nel contempo, non si registra però un rallentamento della dinamica dei prezzi, nonostante l’evidente calo della domanda e un’offerta sensibilmente più fluida. Recentemente i prezzi delle abitazioni di proprietà sono cresciuti (ancora) su base annua di oltre il 5%.

Teoricamente la svolta dei tassi dovrebbe fare pressione sul livello dei prezzi, ma di questa evoluzione sostanzialmente non si vedono ancora segni concreti.

La questione dei tassi

Il calo del numero delle transazioni indica tuttavia che diventano sempre più frequenti aspettative di prezzo divergenti. «Prevediamo che i prezzi delle abitazioni di proprietà subiranno una certa correzione a partire al massimo dal 2024. I prezzi offerti per le abitazioni di proprietà hanno infatti già reagito e registrano ora solo movimenti laterali. I cali dei prezzi attesi dovrebbero però essere esigui in ragione dell’offerta estremamente scarsa», la chiosa finale del report targato “Raiffeisen”. Più di un motivo, insomma, per essere preoccupati della situazione che si è andata creando in questi ultimi anni.

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