Turismo ticinese, partenza super: «Ma ci servono certezze»

Svizzera L’addio alla pandemia, il ritorno degli americani, i principali hotel che fanno già registrare il tutto esaurito. Max Ferrara del Castagnola di Lugano affronta anche le sfide che verranno, dal personale alle infrastrutture

L’ottimismo che il sempre solerte Ufficio federale di Statistica ha certificato con il conforto dei numeri per questo primo scorcio di 2023 trova conferma anche nelle parole di Max Ferrara, Resident Manager del Grand Hotel Villa Castagnola di Lugano, cinque stelle lusso tra le icone dell’hotellerie ticinese. Il turismo ticinese ha dunque riportato le lancette al 2019, l’ultimo anno pre-pandemia, al netto dell’exploit (a frontiere solo parzialmente aperte) registrato nell’estate “di grazia” del 2021.

L’Ufficio federale di Statistica ha dunque confermato che il 2023 è iniziato con il piede giusto anche per il turismo ticinese. Discorso valido anche per il segmento dei cinque stelle?

In generale direi proprio di sì. Negli ultimi giorni si è tenuta una riunione operativa di HotellerieSuisse, che ha fotografato all’insegna dell’ottimismo questo inizio d’anno, con risultati in larga parte (ri)confermati e per alcune strutture in aumento rispetto agli ultimi dati. C’è grande ottimismo e questo vale per il segmento dell’hotellerie nel suo complesso”.

Il Grand Hotel Castagnola, che - lo ribadiamo - è uno dei simboli dell’hotellerie ticinese, come ha approcciato questa nuova stagione turistica?

Dal 10 marzo - giorno della riapertura - in poi, abbiamo registrato buoni risultati, che per diretta conseguenza fanno performare la struttura in modo più che soddisfacenti. Per contro, però, si è registrato un aumento dei costi. Per questo è importante ottimizzare le strategie. Dopo quasi tre mesi dalla (ri)apertura si può parlare di bilancio positivo.

Ci sono mercati che sono tornati su numeri importanti, riallacciando così in via definitiva un rapporto che la pandemia aveva rallentato prima e quasi in toto interrotto poi?

Sicuramente la prima citazione, d’obbligo, va al mercato americano, che per noi è tra i più importanti e radicati. Discorso valido anche per il lago di Como. Questo per dire che nel segmento del lusso (ma non solo) spesso si assiste a dinamiche speculari. Alla riconferma del mercato americano si è aggiunto anche il ritorno con numeri di rilievo del mercato asiatico e Middle East. Mi riferisco in particolare a Paesi come Taiwan e Singapore e paesi di provenienza araba, che hanno riallacciato importanti legami con noi e in generale con la Svizzera.

In questo momento, su questo ramo del lago di Como, tengono banco due argomenti, le infrastrutture e il personale. Qual è la situazione in Ticino, ricordando che sia per le infrastrutture che soprattutto per il personale la rete di confine separa - e non solo fisicamente - approcci differenti sotto molti aspetti.

E’ un tema sensibile, quello delle infrastrutture. Le problematiche per quanto concerne Lugano e in generale il nostro Cantone riguardano anzitutto gli ospiti che scendono dal nord Europa e che devono affrontare il tunnel autostradale del Gottardo. Ricordo i forti rallentamenti avvenuti nel primo ponte della stagione, quello pasquale, che in dote hanno portato sicuramente un aumento importante dei tempi di percorrenza. Il picco delle code ha avuto conseguenze anche sull’arrivo degli ospiti, giunti con il contagocce. In serata poi le cose si sono normalizzate. Ma certo l’incognita del traffico è da tenere nella debita considerazione. Da tempo conviviamo con il traffico “di giornata”, anche perché è difficile incidere su certe dinamiche”.

C’è poi il secondo tema, quello del personale. Con una chiosa e cioè che i numeri dell’Ufficio federale di Statistica hanno dimostrato che anche nell’hotellerie e nella ristorazione svizzera prosegue l’effetto “calamita” nei confronti delle province di confine. Com’è oggi la situazione in generale nel turismo?

E’ un tema molto dibattuto su entrambi i lati del confine. Posso confermare che anche in Svizzera esiste una difficoltà nel reperire personale. In particolare il tema si pone per i giovani che vogliono avvicinarsi a questo lavoro. C’è poi tutto il tema del personale qualificato, anch’esso di stretta attualità. E’ un discorso complesso. A livello generale, il problema esiste anche da noi.

Esistono punti di contatto, in tema di personale, tra gli hotel a cinque stelle italiani e quelli ticinesi?

La ritengo una tematica non solo italiana o ticinese e in senso lato svizzera, ma comune ad entrambi i lati del confine. Bisognerebbe analizzare il perché di queste dinamiche. Diciamo che la logica del “grande sacrificio” non fa pendere l’ago della bilancia verso il segmento dell’hotellerie. Si punta oggi verso settori come la finanza, le banche, l’imprenditoria, attraverso quel modello di new economy che sta prendendo sempre più piede. Aggiungo un particolare e cioè che noi stiamo pensando di porre un argine a questa situazione, cercando di incentivare le scuole alberghiere o le scuole di settore a creare una filiera diretta con il mondo dell’hotellerie. Il primo riferimento diretto è incentivare quei giovani che emergono nelle scuole perché poi seguano il loro istinto e la loro passione.

Che estate si prevede per il Grand Hotel Villa Castagnola?

Maggio pur avendo dato buoni riscontri è stato segnato in larga parte dalla pioggia. Ad oggi il meteo parla di un’estate abbastanza torrida. A livello di numeri siamo fiduciosi. Per quanto riguarda il Ticino, le aspettative sono di un ottimo mese di giugno, aiutato da congressi e dal ritorno di varie società che già in passato hanno utilizzato la nostra struttura per le loro riunioni interne. Per quanto riguarda gli ospiti, abbiamo prenotazioni su più giorni che vanno nell’ottica di quel pieno ritorno alla normalità che rappresenta un’importante iniezione di fiducia.

Lo scorso anno, al netto delle manutenzioni e dei lavori svolti, si parlava della volontà di garantire l’apertura 11 mesi l’anno. C’è già una data per il “fine stagione”?

Non ancora. Ma la volontà è quella di garantire, secondo tradizione, anche l’apertura invernale nel nome di quella destagionalizzazione che rappresenta un altro elemento comune al vostro territorio. L’obiettivo è arrivare al 3 gennaio, dunque incluse le festività natalizie e il Capodanno, per poi chiudere per tre-quattro sempre per le manutenzioni del caso.

Da ultimo una domanda già posta anche durante il forum promosso da “Frontiera” e dedicato al turismo transfrontaliero ovvero quanto sono importanti gli ospiti italiani?

L’obiettivo restato quello che avevo descritto al vostro giornale parlando di turismo lungo il confine e cioè che gli ospiti italiani conoscessero molto di più il Ticino in quanto il nostro Cantone può essere considerato per motivi diversi con un prolungamento dell’Italia fuori dai confini nazionali dentro quell’area insubrica di cui fa parte anche il lago di Como. Il discorso riguarda il Luganese come il Locarnese. Quello italiano è un mercato in continua crescita pur non avendo gli stessi riscontri di quello della Svizzera tedesca o romanda. Una chiave di volta importante per il Ticino è il crescente consenso dell’enogastronomia.

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