Un ticinese su due fa spesa nei Paesi vicini. La regola è risparmiare

Sondaggio Secondo una piattaforma specializzata è la tendenza attuale. Un mercato che viene valutato in otto miliardi di franchi dal Credit Suisse

Come risparmiare in vista del fine mese? Bella domanda, a tutte le latitudini. Il 64% dei cittadini svizzeri - stando ad un sondaggio targato Comparis.ch (piattaforma di confronto tra prezzi “indipendente ed autonoma”, ndr) - ha sin qui approfittato degli sconti ogni volta che è stato possibile farlo, ma soprattutto alle latitudini della Svizzera italiana (leggasi Canton Ticino) il 54% degli intervistati ha dichiarato senza alcun indugio di fare acquisti all’estero, contro il 23% (degli intervistati) nella Svizzera francese e il 22% in quella tedesca.

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«Chi vive in una regione di confine si reca all’estero più spesso per risparmiare rispetto a chi abita nei Cantoni centrali e questo anche se finora il rincaro nei paesi limitrofi è stato nettamente più elevato che in Svizzera», ha affermato a questo proposito Michael Kuhn, esperto Comparis in Finanze e Consumi.

Ha preso le mosse (anche) da qui la proposta della consigliera federale Karin Keller-Sutter - proposta subito rimbalzata nei Paesi confinanti - di abbassare dagli attuali 300 ai 150 franchi il limite entro il quale chi fa o meglio che farà la spesa oltre frontiera non pagherà, rientrando sul territorio federale, l’Iva che in questo momento è pari al 7,7%, ma che da gennaio sarà ritoccata all’8,1%.

Una mossa che in molti hanno definito dal chiaro sapore elettorale (vista anche l’avanzata dell’Udc alle federali del mese scorso), che inevitabilmente andrà ad incidere anche sulle dinamiche di confine. L’ultimo dato disponibile (targato Credit Suisse) parlava di 8 miliardi di franchi che sono stati spesi dai clienti svizzeri nei negozi degli Stati confinanti. A cominciare proprio dall’Italia, ovviamente.

Ora la parola passa ai Cantoni che dovranno dare un proprio giudizio di merito (in alcun modo vincolante) sulla vicenda. Nel frattempo, una persona su due (tra quelle intervistate) potrebbe rinviare l’acquisto di mobili e auto.

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Tornando ai contenuti del sondaggio che è stato proposto da Comparis.ch, alla domanda relativa al cambiamento nel comportamento a seguito dell’attuale rincaro, il 49% di tutte le persone intervistate ha confermato che l’obiettivo è risparmiare di più, mentre il 13% ha fatto sapere di voler comunque mettere da parte qualche risparmio da investire in fondi e in azioni per guardare così al futuro con maggiore serenità.

Di fatto queste percentuali hanno ricalcato quelle dell’ultimo sondaggio, che era datato dicembre 2022, e che non presentava particolari variazioni sul tema delle finanze a disposizione.

«Con il rincaro prosegue la tendenza già registrata durante la fase critica della pandemia - ha rimarcato ancora Michael Kuhn - Il dato oggettivo è che la maggioranza degli svizzeri ha rinviato acquisti costosi a causa della situazione finanziaria incerta».

Per inciso, il 5% degli intervistati - preoccupati dall’inflazione- ha fatto sapere che avanti di questo passo non resterà che rivolgersi “al banco dei pegni”. Una dichiarazione che inevitabilmente suona come un preoccupante campanello d’allarme. Magari un po’ eccessiva, ma in ogni caso sembra assodato che l’aumento dei prezzi preoccupa oltre due terzi degli svizzeri. Una percentuale che non si discosta molto neppure da quella italiana.

Peggioramento

A pesare maggiormente sui bilanci familiari sono i prezzi dell’energia e delle vacanze. Per diretta conseguenza, oltre una persona su quattro ha fatto sapere di aspettarsi entro fine 2023 un peggioramento della propria situazione finanziaria rispetto al 2022. «La popolazione prova frustrazione per l’aumento dei prezzi di generi alimentari, affitti, premi di cassa malati e vacanze - ha concluso Michael Kuhn - La preoccupazione legata all’incremento dei prezzi è quindi cresciuta in modo significativo nel giro di pochi mesi». Da capire ora quanto la proposta del Governo riuscirà a far breccia nei Cantoni, soprattutto tra quelli non di confine e non da ultimo quanto le Associazioni di categoria appoggeranno questa iniziativa che in dote porterà inevitabilmente un aggravio di burocrazia oltre a qualche incertezza in chiave applicativa.

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