Acinque, le sfide future. Economia circolare e transizione energetica

Economia circolare e transizione energetica sono i due macro riferimenti del Piano industriale con proiezione decennale (2026-2035), presentato nei giorni scorsi da Acinque, la multiutility nata dall’aggregazione delle ex aziende municipalizzate nei territori di Como, Lecco, Monza, Sondrio e Varese.

Il Gruppo punta a rafforzare il legame con le comunità locali attraverso un imponente programma di investimenti, pari a 657 milioni di euro complessivi nell’arco decennale. Di questi, il 90% contribuisce direttamente agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). La strategia è orientata a tradurre i bisogni espressi dal territorio in azioni concrete, in particolare nei settori dell’efficientamento energetico e del teleriscaldamento, e nel potenziamento dell’Hub Sostenibile nell’area di Como. Nonostante l’uscita da alcune concessioni idriche per ragioni normative (come a Como nel 2026), Acinque bilancerà queste dismissioni puntando sulla vicinanza al cliente (sportelli fisici) e sull’innovazione, con l’Intelligenza Artificiale come acceleratore trasversale per tutte le funzioni aziendali. L’orizzonte decennale, in continuità con il socio A2A, è ritenuto essenziale per rappresentare la redditività strutturale di business ad alta intensità di investimenti iniziali, come appunto il teleriscaldamento, ed a spiegarlo sono l’amministratore delegato Stefano Cetti ed Erica Caccamo, Head of Strategy & Innovation.

La scelta di redigere un Piano Industriale con un orizzonte decennale (2026-2035) fa impressione in un contesto così volatile. Come si giustifica questa ?

Stefano Cetti: In realtà traguardiamo l’orizzonte decennale da tempo, anche per allinearci al nostro socio industriale A2A. Ma l’elemento fondamentale è la consapevolezza che dieci anni rappresentano l’orizzonte corretto per rappresentare i trend strutturali del nostro settore e, soprattutto, la nostra strategia. Pensiamo al teleriscaldamento: è un business che richiede un forte impulso di investimenti all’inizio e diventa redditizio nel tempo. Questo non verrebbe rappresentato adeguatamente in un piano quinquennale. Inoltre, per la peculiarità dei nostri soci, sia industriali che pubblici, un respiro di lungo periodo è necessario per rappresentare gli interessi territoriali. Riteniamo che il decennio sia la misura giusta.

Quali sono i pilastri strategici che guidano questo nuovo documento?

Stefano Cetti: I pilastri rimangono sempre gli stessi, che confermiamo: Economia Circolare e Transizione Energetica. Mi piace sottolineare che questo piano, a differenza dei precedenti, nasce da un confronto molto intenso e concreto con i nostri soci territoriali. Abbiamo raccolto le loro indicazioni sulle strategie, e riteniamo di averle tradotte in modo adeguato, ponendo il territorio al centro.

Qual è il contributo più importante che il Piano prevede di portare alle comunità locali?

Stefano Cetti: Credo che il Piano abbia messo a fuoco le priorità per il territorio. Noi abbiamo elaborato iniziative specifiche che nascono da un’esigenza espressa. Cito due ambiti con un contatto diretto con i cittadini: l’efficientamento energetico e il teleriscaldamento. Agiamo per modernizzare e efficientare le strutture pubbliche e residenziali, riducendo il costo dell’energia per le persone.

Erica Caccamo: Sul teleriscaldamento, il legame con il territorio è strettissimo: a Como, il termovalorizzatore alimenta la rete di teleriscaldamento, chiudendo un ciclo di economia circolare. Stiamo anche ricercando cascami termici o vapore dissipato da soggetti industriali o futuri data center per alimentare ulteriormente le reti. Sul fronte dell’efficienza, siamo impegnati nello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (come il fotovoltaico) e nella riqualificazione degli edifici pubblici. Abbiamo fatto molti lavori con il Superbonus 110% in partnership con Ance, creando un indotto diretto sulle imprese del territorio.

Ci sono in programma investimenti per l’area di Como? Quali sono le aspettative legate al potenziamento della turbina del termovalorizzatore?

Erica Caccamo: Il potenziamento della turbina è uno dei progetti principali e ci aspettiamo che andrà a raddoppiare l’energia elettrica recuperata dal termovalorizzatore. Questo intervento, oltre a efficientare la produzione, ci predispone a sostenere il futuro sviluppo della rete di teleriscaldamento. L’intervento non aumenterà la capacità o i volumi di materiale gestito, ma ne renderà più efficiente il recupero energetico.

C’è poi il progetto di valorizzazione dell’area La Guzza, adiacente al depuratore. Cosa prevedete di fare?

Erica Caccamo: Stiamo valutando diverse opportunità di impianti di recupero e trattamento materia. Abbiamo deciso di puntare sul recupero della carta e sul trattamento/recupero dei pannelli fotovoltaici a fine ciclo vita. Sono filiere coerenti con le esigenze del territorio e con il nostro modello di business, che mira a chiudere il ciclo. L’obiettivo è trasformare l’area in un vero e proprio Hub Sostenibile. I lavori partiranno dal 2028-2029, una volta concluso il cantiere della turbina.

Il Piano prevede l’uscita da alcune concessioni idriche, come quella di Como nel 2026. Quali leve userete per bilanciare la dismissione di queste attività e mantenere il profilo economico?

Stefano Cetti: L’uscita dalle concessioni, come quelle di Como (fine 2026) e Varese (2034), è dovuta alla normativa vigente. Il profilo nuovo del Gruppo si basa su tre filoni per difendere la presenza sul mercato delle Commodities. Il primo è la conferma della presenza territoriale: manteniamo i nostri sportelli fisici, un punto di contatto e consulenza molto apprezzato dai clienti. Poi c’è l’efficientamento dei processi: ci doteremo di un nuovo sistema informativo CRM per meglio profilare, conoscere e servire i clienti, aumentando la fidelizzazione. E infine l’acquisto della materia prima: cercheremo di essere sempre più bravi nell’acquisizione di gas ed energia elettrica. Per quanto riguarda la parte servizi, la grande direttrice è lo sviluppo del teleriscaldamento e l’efficienza energetica, includendo FER (fotovoltaico e mini-idroelettrico) e la riqualificazione del patrimonio pubblico.

Una parte importante del Piano è finanziata da finanza sostenibile. Quale relazione c’è tra i piani di sviluppo e questa scelta finanziaria?

Erica Caccamo: La nostra strategia è intrinsecamente collegata allo sviluppo sostenibile, e stiamo cercando di darle concretezza attraverso strumenti finanziari mirati. Abbiamo già linee di finanziamento green con la Bei (Banca Europea per gli Investimenti), vincolate al raggiungimento di obiettivi specifici di sostenibilità. È un elemento molto operativo e sfidante. Dei 657 milioni di investimenti previsti, circa il 90% contribuisce direttamente agli Sustainable Development Goals (SDGs). Questo dimostra quanto il nostro piano sia fortemente collegato a impatti diretti sul territorio, transizione e economia circolare.

Sul fronte dividendi, confermerete l’attenzione alla remunerazione degli azionisti?

Stefano Cetti: Intendiamo confermare le percentuali che abbiamo sempre garantito. Tuttavia, voglio sottolineare la consapevolezza dei nostri azionisti, che sono i sindaci dei nostri comuni. Nei confronti recenti, l’interesse è stato orientato a mettere a fuoco una proposition complessiva per i territori, in termini di servizi e opere. Certo, i dividendi sono fondamentali per finanziare i servizi pubblici comunali, ma la volontà di investire in una proposta che risponda ai bisogni dei cittadini è cresciuta enormemente.

Infine, in tema di innovazione e risorse umane: in che modo l’Intelligenza Artificiale (AI) fungerà da acceleratore?

Stefano Cetti: Siamo convinti che questi ambiziosi obiettivi si possano portare a casa solo attraverso la qualità delle nostre risorse umane. Investiamo costantemente in progetti di integrazione, sulla parità di genere (abbiamo quasi azzerato il gender pay gap) e abbiamo un programma specifico per i talenti interni, per accompagnare chi raccoglierà il testimone in futuro. Per evitare il greenwashing, abbiamo incluso gli obiettivi di sostenibilità negli MBO di tutto il gruppo, dai dirigenti in giù, trasformandoli in sistemi di incentivazione.

Erica Caccamo: Stiamo approcciando l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale con un percorso strutturato e un approccio umano-centrico. L’AI non sostituisce, ma supporta le persone, abilitando l’accelerazione delle competenze, la crescita professionale e migliorando la sicurezza e il benessere. La riflessione è a 360 gradi, su tutti i business e le funzioni di staff. L’AI ci darà strumenti di flessibilità per adattare rapidamente il modello operativo ai cambiamenti e ci consentirà di mettere a terra infrastrutture più resilienti, in grado di rispondere velocemente anche a fenomeni naturali estremi. Fornirà anche servizi più semplici e magari più economici per i cittadini.

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