Arredo contro le regole Ue. «Rischio blocco dell’export»

La legislazione ambientale europea sempre più stringente preoccupa soprattutto piccole e medie imprese. Feltrin: «L’obiettivo della deforestazione è condivisibile, ma così com’è il regolamento risulta inattuabile»

L’Europa si muove verso una legislazione ambientale sempre più stringente, ma la transizione solleva non pochi interrogativi sul piano dell’applicabilità e della competitività per le imprese, in particolare quelle piccole e medie. Dopo la sua partecipazione a Ecomondo in fiera a Rimini, Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, analizza i nodi di due regolamenti europei che avranno un impatto importante sulla filiera: il regolamento sulla deforestazione e la responsabilità estesa del produttore.

L’Eudr è stato approvato nel 2023 con l’obiettivo di combattere la deforestazione a livello mondiale: qual è il problema nella sua applicazione per la filiera italiana?

L’obiettivo è assolutamente condivisibile, ma purtroppo il regolamento, così com’è, è destinato a essere inattuabile. Prevede una tracciabilità totale, un vero e proprio “albero genealogico” del legno che inizia con l’albero tagliato, al quale deve essere assegnato un codice di provenienza per certificarne l’origine da area non deforestata. Questo codice deve poi accompagnare il materiale in ogni singolo passaggio della filiera, dal semilavorato al prodotto finito. Il Regolamento European Deforestation-free products Regulation entrerà in vigore dal 30 dicembre di quest’anno e per le Pmi dal 30 giugno 2026, se non sarà posticipato al 30 dicembre 2026. Oltre ad estendere la gamma di prodotti interessati, obbligherà le aziende a integrare o redigere la Dichiarazione di dovuta diligenza.

Si tratta quindi, per le aziende, di tracciare una mole importante di dati e codici?

La gestione di questa mole di informazioni richiede un software costoso, che molte delle nostre aziende, a volte piccole o familiari, composte da due o tre persone, non possono permettersi come non possono sostenere l’assunzione di personale dedicato. Ma la filiera italiana è fatta per il 98% da piccole e medie imprese con una media di circa quattro addetti. È un obbligo sproporzionato che non tiene conto della nostra realtà produttiva.

La deforestazione, però, è un problema reale: come si può conciliare a conservazione ambientale con la sostenibilità economica del settore arredo?

L’aspetto più paradossale è che l’Eudr è pensato per combattere una piaga che, sostanzialmente, non ci appartiene. Circa il 95% del legno utilizzato in Europa è di provenienza europea, dove la deforestazione non è un problema certificato. Il restante 4-5% proviene da foreste certificate extra-europee, dove vige la regola di ripiantare tre o quattro alberi per ogni taglio. Stiamo introducendo un regolamento che non risolve un problema interno, ma causerà solo danni ingenti all’economia di un intero comparto.

Quali sono i rischi concreti con le prossime scadenze per l’entrata in vigore del Regolamento?

La scadenza è imminente: se le cose non cambiano, dal primo gennaio 2026 le nostre aziende rischiano di non poter esportare i loro prodotti. La filiera dell’arredo italiana esporta oltre il 53% della sua produzione. Bloccare questa capacità, per un’obbligatorietà insostenibile, è un colpo mortale. Inoltre, c’è il rischio di un afflusso di prodotti asiatici e cinesi sul mercato europeo. Da parte loro hanno già fatto sapere che non guarderanno queste regole. Certo, le regole potrebbero essere estese anche ai prodotti di importazione, ma il rischio è di una contrazione commerciale. Così, se l’Europa cedesse alle pressioni economiche globali, ci troveremmo nella situazione in cui le aziende europee sarebbero costrette a seguire normative inapplicabili, mentre i competitor internazionali ne sarebbero esentati, invadendo il nostro mercato.

Che azioni state intraprendendo come Federlegno Arredo?

Stiamo esercitando una pressione continua sulla Commissione europea, coinvolgendo il Governo italiano e le federazioni europee, per ottenere un rinvio di almeno un anno o per avere uno “stop-the-clock”, una sospensione dell’entrata in vigore. Dobbiamo aggiustare queste storture legislative e per farlo serve tempo.

Riguardo, invece, alla responsabilità estesa del produttore, sembra che la filiera abbia potuto assumere una posizione più proattiva?

Sì, è l’esempio di come sia molto più funzionale ed efficace far partire le regole “dal basso”. L’Epr è un esempio virtuoso di come la filiera può anticipare la legislazione. Invece di aspettare un regolamento calato dall’alto, in questo caso, ci siamo mossi per tempo. Abbiamo costituito un consorzio dell’arredo volontario. Il progetto, creato in collaborazione con le aziende della federazione, mira a gestire il fine vita dei prodotti d’arredo attraverso un sistema consortile. L’obiettivo è supportare le imprese nella transizione verso l’economia circolare, preparandole per una possibile futura implementazione della responsabilità estesa del produttore nel settore. Abbiamo presentato al Ministero dell’ambiente la proposta per la gestione dei materiali e dei prodotti finiti immessi sul mercato. Abbiamo anche siglato un accordo di programma per una sperimentazione su quattro aree campione in Italia, testando la raccolta degli arredi a fine vita.

Qual è l’obiettivo finale di questa iniziativa?

Contiamo di ottenere l’autorizzazione a operare per decreto. Il nostro intento è creare un sistema gestito dai produttori, ma con un’ampia partecipazione che coinvolga i rivenditori e i comuni, per governare l’intero ciclo di vita del prodotto, dalla messa in circolo al riciclo. Questo modello vorremmo proporlo all’Europa come esempio di regolamentazione efficace e legata alla realtà. L’Epr dimostra che quando il progetto viene dal basso, è accettato e sottoscritto volontariamente dalle aziende, perché risponde a una logica di filiera.

A Ecomondo FederlegnoArredo era presente con uno stand: qual era il sentiment di operatori e i relatori?

Abbiamo voluto essere coerenti: il nostro stand era realizzato con una struttura riutilizzabile e con arredi in sughero riciclato. Questo dimostra che la Federazione, pur non vendendo prodotti, promuove i principi della sostenibilità. A Ecomondo si respirava un entusiasmo di base: c’è la convinzione che la sostenibilità sia la direzione giusta e le aziende a ogni livello propongono soluzioni in tal senso.

E la preoccupazione?

L’entusiasmo è accompagnato da un forte senso di spaesamento e preoccupazione a causa delle distorsioni burocratiche come quelle dell’Eudr. L’idea di un’Europa illuminata, che dovrebbe unire per una direzione comune, rischia di essere minata da vincoli inapplicabili che ostacolano l’efficienza delle aziende e fanno perdere il senso di appartenenza.

C’è il rischio di un’involuzione burocratica che sottrae credibilità agli ideali fondativi?

Esattamente. Assistiamo a un estremismo nell’applicazione di alcuni principi scollegato dalla realtà. Vorrei invitare questi enti che legiferano a vivere una settimana nelle aziende per capire perché le Pmi sono preoccupate. Il principio del buon senso è fondamentale: dobbiamo mirare a questi principi, ma darci il tempo per arrivarci. Ricordo che il nostro continente contribuisce per circa il 6,5% alla CO2 mondiale. La nostra industria, nello specifico, produce l’1,9% di CO2 a livello europeo. Se anche chiudessimo tutte le nostre industrie, ridurremmo l’inquinamento mondiale di meno del 2%.

Per concludere, quali sono gli altri Paesi europei, oltre l’Italia, più coinvolti nella filiera del legno-arredo e quindi potenzialmente più esposti a questi regolamenti?

Italia e Germania sono i due pilastri della manifattura europea e, in particolare, della filiera dell’arredo. Poi ci sono alcuni paesi nordici, dove l’impatto di regolamenti come l’Eudr è forse percepito come più leggero, dato che lavorano spesso con grandissimi player, in grado di gestire internamente una parte della burocrazia. Ma è soprattutto l’Italia, con la sua manifattura polverizzata in piccole e medie imprese, a essere la più esposta e a rischiare di non poter gestire la burocrazia.

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