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Lunedì 05 Maggio 2025
Caldo e più eventi estremi colpiscono anche i giardini lariani: «Il clima cambia e ci sfida»
L’intervista Emanuela Orsi Borio e Costanza Pratesi indicano gli effetti nell’area lariana
Tra temperature che si alzano ed eventi meteo imprevedibili, Emanuela Orsi Borio, Responsabile Giardini e Parchi storici del Fai, e Costanza Pratesi, Responsabile Ufficio Paesaggio e Patrimonio, raccontano come il cambiamento climatico sta trasformando i giardini del Lario.
Quali effetti del cambiamento climatico si registrano nei Beni Fai della zona di Como?
Con sempre maggiore frequenza i nostri Beni sono colpiti da eventi meteorologici violenti. Come se non bastasse, questi eventi calamitosi non ricaricano le falde e le riserve idriche. Di recente infatti, a Villa del Balbianello non sono mancati temporali molto forti, che hanno generato problemi al giardino, ma abbiamo risentito anche i danni dovuti alla carenza d’acqua. Quattro o cinque anni fa, addirittura, il livello del Lario si era abbassato al punto che le pompe del nostro sistema idrico quasi non riuscivano a pompare acqua dal lago. Gli eventi metereologici estremi hanno anche reso evidente che gli attuali tombini non sono più sufficienti, come pure i pluviali delle architetture.
A questi problemi, si sommano specie aliene e parassiti.
Sì, oggi le specie aliene, sia vegetali che animali, sono aggressive e mettono a rischio anche le grandi alberature, soprattutto quelle “storiche”, che mal si adattano al clima che sta mutando. I bossi subiscono attacchi dalla piralide, un bruco esotico che li defolia, e possono essere attaccati da funghi quasi impossibili da controllare. Il ficus repens, gioiello del giardino di Balbianello, soffre del punteruolo del ficus, coleottero esotico di recente diffusione, e viene indebolito anche dal calpestio dei visitatori. Per questo motivo, oltre alle assidue cure contro il parassita, è stato anche sostituito il ghiaino che risultava essere troppo calcareo. I platani, poi, mantenuti in forma con regolari e importanti potature, sono soggetti all’armillaria e ad alcune specie di funghi.
Che tipo di interventi state mettendo in atto per aumentare la resilienza dei parchi?
Un buon esempio riguarda l’impiego dell’acqua: abbiamo avviato proprio a Villa del Balbianello un monitoraggio dei consumi idrici, con l’obiettivo di ridurre i consumi sia di acqua potabile sia di acqua prelevata dal lago. Per rispondere alla siccità e mantenere l’effetto estetico e la funzionalità metabolica ed ecologica delle piante, ci vuole infatti una sostenibile ma giusta quantità di acqua. Quindi si stanno sperimentando più frequenti irrigazioni delle aiuole, anche se questo comporta un effetto collaterale: la forte alcalinità dell’acqua rende basico il terreno e le piante rischiano di andare in stress nutrizionale. Parleremo di tutte queste nostre sperimentazioni anche durante l’imminente “Tre giorni per il giardino”, che si terrà al Castello di Masino.
I vostri giardini hanno anche un valore storico. Come si fa a mantenerlo vivo in un’epoca di grandi cambiamenti?
Custodire un giardino storico è una grande sfida. Occorre da un lato perseguire obiettivi finalizzati alla miglior conservazione della sua identità culturale, materiale e immateriale, ma dall’altra è necessario migliorare la qualità ecologica, rafforzare il legame con il contesto naturale e favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici. E poi il giardino va in parte ripensato. Il bosso può essere sostituito con una specie più resistente, ad esempio l’Ilex crenata? Al posto delle azalee si può fare una macchia fiorita con erbacee perenni? Alcune specie vegetali si adattano poco alle nuove condizioni climatiche: le sequoie, ad esempio, assorbono una quota importante per il loro metabolismo di acqua dalla chioma e disseccano.
La palma cinese Trachycarpos fortunei trova, invece, un ambiente favorevolissimo alla sua espansione, si dissemina ovunque lungo le sponde dei nostri laghi, formando boschetti difficili da controllare. Per affrontare in modo più efficace queste sfide è anche nata una “rete” tra le ville e i giardini storici del lago.
Quali precauzioni state prendendo invece per limitare l’impatto delle vostre attività a livello di emissioni?
Il Fai si è dato l’obiettivo di ridurre le sue emissioni di anidride carbonica del 35% al 2030 e di diventare carbon neutral al 2040. Su questa base, la Fondazione ha impostato un piano di monitoraggio dei propri consumi e delle proprie emissioni. I Beni diventano così dei laboratori in cui mettere alla prova e promuovere buone pratiche. Il Fai si impegna a mettere in atto politiche di sostenibilità ambientale basate sul risparmio energetico e sulla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Da qualche anno siete impegnati anche nel diffondere questa consapevolezza tra i cittadini. Che cos’è Fai per il Clima?
La campagna Fai per il Clima è stata avviata nell’autunno del 2021, in occasione della COP 26. Ogni anno, organizziamo un programma di iniziative, a partire dall’esperienza nei suoi Beni, dove la crisi ambientale, come abbiamo appena raccontato, si tocca con mano. Inoltre, ogni anno il FAI contribuisce a tenere alta l’attenzione del pubblico sulla Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite dedicata ai cambiamenti climatici, attraverso la redazione di articoli sull’andamento dei negoziati, interviste di commento e lettura dei lavori, aggiornamenti e post sui canali social.
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