Cultura, cucina e arte tessile. “Riprendiamoci” la nostra terra

La proposta “Komodo Como” è il ritorno all’autenticità. Dall’intuizione di tre amici un’idea semplice e ambiziosa: «Restituire il piacere di godere del proprio territorio»

Como

Komodo Como: il ritorno all’autenticità. A Como, dove il turismo sul lago sembra crescere senza sosta, nasce un progetto che riporta l’attenzione su chi il lago lo vive ogni giorno. Si chiama Komodo Como, una nuova società a responsabilità limitata fondata da tre amici, Carola Prini, Vincenzo Gatti e Luca Guarisco, con un’idea semplice e insieme ambiziosa: restituire ai comaschi il piacere di godere del proprio territorio, valorizzandone eccellenze artigiane, tradizioni e sapori.

«Il progetto — racconta Carola Prini, amministratore unico — è nato quasi per caso, la scorsa estate insieme ad altri due amici, tutti fortemente radicati sul territorio. Guardandoci intorno, abbiamo osservato l’aumento di un turismo in parte incontrollato. Si tratta di un settore in espansione più che legittimo, perché porta lavoro. Però ci siamo resi conto che, in questo nuovo contesto, i comaschi rischiano di perdere la dimensione più autentica della loro città, il piacere di godere dei suoi spazi. Tutto è diventato più difficile, anche solo trovare un luogo dove ritrovarsi e apprezzare la nostra cucina». Da questa riflessione è nata una società che organizza esperienze o, come le definiscono i fondatori, “eventi esperienziali”, intrecciando convivialità, cultura del territorio e anche arte tessile.

«L’arte è un’attività umana che consiste nel trasmettere ad altri, consapevolmente, sentimenti provati», la frase di Lev Tolstoj esprime l’idea fondativa di Komodo Como. «Crediamo che ogni forma di arte nasca dal desiderio di condividere emozioni autentiche e che la nostra terra, con le sue tradizioni e la sua bellezza, ne sia la più profonda espressione – aggiunge Carola Prini - la nostra missione è valorizzare le molteplici peculiarità del nostro territorio, che sono esse stesse forme d’arte: la tradizione tessile e manifatturiera, l’unicità dei prodotti locali, la cultura gastronomica, il paesaggio e la “riservata” ospitalità che da sempre ci contraddistinguono. Attraverso esperienze curate e autentiche, vogliamo far vivere a chi ci sceglie la nostra vera essenza: un equilibrio armonioso tra artigianalità, natura e tradizione».

Il progetto muove quindi dal desiderio di ritrovare spazi e ritmi più autentici, che permettano a chi vive a Como e dintorni di godere con lentezza e genuinità del nostro territorio. È un concetto che si avvicina alla filosofia della slow economy: un’economia fatta di relazioni dirette, filiere corte e valorizzazione dei saperi locali. «Vogliamo raccontare — spiega Prini — il lato vero di Como: i luoghi, le persone, le storie. Non un’immagine patinata per turisti, ma la realtà di chi qui lavora, produce, crea. Le nostre esperienze nascono da relazioni dirette con artigiani, produttori e giovani imprenditori».

Le serate Komodo Como uniscono più linguaggi: quello del gusto, del racconto e dell’artigianato. «Abbiamo già realizzato due eventi, il primo era dedicato a Kokun, un nuovo marchio tessile sostenibile di imbottiti di seta. Anche il cibo servito era coerente con la filosofia della serata e aveva la stessa attenzione a sostenibilità e qualità del prodotto protagonista. Il secondo evento è stato un incontro tra imprenditori e amici, dieci coppie che volevano condividere un’esperienza diversa, con piatti e vini valtellinesi presentati dai produttori». Il valore aggiunto, per le aziende, è la possibilità di raccontarsi in modo esperienziale. «Ci rivolgiamo anche a realtà che vogliono far conoscere i propri prodotti — spiega Prini — li aiutiamo a valorizzarli, legandoli al territorio. È un modo nuovo di fare promozione: autentico, sostenibile e conviviale. Perché la convivialità è cultura e la cultura può essere anche impresa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA