Energia, il conto è pesante: un’impresa su cinque è a rischio sopravvivenza

Artigianato A Como crisi per 7.956 attività, a Lecco 4.839 e a Sondrio 3.513. Soffre soprattutto la manifattura. Il commento di Marco Granelli, presidente nazionale di Confartigianato: «Possibile un’ecatombe»

Soffrono le grandi imprese, che in alcuni casi stanno predisponendo programmi di sospensione della produzione. Ma soffrono, forse anche di più, le micro e piccole imprese, direttamente ed indirettamente a causa della frenata dei capo-filiera. L’incremento dei costi energetici sta mettendo in grave difficoltà l’economia nazionale e le conseguenze, in assenza di interventi in tempi ravvicinati, potrebbero essere gravissime.

Una ricerca effettuata da Confartigianato evidenzia infatti come il caro-energia metta a rischio, a livello nazionale, 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano.

I territori

A livello territoriale, la regione più esposta da questo punto di vista è proprio la Lombardia: sono a rischio infatti 139mila aziende con 751mila addetti. In provincia di Como il rapporto considera in grande sofferenza 7.956 imprese, pari al 17,9% del totale delle aziende, con 38.074 addetti (il 21,5% del totale).

A Lecco in difficoltà sono 4.839 aziende (il 19,2% del totale) con 25.304 addetti, mentre in provincia di Sondrio l’incidenza è ancora più marcata: sono in pericolo infatti il 26,6% delle aziende (3.513) con 13.712 addetti.

Secondo il report dell’associazione degli artigiani, le attività più esposte ad un potenziale lockdown energetico o addirittura alla chiusura di imprese sono quelle cosiddette “energy intensive”: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri sedici comparti manifatturieri, tra cui spicca il tessile, come confermano anche gli imprenditori della provincia di Como.

Altri settori che stanno subendo le conseguenze di questa situazione sono la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.

«Rischiamo un’ecatombe di imprese – afferma Marco Granelli, presidente nazionale di Confartigianato -: servono interventi immediati ma anche rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti». Secondo il presidente dell’organizzazione, le misure di emergenza devono includere «l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre – conclude Granelli - va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico».

Secondo l’associazione, vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare comunità energetiche e per incrementare l’autoproduzione. Tra gli interventi che vengono sollecitati c’è anche la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno.

I settori

Sempre secondo l’analisi di Confartigianato, gli effetti del caro-energia non risparmiano il settore dei servizi, con almeno diciassette comparti sotto pressione a causa dell’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti. Si tratta, nel dettaglio, del commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico.

A questi si aggiungono i settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio: dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto e bus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua. I rischi si estendono anche alla logistica, con il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per la refrigerazione delle merci deperibili.

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