Intelligenza artificiale: «Chi impara ad usarla non deve averne paura»

La rivoluzione Il confronto con gli esperti organizzato dalla Cisl dei Laghi: «Ignorare la tecnologia è sciagurato, non sostituirà la componente umana»

“Intelligenza Artificiale: quali politiche a servizio di imprese e famiglie?” Questo il titolo del convegno voluto e organizzato da First Cisl dei Laghi, e dall’associazione “E.di.va – Etica, dignità e valori – Associazione Stakeholders delle Banche e delle Assicurazioni” per riflettere sulle prospettive e gli impatti dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione sul comparto del lavoro con un occhio particolare al settore del credito assicurativo fortemente esposto a questo fenomeno.

A moderare la mattinata, che ha visto la partecipazione di Michele Caruso, professore titolare di Intelligenza Artificiale e Strategie di Marketing all’Università Liuc di Castellanza; Massimiliano Pucciarelli per Agid, Agenzia per l’Italia Digitale, e Andrea De Palo, fondatore e Co-Inventore di Avanchair, Matteo Inzaghi, direttore di Rete 55.

Il credito

Banche, Assicurazioni e il mondo finanziario più in generale vivono di algoritmi. Tutto ciò mentre si sta iniziando una difficile trattativa di rinnovo del Contatto collettivo dei bancari con la previsione che tanti aspetti normativi saranno influenzati dalla digitalizzazione.

È necessario interrogarsi sulle opportunità e i rischi che l’Intelligenza Artificiale comporta ed è indispensabile formare e formarsi. In una fase, l’attuale, in cui l’opinione pubblica percepisce soprattutto i pericoli della tecnologia per il potenziale impatto a livello sociale e occupazionale.

«Per la Liuc - ha assicurato Michele Caruso - gli investimenti in ricerca e formazione su questi temi sono un pilastro e stanno diventando una componente essenziale dei corsi di laurea triennali e magistrali. Stiamo valutando le possibili integrazioni delle intelligenze artificiali all’interno di tematiche legate al mercato, alla finanza, alla comunicazione e al marketing».

L’intelligenza artificiale è un’enorme opportunità di business e ad oggi si stima che a livello mondo valga già 1,4 trilioni di dollari, mentre per il mercato Italia ci si sta avvicinando a un valore di circa un miliardo di euro che sta crescendo ad un ritmo di +30% anno su anno.

«I nostri studenti saranno i leader e i manager di domani e dovranno inevitabilmente essere pronti e saper affrontare le sfide che l’AI, Artificial Intelligence, che giorno per giorno sta aumentando il proprio quoziente intellettivo, ci porrà di fronte; perché, se è vero che in generale l’AI non andrà a rimpiazzare i manager, è altrettanto vero che rimpiazzerà quei manager che non ne faranno uso».

Anche nell’utilizzo quotidiano l’AI è diventata un vero e proprio vantaggio competitivo, un asset e uno strumento nella cassetta degli attrezzi dei manager e di tutto il mondo lavorativo di cui è necessario saper disporre.

«Le nuove tecnologie fanno parte della nostra quotidianità e gli strumenti che ogni giorno abbiamo a disposizione, dallo smartphone al computer o ad ogni altro device, hanno una capacità di calcolo tale che ne hanno reso democratico e detecnicizzato l’utilizzo» ha ribadito Caruso, avvertendo che l’intelligenza umana può e deve essere integrata con l’intelligenza artificiale in quanto questo può fare la differenza nella vita di tutti i giorni.

È opportuno in questa fase interrogarsi su quali siano gli elementi che effettivamente contraddistinguono e caratterizzano l’intelligenza umana; nella concretezza si tratta della capacità di creare e fare leva sulle componenti che l’intelligenza umana ha come elementi distintivi e che sono legati alle relazioni fra le persone; alla capacità di comprendere quegli assetti che la macchina e i dati non ci possono dare. Se c’è un bias, o una distorsione, all’interno dei dati è ovvio che avrò un bias all’interno degli algoritmi e degli output che sono il risultato del percorso.

Il settore bancario, insieme al mondo creditizio e assicurativo, è stato uno dei primi settori a fare uso dell’innovazione tecnologica in termini di utilizzo dei big data per le proprie strategie di marketing e oggi ne sta toccando con mano le opportunità, ma anche i grandi rischi.

Upskilling

«Se consideriamo il rischio in quanto tale ne vediamo gli aspetti più drammatici, dalla sostituzione delle risorse umane, alla trasformazione delle mansioni, alla necessità di formazione per un reskilling e upskilling delle competenze. «Dobbiamo imparare e gestire importanti novità che determineranno il mondo del lavoro non nel futuro prossimo ma già adesso, tenendo nella giusta considerazione i tratti dell’intelligenza umana quali la capacità di creare prossimità e di creare relazioni e non va sottovalutato neppure il ruolo sociale del mondo bancario che va oltre un mero 1 +1 =2. Da un lato si deve prendere il meglio dal discorso computazionale, quindi la rapidità di valutazione della solvibilità di un richiedente, ma dall’altro è necessario avere una capacità interpretativa data dalle competenze, dalla comprensione del fenomeno e del rischio di omologazione, perché 1+1 farà sempre 2 per la macchina, ma, come sappiamo non sempre è cosi nel mondo dell’umano, ed è l’intelligenza umana a fare la differenza».

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