Pil e inflazione a passi differenti

Intervista La peculiarità del contesto di crisi: timida crescita e meno potere d’acquisto. Campiglio: «Tutto si decide in autunno, tra tenuta dell’export e assunzioni»

«L’autunno andrebbe utilizzato al meglio per dare più consistenza alle diverse facilities che consentano alle aziende di investire e assumere. È necessario farlo, per mantenere vitali i distretti industriali, legandoli a una catena di relazioni umane fra imprenditori, lavoratori e territorio. E lo dico in senso economico». Lo afferma Luigi Campiglio, economista dell’Università Cattolica, che ci dà una lettura sull’economia dei mesi a venire.

Professore, che autunno possiamo aspettarci per l’economia e per il lavoro in Italia?

Per uno sguardo d’insieme consideriamo che dagli Stati Uniti c’è qualche segnale di stabilizzazione dell’inflazione e ciò potrebbe essere un segnale incoraggiante, seppure da prendere con cautela, sull’inflazione in generale. È un dato che rispecchia dinamiche che riguardano sì gli Stati Uniti, ma anche i Paesi industriali d’Europa. Sebbene sembri che ogni tipo di conflitto si sia dato appuntamento, l’autunno potrebbe non essere un periodo eccessivamente turbolento: finché l’area europea, e in particolare l’Italia, si trova nella situazione economica attuale potremmo beneficiare di una tregua, in cui anche le prospettive di rallentamento sui mercati indotte dai costi delle materie prime e dell’energia sono comunque differenziate fra settori economici.

L’Istat mostra che il Pil quest’anno cresce più delle attese, ma dal 2023, secondo anche le previsioni del Fmi e dell’Ue, per l’Italia si stima un peggioramento spinto da nuova inflazione.

Nell’ultimo anno e mezzo l’impennata dell’inflazione si è accompagnata a una crescita incoraggiante di Pil per l’Italia, tornata in modo significativo ai livelli pre Covid. Il problema sta nel potere d’acquisto delle famiglie, già ridottosi negli ultimi tre anni per i lockdown e per la pandemia che ha colpito con chiusure prolungate alcuni settori. C’è stato, dunque, un intervallo in cui il Pil è caduto, ma il livello dei prezzi e il tasso di inflazione sono rimasti generalmente elevati. Una condizione non simmetrica in cui i prezzi oggi sono troppo alti. Le famiglie possono fare del loro meglio per ridurre e sostituire al ribasso il livello di beni e servizi acquistati, ma di certo sarà molto difficile che la domanda interna possa essere traino per l’economia.

Cosa ci aspetta esaurita questa fase turbolenta della politica nazionale?

Possiamo augurarci che si torni a una stabilità che sia premessa di crescita. Ma credo che data la situazione possiamo ambire a una crescita contenuta, che ancora non rappresenta un aumento del tenore medio di vita.

Le pmi esportatrici saranno un nuovo traino visto il cambio col Dollaro che favorisce le vendite estere?

Le pmi possono guardare ai mercati esteri europei e soprattutto americani con maggior forza di quanto non abbiano fatto finora. Certo, il timore che la Federal Reserve continui ad aumentare i tassi di interesse da sempre più la misura di un rallentamento, speriamo non troppo brusco, dell’economia americana. Abbiamo comunque margini sulle esportazioni, vantaggio che può essere traino anche per la domanda interna: se le nostre pmi riescono a tenere sui mercati esteri producono di più, danno più occupazione e quindi maggior reddito alle persone. Certo non accadrebbe ai livelli che sarebbero invece possibili in una situazione simmetrica rispetto all’andamento della nostra inflazione, ma sarebbe comunque nuova crescita considerando anche che il beneficio delle aziende esportatrici si propaga anche sull’indotto costituito dalle non esportatrici.

Si aspetta un nuovo rialzo dei tassi da parte della Bce?

La politica monetaria della Bce, che pure è in parte collegata a quella americana, ha deciso il suo aumento e ciò ha significato un problema potenziale per alcuni settori: costruzioni, immobiliare e mutui da un lato, settore bancario all’altro, che ora potrebbe concentrarsi di più su una politica di sostegno alle pmi che hanno bisogno di ossigeno economico e quindi credito.

Presto l’Italia avrà un nuovo Governo, ma c’è un filo rosso che, chiunque vinca le elezioni, deve essere imprescindibile per equità e pace sociale nel Paese?

Ciò che è stato fatto dal Governo Draghi è da valorizzare e l’impatto degli investimenti possibili col Pnrr deve servire per costruire una nuova competitività del Paese, in cui tante imprese hanno bisogno di una riconversione ormai indifferibile. Gli investimenti in nuove fonti di energia sono un segnale al mondo economico e politico internazionale. Viviamo di aspettative, ma l’ultima indagine Istat sul clima di fiducia non è incoraggiante e rischia di incidere con un nuovo freno sull’economia. Mancano investimenti pubblici e privati, serve nuovo respiro per imprese e occupazione. Dobbiamo fare investimenti pubblici, le risorse di credito finanziario ci sono ma occorre che siano dotate di incentivi adeguati e fiducia che oggi francamente non abbiamo.

Lei studia da tempo la situazione del distretto economico lecchese. Cosa serve a questo territorio?

Lecco ha bisogno di investimenti infrastrutturali. Il Lecchese ha una propria capacità di crescere in modo endogeno e per continuare ad essere competitivo anche sull’estero deve in primo luogo esserlo all’interno e ciò è possibile se le imprese investono sulle persone.

Anche a Lecco i dati sull’occupazione crescono, ma a vantaggio dei contratti a termine e quindi precari.

È così, ma non ripetiamo gli errori del passato con imprese che vanno avanti con lo stop and go sull’occupazione che dà alle aziende solo benefici di breve periodo. Le imprese devono dire no al just-in-time del lavoratore, che porta solo una parcellizzazione dinamica di un’incertezza che fa male a tutta l’economia. Lasciar scadere un contratto a tempo determinato per riassumere un altro lavoratore nelle stesse condizioni è un processo corrosivo. Le imprese capiscano che il patrimonio di relazioni rende ricchi. Un’impresa che cresce è una comunità, è grave non capirlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA