Salone, sguardi sul futuro. Tutto il mondo è a milano

Numero speciale Questa sera l’inaugurazione alla Scala dell’edizione numero 61. Duemila espositori e buyer da 80 Paesi. Porro: «La forza di un’offerta plurale. L’alchimia di un evento capace di collegare i visitatori e le aziende»

Presidente del Salone del Mobile di Milano negli anni più difficili per la fiera, Maria Porro questa sera inaugura alla Scala la 61esima edizione dell’evento internazionale più importante per il settore arredo e design.

Qual è il ritratto del Salone 2023?

Siamo arrivati a quota 2mila espositori per una superficie netta espositiva di 168mila e 276 metri quadrati. Il dato interessante è che il 34% degli espositori sono aziende dall’estero, escluso il Salone Satellite dove invece la percentuale è più alta.

Dopo l’Italia, le nazioni più rappresentate sono Spagna, Portogallo, Germania, seguono paesi come Olanda e Belgio, ma ci sono anche nuovi ingressi come gli espositori dal Marocco e dal Vietnam e persino dal Liechtenstein. Ma anche da Paesi lontani e molto interessanti come la Corea del Sud, Canada, Usa e Australia. Uno dalla Nuova Zelanda e otto dal Giappone. Per l’Italia le regioni più rappresentate sono Lombardia e Veneto.

Come sarà l’affluenza del pubblico?

Il dato delle prevendite in biglietteria è molto positivo: riporta un importante incremento rispetto al 2022, un’altra cosa interessante è che, subito dopo i top buyer italiani, ci sono gli Stati Uniti dai quali abbiamo un ottimo riscontro.

A seguire ci sono Brasile, Germania, Francia, Svizzera e la Cina, presente in modo importante.

Oltre a questo abbiamo attivato un progetto per l’incoming invitando 400 giornalisti e buyer da 80 differenti Paesi. In generale i giornalisti che si sono accreditati sono circa 2mila.

È un dato molto positivo che dice dell’interesse che suscita l’evento.

Merito del Road show che si è svolto nei mesi immediatamente precedenti il Salone?

In parte credo di sì. In dicembre siamo stati a Miami, New York, Los Angeles per presentare il Salone. Per un mercato così importante come sono gli Stati Uniti, è interessante aprire nuove possibilità in tutte le città di seconda fascia che iniziano a diventare mercati di rilievo.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Ministero degli esteri, con l’agenzia Ice e grazie agli Istituti italiani di cultura all’estero. Ha consentito di svolgere un lavoro di promozione con la stampa ma anche con le associazioni di categoria locali come architetti e interior designer.

Al viaggio negli Usa si è aggiunto quello in Germania, ad Amburgo dove hanno sede le principali riviste tedesche di settore, e poi a Parigi e in India, Mumbai e New Delhi.

È la prima volta che la promozione del Salone viene svolta con incontri all’estero, dopo le limitazioni del Covid ci è sembrato opportuno raggiungere più interlocutori per rendere attrattiva la manifestazione, ora i frutti di questo lavoro si vedono con i buoni risultati della biglietteria.

In un insieme così vario, sia lato produzioni che pubblico di riferimento, qual è il filo conduttore che dà logica e uniformità al Salone?

La cosa bella della manifestazione è che mette insieme duemila espositori con tutte le differenze, le sensibilità e sfumature di un’offerta plurale. È proprio questo che lo rende estremamente interessante. Anche con il layout su un unico livello si è cercato di valorizzare al massimo le diverse identità cercando un’affinità di stili per facilitare gli interlocutori. Abbiamo accostato le aziende con linee simili e immaginato un modello distributivo che raggruppa per tipologie: l’alto di gamma o chi lavora con il contract. Per far convivere le diverse anime e rendere raggiungibili gli espositori per i loro interlocutori ideali. La forza del Salone sta nel riuscire a creare l’incontro tra il visitatore giusto con l’azienda che gli corrisponde e produrre un collegamento, un’alchimia funzionale a tutti.

In questo il digitale ci aiuta. C’è un’applicazione che permette al visitatore di orientarsi come con una bussola.

Qual è la relazione tra il Salone e la città di Milano?

L’accoglienza alla Scala di questa sera dice già di un’attenzione speciale per l’evento. Si tratta di un’accoglienza dedicata soprattutto agli espositori, ai buyer e alla stampa estera.

Confermiamo anche il progetto con cento studenti delle principali scuole e università di design milanesi che saranno nei punti nodali per aiutare i visitatori a orientarsi in città e a sentirsi accolti negli spazi espositivi e culturali di Milano dove si riversano quando la fiera alle 18.00 chiude i padiglioni.

La relazione funziona in questo modo: il Salone detta il calendario e fa da motrice del sistema di eventi che traina la settimana in città con proposte complementari. Per questo è fondamentale che Milano e tutta l’area continui a dimostrare uno spirito di accoglienza e ci auguriamo che ognuno faccia la sua parte. Se i prezzi per pernottare lievitano troppo alla fine uno studio di architettura estero, per esempio, deciderà di portare al Salone invece che 20 persone, magari la metà. Ci perdiamo tutti.

Qual è invece la relazione tra il Salone e la Brianza dell’arredo?

Osserviamo come tanti visitatori del Salone, soprattutto quelli che provengono da paesi molto lontani, decidono di trattenersi anche per la settimana successiva e la dedicano alla visita nelle aziende. Sono soprattutto i clienti cinesi che prolungano le visite per compensare la lunga assenza. Vedere direttamente i siti produttivi per i buyer è di grandissimo interesse e rende conto della qualità dei processi e dei materiali.

Quali saranno le novità del marchio Porro presentate in questa settimana?

Apriamo un nuovo negozio a Milano, il nuovo edificio avrà doppia visibilità sulla centrale via Visconti di Modrone e sulla pedonale via Ronchetti, con uno scorcio nascosto sulla vecchia Milano.

Con inaugurazione prevista durante il Salone del Mobile e progetto dell’architetto Piero Lissoni, il nuovo spazio su più livelli offrirà nuove sfide alla capacità sartoriale dell’azienda di arredare spazi su misura con precisione artigianale, declinando l’anima architettonica attraverso installazioni inedite.

Racconteremo le novità in chiave grafica e creativa ispirandoci al celebre libro di Bruno Munari “Nella nebbia di Milano”, sottolineando il legame speciale con il designer che ha creato il logo dell’azienda negli anni Sessanta e la fascinazione per la bellezza velata e misteriosa della capitale italiana del design.

© RIPRODUZIONE RISERVATA