«È stato Riella»: condannato a nove anni di carcere

Gravedona Condannato l’ex latitante per il brutale episodio ai danni di due anziani di Consiglio di Rumo. Minaccia lo sciopero della fame, poi torna a Opera con il sorriso. La difesa: «Sentenza ingiusta, faremo ricorso»

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ove anni di pena, solo sei mesi in meno di quanto aveva chiesto il pubblico ministero Alessandra Bellù al termine della propria requisitoria. E altri sei mesi per le munizioni trovate in casa durante una perquisizione.

Massimo Riella, 49 anni di Brenzio, è stato condannato ieri mattina dal Collegio di Como presieduto da Valeria Costi, per la rapina che risale al 9 ottobre 2021 quando una coppia di anziani di Consiglio di Rumo si trovò in casa un malvivente armato e con il passamontagna a coprirne il volto. Un colpo da circa 500, che fu tuttavia molto cruento. Il malvivente scappò poi dalla finestra del terrazzo.

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Le telecamere e il dna

Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Menaggio avevano portato a identificare proprio Riella. A incastrarlo le telecamere in prossimità della casa degli anziani, che l’avevano immortalato in un orario compatibile con la rapina, la testimonianza di due persone su un Apecar che avevano dato un passaggio a Riella proprio quella sera descrivendolo molto agitato come se stesse scappando da qualcosa, ed infine il Dna trovato sul manico della mannaia usata dal rapinatore che era stata repertata e fatta analizzare.

Riella, al contrario, fin dal primo giorno aveva negato ogni addebito, sostenendo di aver sempre ammesso i molti reati commessi in passato ma che in questo colpo non era minimamente coinvolto. La vicenda, fino a quel giorno limitata ad un ambito provinciale, era poi diventata nazionale nel mese di marzo del 2022 quando Riella, dietro la scusa di farsi portare a pregare sulla tomba della madre, aveva aspettato il momento giusto per scappare nei boschi. Mesi di latitanza. I carabinieri hanno poi scoperto che Riella stava preparando una fuga fuori dall’Europa con dei nuovi documenti in cui avrebbe dovuto chiamarsi Lorenzo Vitalio. Il 16 luglio 2022 il quarantanovenne fu infine arrestato in Montenegro, estradato in Italia e poi sottoposto al processo. Un lungo dibattimento in cui il pm aveva chiamato in causa proprio Riella: «Se davvero fosse stato innocente, perché aspettare così tanto a dirlo? Perché non farlo subito, nell’interrogatorio davanti al giudice? Perché non nei quattro mesi di latitanza, dove anzi stava preparando una ulteriore fuga? Semplicemente perché non è innocente e ha cambiato la sua versione in continuazione in base a quanto emergeva dalle indagini».

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Orario e statura

La difesa, rappresentata dall’avvocato Roberta Minotti, aveva invece a lungo battagliato criticando sia l’orario del colpo - «non compatibile con quanto è emerso in aula» - sia la statura del rapinatore, visto che la vittima parlò di una altezza intorno al metro e sessanta mentre Riella è quasi due metri.

Il Collegio ha poi trasmesso gli atti in procura per indagare – per falsa testimonianza – Maicol Borgoni, 33 anni di Stazzona, uno dei testi sfilati in aula che secondo il Collegio avrebbe mentito in merito a quanto sapeva.

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