(Foto di Biblioteca nazionale svizzera, public domain, via Wikimedia Commons)
Un assaggio dell’ultimo numero de “L’Ordine” del 2025 dedicato al viaggio sul Lario compiuto nel 1822 dal pittore svizzero Johann Jakob Wetzel con dieci stampe a colori. Da Riva di Novate Mezzola l’artista si recò in barca fino a Como e Lecco
Nel 2026 cadranno i duecento anni della navigazione dei battelli sul lago di Como. Un cambiamento epocale nel modo di viaggiare e anche l’inizio di una trasformazione del paesaggio lariano (si pensi al porto di Como interrato nel 1869 perché inadatto ai grandi piroscafi). Per introdurre il tema abbiamo pensato di regalarvi, come ultimo numero de “L’Ordine” del 2025, un estratto del “Viaggio pittoresco al lago di Como” compiuto e pubblicato nel 1822 dal pittore svizzero Johann Jakob Wetzel. Quest’ultimo realizzò, assieme all’incisore Joseph Meinrad Kälin, 15 vedute corredate di un ampio apparato testuale, che lo stesso artista attinse a diversi libri dell’epoca. Ve lo proponiamo, per gentile concessione di Leo Miglio e della Società Storica Comense, nella traduzione che Myriam Previero Miglio approntò per il “Larius”, antologia di descrizioni e immagini del lago di Como curata da Gianfranco Miglio ed edita, appunto, dalla Società Storica tra il 1959 e il ’66.
La superficie di questo lago è a 654 piedi sul livello del mare; è lungo da 9 a 10 leghe, ed è largo una lega. È contornato da ogni lato da montagne, le più alte delle quali, poste a corona nella parte superiore, si elevano a raggiungere gli 8077 piedi al disopra dello specchio delle acque. Si divide a Sud in due rami di 4 leghe di lunghezza; il ramo occidentale termina a Como, ed il ramo orientale a Lecco.
I principali fiumi che si gettano in questo lago sono l’Adda, il Liro ed il Mera; il primo viene da Bormio e dalla Valtellina, mentre gli altri due conducono al lago tutte le acque dello Spluga, del Settimo, del Maloja e di una gran parte della catena del Bernina, etc. Qualche volta, dopo lo sgelo, le acque si alzano di 15 piedi e 314 al disopra del livello normale; tale piena è soprattutto considerevole nel ramo di Como, poiché le acque non vi trovano adeguato scolo. L’Adda, infatti, esce dall’altro braccio presso Lecco.
Normalmente il vento del Nord, chiamato Tivano, si alza verso sera e soffia fino al levar del sole; la calma regna fino a mezzogiorno e cioè quando si leva il vento di Sud-Ovest, chiamato Breva. Per altro, questa successione è sovvertita dalla pioggia e dalla grandine che, cadendo sulle montagne vicine al lago, producono colpi di vento imprevisti, i quali irrompono dagli sbocchi di parecchie vallate e, discendendo talvolta verticalmente lungo pareti rocciose, sono molto pericolosi. Le barche ed i barconi non sono abbastanza larghi né abbastanza profondi e bisognerebbe sostituire vele latine alle vele quadrate di cui sono muniti; tuttavia, a meno che i barcaioli non siano ubriachi, disgrazie non ne succedono.
Da tutti i punti di questo lago, lo sguardo abbraccia contemporaneamente l’insieme delle rive. Le montagne dei Grigioni e della Valtellina degradano da una altezza di 8 a 9000 piedi alle sponde, ove poi, dalla parte di Como e di Lecco, fanno posto a colline alte da 1000 a 2000 piedi. Dalla base dei ghiacciai, dalle rocce di granito incappucciate di neve, uscendo da cupe foreste di abeti, dopo una traversata di 9 leghe, ci si trova trasportati come per incanto sotto il bel cielo d’Italia, nel seno di una natura graziosa, abbellita da ogni parte dalle mani dell’arte e del gusto.
Ovunque si vedono occhieggiare ville superbe circondate da una foresta di pini, cipressi, lauri, fichi ed olivi, dove l’arancio matura a lato della vite. Niente di più delizioso per l’amico della natura che il viaggiare su questo bel lago. Coloro che vengono da Chiavenna si imbarcano a Riva. Se invece si arriva dalla Valtellina si prende il battello a Colico o al Passo; di là si attraversa il lago per raggiungere Domaso sulla riva occidentale, ove sempre si trovano barche e buoni barcaiuoli.
Ci vogliono almeno due giorni per vedere bene tutte le bellezze e le curiosità del lago e dei suoi due rami. Coloro invece che intendono visitare solo una parte delle sue rive, conviene che da Domaso si rechino a desinare a Cadenabbia, ove sorge un ottimo albergo; nel pomeriggio possono visitare la Villa Pliniana e alla sera arrivare a Como. Cadenabbia, essendo alla stessa distanza dalle due estremità del lago, è un eccellente punto di sosta per i viaggiatori che hanno il tempo di visitare minutamente i dintorni.
Se si vuole attraversare la Lombardia, passando dallo Spluga, o uscendo dall’Engadina, la via conduce dapprima all’estremità più settentrionale e più piccola del lago di Como, il quale comincia appunto a Riva e viene chiamato impropriamente lago di Chiavenna.
Il paesino di Riva è composto soltanto da un’osteria e dalle capanne di pescatori, che occupano il primo piano a sinistra della nostra tavola. Dopo Riva viene il paesino di Novate, poi Verceia e Celerate. Le sponde di questo laghetto sono paludose ed esalano durante la stagione calda un’aria estremamente malsana, da cui derivano la malaria ed altre malattie. Per sfuggire a queste infezioni, molti dei rivieraschi abbandonano alla sera le loro case e passano la notte sulle alture vicine.
Le montagne che circondano questo laghetto sono per la maggior parte coperte di cupi castagneti. Qua e là non si vedono che casolari isolati e cappelle, e quasi ovunque la natura è tetra ed uniforme. Scendendo verso Sorico, si scorge l’apertura della Val Codera, e di fronte, dal lato occidentale presso Verceia, lo sbocco della valle del Ratti. Le mercanzie che giungono dalla Lombardia per essere trasportate in Svizzera, e quelle che l’Italia importa dalla Svizzera attraverso la strada del Monte Spluga, sono scaricate ed imbarcate, o sbarcate e caricate, a Riva; e questo traffico rende attiva la navigazione e procura agli abitanti del luogo una notevole fonte di lavoro.
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