Turismo sul lago di Como
fa il tutto esaurito
Fiducia per l’estate

I numeri pasquali confortano gli operatori. Tanti italiani, arrivi dal Nord Europa e anche dagli Usa. Leoni: «Sotto il record del 2019, ma non siamo lontani»

Bellagio tutto esaurito, Gravedona e Domaso idem, Cernobbio e Moltrasio completi, Tremezzina e Menaggio fully booked e anche Como è sold out per questo fine settimana di Pasqua.

Federalberghi della Provincia di Como ha raccolto dagli associati un deciso segnale di ripresa, merito del bel tempo, anche, ma le prenotazioni sono arrivate due, tre settimane fa, a conferma che la destinazione Lago e città sta riprendendo quota come meta del turismo internazionale.

«La richiesta è notevole e le prospettive ottime - ha commentato Luca Leoni, presidente degli albergatori di Confcommercio Como - pur con l’incertezza per quello che può succedere nei prossimi mesi, il sentito è più che positivo, anzi, proprio come dopo ogni momento di profonda crisi, c’è il desiderio post pandemia di uscire e di viaggiare».

Ancora non si è raggiunto il record di presenze che aveva registrato l’estate del 2019, con oltre un milione e 300mila arrivi tra gennaio e settembre, +12,2% rispetto allo stesso periodo del 2018, e oltre 3 milioni e 400mila presenze (+11,6%), dati Istat. Quello fu l’anno record della storia turistica del Lario, ma le premesse, in base alle attuali prenotazioni, sono per una stagione turistica con arrivi che comunque superano le presenze del 2018 e il 2017.

Ottimista, ma con ragionevole cautela, anche Cristina Zucchi, direttore generale Lario Hotels: «è la prima volta che si registra in anticipo il tutto esaurito per il fine settimana di Pasqua. Di solito si raggiungeva con qualche prenotazione last minute, mentre quest’anno già la scorsa settimana si era al completo. Osserviamo buoni numeri anche per la stagione estiva e gli ospiti sono rappresentativi di una varietà di target: famiglie, giovani coppie, gruppi di amici».

Sono soprattutto stranieri, preponderante l’afflusso da Germania, Francia, Spagna e nord Europa, con un ritorno importante degli Stati Uniti, ma rimane alto l’interesse degli italiani. «Si consolida quel fenomeno di riscoperta del laghi innescato dal periodo di pandemia - spiega Roberto Cassani, direttore Hotel Metrople Suisse Como - perché non era mai accaduto prima di ospitare così tanti connazionali».

La quota media di turisti stranieri in epoca pre Covid era attorno al 70%, ma in due anni gli equilibri del flusso turistico si sono modificati. «Vediamo anche il ritorno della clientela storica dagli Stati Uniti, che non sembra essersi allontanata a causa della guerra in Ucraina - continua Cassani - probabilmente dopo due anni di restrizioni non solo hanno desiderio di tornare in Italia, ma hanno anche le risorse economiche per farlo. In generale i segnali sono positivi per l’estate. Speriamo che i flussi proseguano per l’autunno e l’inverno fino agli eventi natalizi, per realizzare quella stagione lunga che tanto auspichiamo, senza che venga compromessa da nuove restrizioni sanitarie».

Si sta lavorando alla destagionalizzazione dell’intero sistema Lago di Como con obiettivo 2025 e in collaborazione con ville, giardini, Navigazione Laghi e strutture ricettive. Il tentativo è scongiurare l’effetto “Venezia” e rendere sostenibile e continuo l’incoming turistico. «Servirà far defluire i picchi di presenza estivi verso l’autunno e la primavera - è il tema più volte proposto da Luca Leoni - l’overbooking è un rischio che abbiamo corso nel periodo pre pandemia. Adesso non siamo a quel livello, ma va colta l’occasione per rendere le nostre località green e allungare la stagione fino a gennaio».

Possibile anche perché il turista che sceglie il lago è cambiato: se prima la media era over 60, ora il ventaglio si è allargato e sono molti i giovani.

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