Como: il Pd, Lucini
e l’idea di città

Bravo, bene, bis. Questa in sintesi la posizione ufficiale del Pd sull’operato del sindaco di Como, che si prende un otto come voto dal principale partito della sua maggioranza, oltre alla proposta di una ricandidatura.

Le notizie in questo caso, sono due. Il lancio di Lucini verso il secondo mandato e la prova dell’esistenza del Pd comasco che, pungolato da un’iniziativa di Forza Italia sull’amministrazione comunale, ha finalmente tirato fuori la testa.

L’idea di riproporre l’attuale primo cittadino di Como nasce anche dalla constatazione che, per combinare qualcosa di concreto, non bastano cinque anni. E la scelta del partito rivela fiducia sulla possibilità di venirne a una sul cantiere del lungolago che, anche alle elezioni del prossimo anno, sarà determinante come lo è stato nel 2012 per il risultato.

Da qui discende la cautela di Lucini che prende tempo sull’accettazione della candidatura nell’attesa del verdetto di Raffaele Cantone presidente dell’Autorità Anticorruzione sulla variante “ridotta” al progetto del lungolago. Un via libera pronunciato prima delle elezioni consentirebbe di arrivare alle urne con il cantiere aperto e, forse, a terminare i lavori durante il secondo mandato.

Il nodo è tutto qui, al di là delle dichiarazioni di facciata come quelle di Luca Gaffuri, deus ex machina del Pd comasco e tra i principali sostenitori del primo cittadino. Ma il futuro dell’attuale sindaco e dell’esperienza di governo del centrosinistra non dipende solo da queste considerazioni. Bisognerà infatti vedere quali saranno gli avversari con cui dovrà misurarsi Lucini. Soprattutto per quanto riguarda il candidato del centrodestra che, salvo sorprese provenienti dal fronte grillino e da esperienze civiche più o meno consolidate, sarà il principale competitor dell’attuale inquilino di palazzo Cernezzi.

Il nome di cui si parla, è noto, è quello di Mario Landriscina medico e “papà” del 118. Un personaggio di peso in grado di intercettare consensi anche al di fuori del recinto dei moderati. Ancora però non vi è la certezza sulla candidatura così come non si sa come si posizionerà il mondo che a Como gravita attorno a Corrado Passera il cui risultato nelle elezioni di giugno a Milano avrà effetti anche dalle nostre parti. Nell’attesa, forse, anche il centrosinistra potrebbe ragionare non solo attorno al nome di Lucini ma anche al progetto di città da proporre agli elettori. Se vi è, infatti, una lacuna dell’attuale amministrazione è la difficoltà a comunicare la propria idea della Como che verrà. Partendo da questi presupposti, la rosa dei nomi potrebbe anche essere allargata. Tanto per buttarne lì qualcuno ci sarebbero gli attuali assessori ai lavori pubblici, Daniela Gerosa e all’urbanistica Lorenzo Spallino che hanno fatto intravedere, nei rispettivi ambiti, di avere un’ idea di città peraltro non in conflitto con quella del sindaco. Se poi può essere quella giusta è un problema fra loro e gli elettori. Insomma se nel centrosinistra che ambisce a continuare a governare Como si aprisse un confronto sulle visioni per lo sviluppo del territorio non sarebbe un male. Perché alla fine, il progetto di cui ha bisogno la città in una fase cruciale di profonda trasformazione è più importante del candidato. A sinistra come a destra. Da qui al voto c’è ancora un anno. Il tempo non manca. E le idee?

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