Como: la caccia
al voto moderato

Nelle acque della Svezia sta andando in onda una sorta di live ispirato a Caccia a ottobre rosso, grande film sulla guerra fredda con Sean Connery, che racconta di un sommergibile nucleare sovietico braccato.

Ma anche nel centrodestra italiano e comasco è in scena una caccia che potrebbe essere avvincente. Quella alla leadership dello schieramento moderato. La situazione locale non è differente da quella nazionale. Berlusconi, che ormai sembra aver esaurito le sue vite politiche da felino, lascia un vuoto colossale di rappresentanza, solo in piccola parte riempito dai partiti

succedanei di quello forzista o da qualche sconfinamento nel centrosinistra, ambito dalla Lega “nazionalizzata” da Salvini e da Grillo con la sua politique d’abord. La maggior parte di coloro che compongono questo blocco sociale si sono però autoesiliati dalle urne in attesa di qualcosa o forse di nulla. Una cartina di tornasole di questo stato d’animo che pervade anche il centrodestra comasco è dato dalla platea che martedì sera ha assistito, al teatro Sociale, alla presentazione del libro programma di Corrado Passera, uno che non fa mistero di voler riunire in un movimento politico tutti coloro che non si riconoscono in Renzi. Già il fatto che l’ex top manager nei settori dell’editoria, delle poste e delle banche sia riuscito a riempire la location è tutt’altro che scontato. La composizione del pubblico, in particolare di alcuni rappresentanti del mondo economico e sociale comasco faceva capire che erano tutti lì ad annusare e capire se Passera può essere la persona adatta a sostituire l’insostituibile Berlusconi. Perchè l’ex Cavaliere, come il geometra Calboni di Fantozzi, sarà stato quello che è stato, ne avrà combinate più di Carlo in Francia, ma un carisma da leader come il suo è difficile trovarlo. Ci sarebbe Renzi, ma sta dall’altra parte, al netto del patto del Nazareno.

E che prendere il posto di Silvio sia tutt’altro che una passeggiata di salute, lo dimostra la Spoon River di tutti coloro che ci hanno provato. Da Fini, delfino spiaggiato, a Formigoni, rimasto in attesa di salire al trono quasi come Carlo d’Inghilterra, ad Alfano che però non c’ha il quid e neppure gli crescono i capelli anche posticci, a Fitto svaporata meteora. Tutti già per terra. A Como non siamo messi in maniera molto diversa. Tanti aspiranti leaderini ma nessuno, all’apparenza, in grado di scaldare la maggioranza di cuori moderati, come comunque in parte era riuscito a fare Alessio Butti, l’ultimo leader locale, migrato in Fratelli d’Italia e ancora in attesa di una second life politica.

Lo spazio c’è insomma. Il problema, anche per Passera, è riuscire a riempirlo. Perché in una politica che è ormai tutta comunicazione, come nota con rammarico Emanuele Macaluso, uno che il pane duro della Prima Repubblica lo ha mangiato, l’ex ministro di Monti, rappresenta sì in questo caso davvero l’anti Renzi.

Di certo a Como, c’è anche un’altra fetta della grande torta moderata che attende di essere fagocitata. Quella di coloro che, alle ultime amministrative, hanno scelto Lucini e abbandonato il centrodestra dell’ultima amministrazione Bruni, quella della Ticosa e delle paratie. Voti in libera uscita che. stando ai pissi pissi sempre più rumorosi sarebbero pronti a rientrare. Ma solo di fronte a una proposta e a una leadership credibile. Insomma, sul Lario l’elettorato di centrodestra è oltremodo liquido. Chi sarà in grado di convogliarlo vincerà la partita del futuro.

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