Il lago spazzatura
un problema di tutti

Come diceva un tale? “Come mi scoccia avere sempre ragione”. E infatti aveva ragione. Perché in molti casi è davvero spiacevole aver azzeccato una previsione. Quando l’amministrazione provinciale rese noto di non aver più soldi per mettere in acqua il suo battello spazzino, mentre quello del Comune era affondato, questo giornale, che ha tanti limiti evidenti, ma almeno prova a fare qualche battaglia in favore del territorio, segnalò il rischio di trovarsi con i turisti costretti a digerire le prelibatezze di Expo davanti a un lago color monnezza.

Qualcuno, in risposta, mise in giro immagini di acque cristalline come a fare spallucce e dire: “ma guarda cosa vanno ad inventarsi...”. Pensare che la politica dovrebbe essere anche lungimirante. Ma forse ormai questo termine da Prima Repubblica (quella buona buttata via assieme all’acqua sporca di Tangentopoli) non va più di moda in tempi in cui tutto si consuma in un amen e della formica come cantava Heater Parisi non ci cale mica perché cicaleggiamo tutti.

Ma tant’è che con la giornata monsonica di venerdì (fenomeno ormai non infrequente dalle nostre parti) e gli immancabili ammassi di ramaglie e schifezze varie travasati nel lago dai suoi affluenti, siamo arrivati a un poco tranquillo weekend di spazzatura senza nessun mezzo in grado di intervenire. Quello nuovo comunale è andato subito in panne, il natante provinciale è fermo per l’atavica carenza di quattrini.

Il risultato è stato tutto un fine settimana di solare quiete dopo la tempesta ,con il lago indecente offerto ai tanti visitatori. Forse sarebbe ora di dire basta. Perché altrimenti hai voglia a promuovere l’immagine di Como.

La vicenda dei battelli spazzino è anche una faccenda burocratica con un natante comunale che pulisce un pezzetto, uno provinciale che ne fa un alto e un terzo dell’Autorità di bacino che completa l’opera. Ci sarà certamente una motivazione plausibile (il trucco della burocrazia italiana è quello di infilare sempre una spiegazione impeccabile dal punto di vista formale), ma ha poco senso. Come forse non ne ha aver ridotto in questo modo le Province che in pratica non possono più spostare uno spillo per mancanza di palanche. Le riforme non sono come quel noto prodotto lassativo per cui bastava la parola. Anzi, in caso contrario rischiano di provocare il medesimo effetto del confetto in questione (ci si perdoni il calambour).

Per quanto riguarda il piccolo naviglio di palazzo Cernezzi (tre guasti in pochi giorni, un record) che non riesce proprio a navigare, forse si potrebbe adottare il sistema con cui Peppone, nel racconto di Guareschi che ha ispirato anche il film “Il compagno don Camillo” riesce a far partire il trattore offerto dai compagni del comune sovietico a quello di Brescello, dopo averlo fatto benedire dal parroco.

Dopo la denuncia del nostro quotidiano, era stata messa una pezza sulla questione della pulizia del lago. I fatti di questi giorni hanno dimostrato che non è sufficiente: serve una soluzione più strutturata e definitiva. Non si può pretendere che i numerosi cittadini volontari che hanno già toppato con il loro lavoro le molte falle pubbliche sulla pulizia della città si immergano anche nelle acque con gli scopettoni i secchi.

E non si può dare torto all’assessore Magatti quando dice che il Comune non deve essere lasciata solo a mettere le mani nell’immondizia delle acque. Perché il lago è patrimonio di tutti. Nel bene e nel male.

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