L’assessore in Regione
una cambiale da incassare

Come le colpe dei padri non devono cadere sui figli, quelle degli eletti non devono penalizzare gli elettori e, soprattutto, il territorio. Ammesso che si possa chiamare “colpa” quella di aver ottenuto la fiducia di oltre 8mila e 300 comaschi. Tante sono le preferenze che può vantare Alessandro Fermi, coordinatore provinciale di Forza Italia e sottosegretario nella giunta regionale guidata da Roberto Maroni. Certo, sono lontani i tempi in cui le lotte intestine negli azzurri tra Giorgio Pozzi e Giuliano Sala facevano sì che i due di voti arrivassero, insieme, a raccoglierne quasi 40mila. E poi la lista dei candidati era più corta. Ma la performance di Fermi fa sì che sia stato il terzo consigliere regionale più votato dietro solo all’altro forzista Giulio Gallera e (non di molto) all’ex presidente della provincia di Sondrio, Massimo Sertori (Lega). Ma mentre per quest’ultimo sembra certa la nomina ad assessore, oltretutto con un delega molto legata al suo territorio (si parla di quella per la Montagna), il deludente esito complessivo di Forza Italia rischia di tenere invece Fermi fuori dalla squadra di Attilio Fontana, neo presidente della Regione.

Stando ai pissi pissi gli sarebbe stata offerta la pur importante carica di presidente del Consiglio regionale che lui ha rifiutato. Il che gli fa onore. Perché la presidenza dell’assemblea regionale da lustro e potere a chi svolge questo ruolo, un assessorato, magari assegnato che gli stessi criteri utilizzati per il valtellinese Sertori, se gestito con competenza e correttezza, può portare importanti benefici al territorio e alla comunità che, con i suoi voti, ha, in qualche modo designato l’assessore. Anche se si sa che la legge affida questo compito al presidente della Regione.

Piaccia o non piaccia e la democrazia. Si dice, in questi frenetici giorni di trattative e caccia alle poltrone come tutte quelle che seguono un’elezione, che Como sarebbe “premiata” con un assessorato in quota Lega, per Giulia Martinelli. A parte che bisognerebbe capire con quale delega la signora entrerebbe nell’esecutivo, appare paradossale che il riconoscimento negato a chi può portare in dote al centrodestra e a Fontana oltre 8mila e 300 voti, possa a essere concesso a una persona che neppure si è sottoposta al vaglio degli elettori. Questo senza nulla togliere alle qualità di Giulia Martinelli.

Intendiamoci, la questione non è o Fermi o il diluvio, bensì quella di poter rivendicare per il territorio comasco che ancora una volta si è affidato in larga maggioranza a quel centrodestra quasi sempre premiato dagli elettori, una rappresentanza adeguata alle nostre esigenze. Che, in prima istanza, riguardano soprattutto il completamento della tangenziale che migliorerebbe in maniera più che rilevante le preoccupanti condizioni di una viabilità che opprime e soffoca la città capoluogo e alcuni comune del circondario. Vi è poi il nodo del sostegno alle nostre aziende, ai distretti produttivi del tessile e del legno, certo non secondari nell’ambito dell’economia lombarda.

Inoltre, il territorio comasco vanta qualche credito nei confronti del governo regionale e di Forza Italia. Nelle ultime due legislature non abbiamo avuto alcun assessore. Colpa, certo, di una comunità che ancora non riesce pur nella ricchezza e nella qualità di profili nell’ambito delle professioni e dell’associazionismo, ad esprimere in politica personalità in grado di farsi valere sui tavoli milanesi e romani. I nostri amati-odiati vicini di Varese e Lecco ci hanno dato amare lezioni negli anni in questo senso. E colpa anche di alcune diatribe politiche tutte nostre che nel passato, hanno agevolato l’esclusione dei comaschi dai posti che contano al Pirellone a Palazzo Lombardia.

Riguardo al partito azzurro è opportuno ricordare che il territorio lariano ha mandato in Parlamento solo candidati “non indigeni”, ma paracadutati dalla segreteria. Un’altra cambiale che sarebbe giusto mandare all’incasso.

Adesso il territorio ha le carte in regola. Attilio Fontana e i partiti che lo sostengono hanno speso promesse per Como, legate in particolare alla tangenziale, che non possono aver dimenticato. Ma con un interlocutore autorevole e legittimato dal territorio nella giunta regionale, ci sentiremmo più tranquilli. Fino a prova contraria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA