Posti blu:quando
il partitoè in vacanza

Quando il partito è in vacanza. Dietro la sempre più grottesca (sul versante politico) e irritante (per i cittadini) faccenda degli aumenti surrettizi introdotti nei nuovi parcheggi blu donati ai comaschi dall’amministrazione comunale, spicca l’assenza del Pd. Già, il Pd: quello che dovrebbe essere il partito di maggioranza relativa a Como, sia pure per grazia o disgrazia (altrui) ricevuta alle elezioni amministrative del 2012.

Ebbene, qual è il contributo dei democratici al pasticciaccio politico combinato dalla giunta che sostengono? Un comunicato di poche e scarne righe di appoggio all’azione di Lucini e compagnia bella. Fine delle trasmissioni.

Per carità, siamo nella Seconda Repubblica, quella dei partiti personali, di plastica, dei non partiti. Ma chi ha memoria della Prima non può che restare allibito di fronte a cotanta ignavia. Se una cantonata simile a quelli sui posti blu, con le tariffe ballerine decise da un dirigente che non ha informato l’assessore competente, anzi forse sì ma non si sa, con il sindaco che non sa che posizione prendere, la giunta che si divide, i cittadini cornuti e mazziati che si infuriano, si fosse verificata 20 anni fa, saremmo sommersi da prese di posizione, distinguo, indirizzi programmatici, da parte dei partiti di maggioranza e opposizione. Certo, politica politicante, che però aveva il merito di allargare gli orizzonti del dibattito. Senza voler passare per nostalgici di un tempo che non tornerà più, se al posto del Pd come forza di maggioranza ci fosse stata la Dc d’antan avrebbe già preso la situazione per le corna. E forse individuato una soluzione. Magari non quella auspicata dai cittadini, cioè la retromarcia sugli aumenti, ma qualcosa, dalla mitica sede di via Diaz sarebbe uscito fuori. Ma il Pd è in vacanza come il sindaco che forse - si può capire - vuole godersi qualche giorno di riposo dopo un’estate piena, prima di afferrare la patata bollente, magari nel frattempo intiepidita.

Se le ferie di Lucini si possono comprendere, quelle infinite del Pd un po’ meno. L’unica voce discordante a proposito dell’appiattimento del partito sulle posizioni dell’esecutivo (che peraltro non sono affatto chiare e univoche) è stata quella di un (non caso) reduce della Prima Repubblica: Gianstefano Buzzi che avrebbe invitato il partito a guidare, indirizzare e casomai supportare l’azione della giunta del capoluogo, anziché limitarsi ad avallarne le decisioni. Un refrain che può valere su tutte le altre questioni affrontate dalla nuova amministrazione comunale nel silenzio di quello che dovrebbe essere l’azionista di maggioranza dell’esecutivo di palazzo Cernezzi. Certo, il Pd non ha indicato il sindaco che è stato scelto attraverso le primarie di coalizione assieme a una parte della giunta,a visto che tutti e tre i competitor sconfitti da Lucini sono divenuti assessori. E la vittoria del primo cittadino si deve anche al contributo importante della lista civica che lo ha sostenuto- Basta come giustificazione per questo disimpegno? No, perché se la politica è anche confronto di interessi, i partiti hanno il dovere oltre che il diritto di intervenire magari per tutelare quelli dei cittadini se sono in conflitto con le esigenze di cassa del Comune, come potrebbe essere nel caso degli aumenti spuntati nel deserto di agosto. I partiti possono anche essere utili quando fanno il loro lavoro. Se se ne stanno in vacanza (pagata dai contribuenti con i rimborsi elettorali) servono a nulla. Anche quelli dell’opposizione comunale, da cui sulla vicenda sono giunti solo interventi dei consiglieri..

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