Ancora limiti ai familiari nelle Rsa
«Siamo tutti vaccinati, non basta?»

I parenti degli anziani: «Ci consentono di entrare solo venti minuti al mese» - «E nella settimana del colloquio, niente videochiamata». La replica: «Manca personale»

Como

Visite con il contagocce ai familiari nelle case di riposo, monta la protesta.

A inizio mese le nuove linee guida ministeriali, alla luce dell’avanzare della campagna vaccinale, avevano fatto sperare in una progressiva riapertura delle Rsa. Queste speranze però rimangono ancora in larga parte disattese. Dopo un tremendo anno e mezzo di pandemia e un isolamento forzato degli anziani, ci sono figli a cui è permesso vedere i genitori in Rsa per non più di venti minuti al mese. Distanze e saluti dalla finestra sono ancora una realtà, contrariamente alle attese vaccini e tamponi non hanno fatto riconquistare ai familiari una vicinanza ai loro affetti. Alla Ca’ d’Industria, in via Brambilla, i quattro parenti più stretti di un anziano raccontano di poterlo vedere in coppia, a turno, una sola volta ogni trenta giorni con un minutaggio limitato. «Dopo 17 mesi di mancanza di contatto diretto - ci racconta uno di loro - non mi sembra una grande conquista».

Molte Rsa continuano a fare uso delle videochiamate. «Si, ma nella settimana in cui ci è permesso il colloquio, non si può effettuare la videochiamata». Altri familiari, questa volta alle Marcelline, raccontano di incontri senza carezze e con un banco di mezzo per mantenere le distanze, sebbene sia l’ospite che il familiare siano vaccinati.

Altri parenti, alle Giuseppine, lamentano la presenza costante di un operatore ad osservare gli incontri. Altri spiegano che oggi è impossibile portare a fare un giro a casa un parente, anche fosse per mezza giornata, e non si può nemmeno portare loro un dolce o un presente.

C’è poi un altro fatto che fa molto arrabbiare i parenti: la presenza in Rsa di operatori non vaccinati. «Il mantenimento della “bolla” all’interno delle Rsa – sottolinea una famiglia comasca - impone a noi visitatori di attenerci a un rigido protocollo e ad una serie di condizioni per evitare la possibilità di contagio escludendo perfino la possibilità di usare il parcheggio. Dall’altra parte però è impossibile sapere se tutto il personale che quotidianamente entra ed esce dalla Rsa sia già stato vaccinato». Ecco, la risposta è no, non tutti gli operatori sono vaccinati. L’obbligo di legge, che vale per i sanitari, non esiste per i lavoratori dei servizi che comunque frequentano ogni giorno le Rsa.

Ma per quale motivo ci sono ancora tutte queste restrizioni, nonostante i vaccini? «Oggi i nostri operatori oltre a fare il consueto lavoro devono organizzare gli appuntamenti – risponde Gianmarco Beccalli, presidente della Ca’ d’Industria – controllare i certificati vaccinali, gli esiti dei tamponi, verificare le distanze. In più le circolari mettono alcuni paletti, non possiamo ricevere ogni giorno tutti i parenti o creeremmo assembramenti». Le circolari però non specificano i minuti di durata degli incontri o i giorni che intercorrono tra una visita e l’altra. Decide la singola struttura. «Educatori, animatori e sanitari devono seguire e riabilitare gli ospiti – dice Marisa Bianchi, la direttrice della Ca’ d’Industria – non possiamo destinarli alle sole visite. Prima del Covid l’ingresso era libero, si saliva nelle camere quasi autonomamente. Oggi non è possibile. Sono modalità impegnative».

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