ERGASTOLO

Alle 18 la sentenza del processo per la strage di Erba: carcere a vita e tre anni di isolamento per i coniugi Romano

Ergastolo e isolamento diurno per  complessivi tre anni. È questa la pena inflitta dalla Corte  d'Assise di Como a Olindo Romano e Rosa Bazzi, dopo quasi sette ore di camera di consiglio. I due imputati non erano in aula alla lettura della sentenza. Un applauso al termine della lettura da parte del giudice Bianchi. Il pm Astori ha commentato: "Era l'unica sentenza possibile". Per il difensore avvocato Pacia si tratta di "una sentenza già scritta. Ricorreremo in appello su tutte le basi". Carlo Castagna: "Pena giusta, non una vendetta".

LA GIORNATA
La mattinata si è aperta con un colpo di scena, "colpo di cannone" come ha detto Enzo Pacia, uno dei difensori.

L'UOMO MISTERIOSO
La svolta è arrivata con una comunicazione del pubblico ministero, Massimo Astori, relativa a un fax proveniente dalla Casa circondariale di Vigevano, dove è detenuto Azouz Marzouk, marito, padre e genero di tre delle quattro vittime. Il documento riferisce di un colloquio della parte lesa con la Polizia penitenziaria nel quale Marzouk avrebbe espresso la volontà di manifestare i propri "dubbi" sulla ricostruzione dei fatti.
La circostanza è frutto, secondo il fax, della visita di uno sconosciuto ai familiari di Marzouk in Tunisia durante la quale questa persona avrebbe detto che i responsabili non sono gli attuali imputati. Marzouk ha saputo di questa visita durante una telefonata avuta il 18 novembre 2008. Il colloquio con la Polizia penitenziaria è invece avvenuto durante il trasferimento da Como al carcere di Vigevano.
Tuttavia il pubblico ministero, Massimo Astori, ha dichiarato che a suo parere il colpo di scena dei dubbi espressi da Azouz va interpretato come "uno dei tanti episodi di disordine comportamentale di Azouz Marzouk. Ho il sospetto che atti così a sorpresa tendano a rubare la scena prima di discutere, in un altro processo, la sua espulsione dall'Italia che non ha digerito". "Dal punto di vista tecnico - ha aggiunto Astori riferendosi al valore probatorio dei fatti riportati da Mazouk - credo che la vicenda possa chiudersi qua".

AMMESSE LE NUOVE PROVE?
I giudici, dopo una breve camera di consiglio, hanno però rigettato le richieste della difesa di sentire i genitori dello stesso Azouz, il personale del carcere di Vigevano, affinchè sia identificata la persona che nelle settimane scorse si sarebbe recata nella casa dei genitori del tunisino sostenendo che non erano i due imputati i responsabili dell'eccidio.

LE DICHIARAZIONI DI OLINDO
Sempre in mattinata hanno fatto rumore le dichiarazioni spontanee di Olindo Romano il quale, pur professandosi innocente e sostenenedo che la vita è cambiata anche per lui e la moglie ("siamo persone umane, non come ci hanno descritto"), ha espresso il suo dolore e ha rivolto le condoglianze  ai familiari delle vittime. Dai banchi dove sono seduti i parenti dei morti sono partite grida di sdegno e indignazione all'indirizzo dell'imputato.

LE TESI DELLE DIFESA
Nel frattempo non si è spento l'eco delle arringhe della difesa, in particolare laddove sia Pacia che Schembri hanno tentato di demolire l'impianto accusatorio del pm Astorri. L'avvocato Fabio Schembri, chiedendo l'assoluzione per Olindo Romano, imputato con la moglie Rosa Bazzi per la strage di Erba, ha così concluso il suo intervento: rivolto ai giudici ha detto "ricordatevi che si chiama Olindo Romano, ha fatto l'alpino, e questo lo rivendica, è nato ad Albaredo San Marco e ama la sua sposa, Rosa Bazzi sopra ogni cosa, ma soprattutto è innocente". Schembri, aveva dimostrato nella sua arringa come la confessione di Olindo Romano, imputato per la strage di Erba, sia stata «indotta» ha sottolineato come, nella sua confessione, davanti ai pm, l'imputato abbia commesso 243 errori e su particolari rilevanti. In particolare, Olindo raccontò di aver inferto quattro, cinque, sei colpi a una delle quattro vittime, la vicina di casa Valeria Cherubini, mentre l'autopsia dimostrò che la donna fu colpita 43 volte. «Siamo stati derisi, attaccati, vilipesi - ha proseguito Schembri -, nei manuali di retorica quello che è stato fatto da pm e parti civili si chiama "attacco ad hominem", ne parla anche Schopenhauer: attacca, delegittima e avrai ragione». Dal canto suo l'altro difensore, Enzo Pacia, ha insistito sulla non colpevolezza di Olindo mettendo in evidenza quelle che, secondo lui, sono state le incongruenze delle indagini. Pacia ha toccato tutte le corde dell'emotività, soffermandosi sul legame di coppia dei due imputati. E sollecitando l'assoluzione ha messo sul tappeto la possivbile alternativa: se il tribunale non fosse d'accordo con questa tesi, dovrebbe almeno ritenerli infermi di mente. Una tesi che ha fatto indignare il figlio del supertestimone Frigerio il quale si è dichiarato offeso per molte delle frasi pronunciate dalla difesa. Altro momento di alta tensione nel giorno delle difese: quello in cui Rosa Bazzi si è commossa mentre gli avvocati ricordavano le violenze subite in gioventù e il suo legame con Olindo.

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