Crisi a Como, la Lega agli alleati
«Litigate sul nulla, così è allucinante»

Turba: la colpa è di chi scappa e di chi fa acquisti. Il vicesindaco: «La crisi? Non è chiara neanche la causa»

La Lega Nord, il partito che esprime in consiglio comunale il maggior numero di consiglieri (sei) finora era stata alla finestra a guardare gli alleati litigare tra di loro. Ora, con Forza Italia fuori dalla giunta, ma comunque determinante in consiglio comunale e con la situazione a Palazzo Cernezzi tutt’altro che risolta, è il sottosegretario regionale Fabrizio Turba ad attaccare. Parla di «litigi sul nulla», invita gli azzurri a definire «una serie di temi su cui lavorare» e descrive come «allucinante» la vicenda dell’assessore Francesco Pettignano (dimessosi ufficialmente lunedì a metà mattina e rinominato in giunta otto ore dopo dal sindaco, ma nel frattempo passato da Forza Italia a Fratelli d’Italia).

«La situazione - commenta Turba - non riguarda solo Como, ma anche altre realtà come Cantù e Mariano dove ci sono condizioni non chiare. La Lega sta aspettando. Anche alle elezioni provinciali abbiamo visto polemiche all’interno di Forza Italia. Chiaritevi, fatevi un congresso Forza Italia oggi che cos’è? Chi rappresenta?». E spostandosi alla città: «A Como, poi, nessuno ha capito quali fossero le reali richieste per la città legate al polverone che hanno creato. Dei temi concreti cosa pensano? Tanto fumo, ma sul tavolo non sono arrivati temi concreti: che si mettano. Dieci, quindici punti da realizzare».

Turba parla anche delle responsabilità: «È di chi scappa, di chi fa acquisti. Noi non ci muoviamo. I consiglieri e gli assessori sono gli stessi e anche in Regione io penso ai temi concreti, alle paratie, al trasporto pubblico». Sul caso Pettignano, Turba non cerca la diplomazia. «Allucinante» si limita a dire.

«Se guardo da esterno e mi metto nei panni dei cittadini, non posso che descrivere un brutto spettacolo - prosegue - Non è possibile fare polemiche su tutto, si definiscano i temi. Si sta ripetendo quello che è successo in passato, con le polemiche interne e le discussioni infinite: Como non merita questo. Prima l’assessore da ritirare rinominato, adesso il problema delle donne in giunta (la norma del 40% di quote rose non è rispettata, ndr). È un caos che non finisce più. Se è necessario fermarsi dieci giorni senza consigli comunali lo si faccia, non muore nessuno. Ma poi si riparta con dieci, quindici priorità. Oguno dica cosa vuole fare da grande e nella vita». Meno vulcanica Alessandra Locatelli, vicesindaco e deputato lumbard. «Quello che sta succedendo - dice - non dipende da noi. Eravamo 6 consiglieri e 2 assessori e così siamo rimasti. Sembra banale, ma noi non abbiamo mai smesso di lavorare, ma più di così non possiamo fare. Ci auguriamo che la situazione si ridimensioni e che si trovi il modo di dare risposte ai cittadini secondo il mandato elettorale».

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