Ma il 65% dei comaschi non ha votato. Nelle elezioni degli astenuti, spiccano però due storie che sono un inno alla democrazia...

L’astensione Tra i dati significativi di queste elezioni anche il 35,75% di votanti (cinque anni fa era stata del 35,83%)

Il 44% al primo turno e il 35,75% al ballottaggio. Ma un’elezione per il sindaco di Como ha avuto numeri di affluenza così bassi e, diciamocelo, preoccupanti. Anche ieri il turno decisivo che ha incoronato Rapinese primo cittadino ha fatto segnare la percentuale più bassa di sempre (anche se a livello assoluto i votanti sono stati più di 5 anni fa). Un dato, ovviamente, che deve far riflettere. Perché anche se sbaglia chi non sceglie, è pur vero che ormai i sindaci della nostra città vengono scelti come loro rappresentanti da meno di un elettore su cinque.

Vi sono poi quartieri che sembrano aver perso ogni interesse nel partecipare a quello che dovrebbe essere il momento più alto della vita democratica: il voto, appunto. A Ponte Chiasso ha votato meno del 18% degli elettori, tanto per fare un esempio.

In questo panorama, però, due storie meritano di essere raccontate perché dimostrano come ancora ci sia chi crede nel voto. La prima arriva da Rebbio, dove una donna di 102 anni si è presentata nel pomeriggio di domenica per esprimere il suo voto. Quando ha messo lei stessa la scheda nell’urna, l’intero seggio l’ha applaudita. Sarà un caso, ma subito dopo di lei nella cabina elettorale è entrato un ragazzo di 18 anni al primo voto della sua vita.

La seconda storia arriva da Albate, dove un signore originario dell’Afghanistan si è presentato al seggio con i suoi nuovi documenti fiammanti e ha detto, commosso: «È la prima volta che voto in Italia!».

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