Dopo l’accordo fiscale l’allarme delle imprese: «Lavoro in Ticino meno attrattivo»

Confine La doppia tassazione dei nuovi frontalieri potrebbe disincentivare la ricerca del posto in Svizzera. Suter (GastroTicino): «Il calo delle candidature c’è già»

Già da questi primi giorni del 2024 lo schema che a cascata porterà in dote il nuovo accordo fiscale tra Svizzera e Italia quanto alla “caccia” ad un posto di lavoro oltreconfine appare ben chiaro e cioè che la doppia tassazione cui dovranno rispondere i nuovi frontalieri, cioè quelli assunti dopo il 17 luglio, sta depotenziando l’appeal legato a un’occupazione oltreconfine. E questo nonostante la sola sanità svizzera - inclusa quella ticinese - sia alla ricerca di 15 mila nuove figure professionali, meglio se già formate.

Non a caso il portale TvSvizzera.it ha dedicato nelle ultime ore un focus a questo dibattuto e delicato argomento, rimarcando come “il nuovo accordo fiscale sui frontalieri preoccupa il Ticino”.

E questo in virtù dei primi campanelli d’allarme lanciati da due segmenti simbolo dell’economia cantonale come l’industria e in quota ancora maggiore la ristorazione.

«Sicuramente registriamo un calo delle candidature cioè dei lavoratori italiani che varcano il confine per lavorare nella nostra ristorazione. Ma questo non dipende solo dal nuovo accordo fiscale, che sicuramente ha un suo peso specifico, ma anche dal fatto che - come già rimarcato al vostro giornale - molti ristoratori delle zone di confine hanno alzato gli stipendi - fa notare il presidente di GastroTicino, Massimo Suter -. Mettiamola così. In Italia già da qualche tempo avete adottato contromisure per rendere meno attrattivo il posto di lavoro in Ticino. Come? Alzando gli stipendi. Resta il fatto che il nostro è uno dei settori più toccati del tema della mancanza di manodopera. Pertanto non possiamo che tenerci ben stretta la manodopera che abbiamo, soprattutto se qualificata».

Articolata anche l’analisi di Sergio Aureli, esperto di questioni transfrontaliere: «Se lo scopo era quella di limitare l’attività della manodopera frontaliera, l’azione messa in atto dal Governo italiano ha centrato l’obiettivo. Aumentando la tassazione dei lavoratori frontalieri, gli stessi non sono più incentivati a varcare il confine. Il concetto di fondo è che se da un lato la busta paga ticinese e in generale svizzera è decisamente più robusta rispetto a quella italiana e mi sto riferendo allo stipendio netto, dall’altro paragonando i salari lordi, un salario lordo italiano è simile ad un omologo salario svizzero. La differenza è proprio legata alla tassazione. Andando a intervenire su quel tipo di voce, è chiaro che l’interesse per un posto di lavoro oltrefrontiera diminuisce, anche perché entrano in gioco a pieno titolo - di fronte a queste nuove dinamiche - fattori come l’utilizzo dell’auto nonché il traffico. Questo per dire che se aumentano le difficoltà, a questo punto potrebbe valere la pena rimanere su questo lato della frontiera».

I permessi

Eppure i dati sui permessi “G” attivi al 30 settembre dicono che i frontalieri marciano sicuri verso quota 80 mila in Ticino. A questo punto determinanti saranno i prossimi due report, quello del quarto trimestre 2023 (atteso per inizio febbraio) e soprattutto quello del primo trimestre 2024, i cui dati si avranno nei primissimi giorni del mese di maggio.

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